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Introduzione alle tecniche immaginative per la creatività e la psicoterapia
a cura di Pier Pietro Brunelli
Psicologo – Psicoterapeuta – Dottore in DAMS – Specialista della Comunicazione Sociale

Vedi breve Power Point: IMMAGINATIVE DESIGN IMD

Albert Einstein was once quoted as saying “Imagination is more important than knowledge. For knowledge is limited to all we now know and understand, while imagination embraces the entire world, and all there ever will be to know and understand”.

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Che cos’è l’Immaginazione Attiva

L’immaginazione è un ponte trasformativo che veicola il CONCETTO (astrazione) in IDEA (visione). I Creativi hanno quindi bisogno di ‘immaginazione’, soprattutto nella fase ideativa pre-progettuale.
Ma anche la creatività psicoterapeutica consiste spesso nel pro-gettare un ponte immaginale tra CONSCIO e INCONSCIO, che favorisca il comprendere le relazioni tra sogno e realtà, tra mondo interiore e relazionale, al fine di riarmonizzare e riequilibrare e consentire di fare esperienza di Sé, di “Fare Anima” (J. Hillman). In ciò consiste in sintesi l’Immaginazione Attiva.

Questo video esprime la poetica immaginativa di Albedo, il blog della nuova Alba… prova.

httpv://www.youtube.com/watch?v=L2BWYrbA2iI

Il “Teatro interiore”

Libro_TeatroInterioreIl “Teatro Interiore” abbraccia una grande area di fenomeni e di ricerche artistiche, formative, psicoterapeutiche, esistenziali: Parateatro, Antropologia Teatrale, Psicodramma, Immaginazione Attiva… Principale ispirazione del libro nasce da un’analisi della straordinaria ricerca di Jerzy Grotowski – ‘Padre’ rigeneratore, della concenzione e della pratica teatrale novecentesca. La riflessione si sviluppa nel senso di una psicologia archetipica che coniuga la corporeità alla psiche, secondo il pensierio di Carl Gustav Jung – ‘Padre’ rigeneratore di un’interpretazione spirituale della psiche umana. Questa raccolta di saggi di ‘Psiche-Teatro’ viene pubblicata contestualmente all’opera La Sacra Canoa. Rena Mirecka, (a cura di Pier Pietro Brunelli e Luisa Tinti – Roma, Bulzoni, 2011). Rena Mirecka, prima attrice del Teatr Laboratorium fondato da Jerzy Grotowski, è la ‘Madre’ della ricerca parateatrale per l’investigazione della coniunctio tra Anima e Corpo.
Disponibile subito: Hardcover o Download – Dettagli e visita pagine: http://www.lulu.com/

Dice Hillman:

L’immaginazione, il metodo introspettivo di Jung, non è dunque rivolta a nessuno di questi scopi: disciplina spirituale, creatività artistica, trascendenza dal mondano, visione o unione mistica, miglioramento personale, effetto magico. Ma allora perché? Qual è il suo fine? […] l’immaginazione attiva, così vicina all’arte per il modo di procedere, si distacca da essa per quanto riguarda lo scopo […]. E ciò non soltanto perché l’immaginazione attiva non si propone quale risultato un prodotto materiale, ma soprattutto perché la sua intenzione è il Conosci te stesso […] Non c’è nessun altro fine che l’opera medesima del fare anima, e l’anima è senza fine
[Hillman, 1983b: 103-104]

Contenuti dell’articolo

Questo articolo (tratto da una mia più vasta ricerca in corso di stampa) vuole introdurre alla pratica dell’Immaginazione Attiva.

TEORIE – Offre documenti e riflessioni riferiti alla psicoterapia di Carl Gustave Jung, alla psicologia archetipica di James Hillman e alla Cultura Attiva secondo Jerzy Grotowski fondatore del Teatr Laboratorium.

ESERCIZI GUIDATI E AUTOGESTITI – Elabora riflessioni nate dalla pratica dell’Immaginazione Attiva nell’ambito dell’Associazione Culturale Albedo diretta d Pier Pietro Brunelli. Vengono evidenziate le potenzialità creative, armonizzatrici e terapeutiche dell’Immaginazione Attiva. Saranno riportate esperienze e consigliati esercizi e materiali per un’introduzione alla pratica autogestita dell’Immaginazione attiva.

