I colori del vecchio saggio

Tratto dal nuovo libro Il Messaggio Cromatico di Pier Pietro Brunelli

Semiotica e psicologia della comunicazione a colori (Ikon editrice 2010)

Un archetipo fondamentale per lo sviluppo e la maturazione della coscienza è quello del Senex: il ‘Vecchio saggio’. Si tratta di un’immagine che mira a evocare la necessità psicologica di sviluppare non soltanto un atteggiamento razionale e consapevole, ma anche una capacità di trascendenza e di intima spiritualità (che non vuol dire necessariamente religiosità, ma apertura verso il non conoscibile e il mistero). Tuttavia il vecchio saggio non è un archetipo ‘pesante’, nel senso di essere cupi, austeri, saturnini, acidi… seconde le qualità peggiori del ‘vecchio’. Esso è invece capace di preservare in sé la giocosità dell’archetipo del Puer, cioè di mantenere un equilibrio tra la presenza dello slancio psicologico e creativo del ‘bambino interiore’ (vedi articolo) e una saggezza che è capace anche di trasgredire le regole, a favore di un modo di essere più ‘magico’, più ‘acrobatico’, eppure assai realistico e ricco di esperienza.

I colori del ‘Vecchio saggio’ – che dunque possiamo anche considerare come “IL VECCHIO CHE GIOCA”  sono ‘magici’, evocano un senso di arcana conoscenza e di fascino fiabesco. Si tratta spesso di tonalità che hanno un carattere innaturale dovuto all’accentuazione di sfumature e/o di ombre. Si pensi a colorazioni cangianti, con effetti madreperlacei, metallizzati, trasparenti. A differenza dei ‘colori bambini’ si tratta di cromatismi complessi che attraverso sfumature ed effetti di luminescenza e ombrosità mirano a evocare atmosfere metafisiche e trascendenti.


Un classico esempio di ‘emozione metafisica e spirituale’ è dato dai cromatismi delle vetrate nelle chiese gotiche. Queste iridescenti vetrate a mosaico hanno influenzato fortemente la mistica e la teoria del colore di Itten, artista e maestro della Bauhaus. I colori della ‘magia’ si manifestano entro forme assai elaborate e caleidoscopiche, che evocano il senso della trasformazione e di una misteriosa e intraducibile ambivalenza. Lo stemperarsi dei colori, il loro compenetrarsi, il loro manifestarsi come aurea e come sensazione dell’etereo evoca il mondo magico del Vecchio saggio (quindi le ‘colorazioni senili’ non sono da intendersi come conservatrici, spente e consuete, all’insegna di una morigerata acromaticità).

Quando il colore è usato con parsimonia e avarizia, quando cioè si attiene a canoni di sobrietà e di contenimento – onde evitare l’appariscente, il vivace, il divertente – allora non possiamo parlare di archetipo del Vecchio saggio, ma piuttosto di ‘vecchio avaro’, umorale, cupo e saturnino. Del resto talvolta una certa acromaticità e un certo contenimento coloristico derivano, talvolta, dalla necessità di evocare un’atmosfera neutra e mimetizzante. Ciò si può realizzare conferendo ad ambienti e a oggetti colorazioni ‘naturalistiche’, minimali e smorzate. Se invece ci si ostina a decolorare il mondo indugiando su grigi e ingrigimenti, su marroni e beige, sui granata e sui verdoni militari, sui blu opachi, allora si rischia proprio di evocare l’idea di un invecchiamento conservatore, statico e anticreativo. Invece il Vecchio saggio è trasformativo, magico, visionario, ed esprime ciò con una cromaticità creativa che in termini di complessità e di sofistificazioni è ben più complessa di quella puerile dell’infanzia, è pur sempre fantastica e per certi aspetti è anche ludica.

Libro_MessaggioCromatico

Il Messaggio Cromatico

Il mondo della fiaba, del mito, della narrazione religiosa è sempre sorretto da immaginazioni cromatiche suggestive che tendono all’incantazione, le quali derivano da una sensibilità cromatica che ha la sua radice nell’archetipo del Vecchio saggio. La cromaticità dell’opera di Chagall, per esempio, ‘favoleggia’ il colore, lo rende leggendario, elevandone il simbolismo a una dimensione spirituale e trascendente.
Molteplici sono le potenzialità cromatiche del Vecchio saggio, vanno dal fiabesco, all’onirico, dal fantasy al mitico, dall’incantazione al soprannaturale. Si tratta di colorazioni, talvolta iridescenti e madreperlacee, evocanti narrazioni di mistero e trascendenza, ovvero surrealismi che piacciono anche ai fanciulli, ma a patto che siano proposte da ‘maghi buoni, saggi e simpatici’.   Il senso metafisico e spirituale dei colori è stato esplorato in modo particolare da R. Steiner (1929), il quale ha rielaborato gli studi di Goethe, in una prospettiva rivolta a comprendere ‘l’essenza del colore’ nei suoi effetti profondi, soggettivi e archetipici, sull’anima umana.

Pier Pietro Brunelli è Psicologo-Psicoterapeuta – Specialista della comunicazione sociale e dottore in DAMS.
Ha scritto questo libro suddivendolo in due parti – la prima è   una riflessione sul colore in termini semiotici e comunicativi – la seconda investiga il colore in relazione agli archetipi dell’ inconscio – vedi presentazione  http://www.aiap.it/