TESTIMONIANZE E PROPOSTE DI ESPERIENZE IMMAGINALI – Nel corso di integrazioni all’articolo e con gli interventi di commento dei partecipanti potranno essere proposte le proprie esperienze immaginative creative, conoscitiuve e terapeutiche. A volte immaginiamo cose incredibili, ma non è di questo che dobbiamo discutere qui, infatti non si tratta di un confessionale delle proprie immaginazioni più o meno strane… qui possaimo invece cercare di ‘attivare immaginazioni’ attraverso un ‘immagine interna inventata, un ricordo, una frase, un suono, un odore… ad esempio: “immaginare campi di grano mossi dal vento…” e poi partire da questo per passare ad altre immagini, come ad esempio ad uccelli che volano…” e così via. Non è detto che le immagini debbano essere solo legiadre, in certi casi potrebbero essere orribili, a volte oscene o tragiche o comiche… Quello che è importante è testimoniare e proporre idee, concetti, immagini, situazioni, visioni, esperienze che rivitalizzano l’immaginazione, la liberano dalle immagini preconfezionate dello spettacolo e della quotidianità… è importante partecipare con spontaneità, ma anche con pathos e responsabilità per far ATTIVARE L’IMMAGINAZIONE, come esperienza creativa, conoscitiva e riparatrice, quindi con proprietà guaritrici.

REGOLE: allora c’è una prima regola: La regola della bellezza! Cioè, le immagini di qualunque tipo, devono essere poetiche, ispirative, aperte alla fantasia, allo spirito, all’emozione… La seconda regola è che le immagini non devono voler offendere nessuno.

FORME ESPRESSIVE: Per esprimere queste testimonianze e provocazioni di immagini interne di varia natura si possono usare parole, immagini prodotte da sé, o prese dalla rete, o piccoli video, o file audio, link. I commenti prevedono solo testimonianze scritte, ma inviando altro materiale ad Albedo (vedi home page) si potrà pubblicarlo, o comunque si realizzerà un documento unico digitale da condividere tra tutti i partecipanti (le modalità verranno specificate strada facendo).

UN ESEMPIO PER PARTECIPARE COME SUGGERITORI E SPERIMENTATORI DI IMMAGINAZIONI ATTIVE: Un primo esempio? Ecco guardate questo file video, magari prima di dormire o in altro momento, consideratelo un driver ispiratore di una vostra immaginazione simile. Potetete immaginare questo volo sul mondo e intorno dentro esso in una vostra immaginazione prima di dormire o per rilassarvi (naturalmente MAI in attività ove è necessaria la vigilanza come nella guida di autoveicoli o avete responsabilità verso persone che necessitino della vostra immediata attenzione.

Ecco il file e BUONA IMMAGINAZIONE :

performance video clip.
musiche: Pierangelo Pandiscia, Gino Ape – sceneggiatura e immagini di Pier Pietro Brunelli, Roberto Rossini, Pierangelo Pandiscia

 httpv://www.youtube.com/watch?v=doBXklC9PoY

Osservate e poi ad occhi chiusi, quando volete, in relax rifate un simile viaggio, con spontaneità, lasciando che l’immaginazione vada da sola, voi solo la orientate come su un’aliante, la vostra vela, il vostro fiume che scorre e voi con la vostra canoa ch sale da un’arcobaleno di luci nel cielo e poi va dove va…
Ma qui vi offro un video di un’Immaginazione attiva di supremo livello, è realizzata da Carl G. Jung in persona, è la sua voce, è lui che parla con la sua Anima:

httpv://www.youtube.com/watch?v=pt_-LHKff_g

Vi prego di voler comprendere che queste pratiche comportano una grande sensibilità e diversi livelli di approfondimento.

Vi invito a partecipare nei commenti con vostre testimonianze e proponimenti di Immaginazioni Attive (per motivi di correttezza della ricerca gli interventi prima di essere pubblicati saranno supervisionati da Albedo Associazione Culturale per l’Immaginazione Attiva).

Possibili impieghi creativi e terapeutici dell’Immaginazione Attiva

La moderna neurofisiologia ha dimostrato che le aree neurologiche coinvolte nell’immaginazione di azioni sono assai simili a quelle coinvolte nelle azioni stesse. Pertanto tecniche immaginative possono essere coadiuvanti ed anche risolutive per diversi ambiti formativi, creativi e psicoterapeutici.

  • Tecniche di Immaginazione Attiva guidata e autogestita possono essere progettate ed impiegate in funzione di obiettivi e problemi specifici:
  • Disturbi d’ansia, attacchi di panico e fobie
  • Depressioni reattive ed endogene
  • Disurbi bipolari
  • Pratiche di autoconsapevolezza corporea ed emotiva
  • Preparazione al parto
  • Preparazione a performance sportive e artistiche
  • Ansia da situazioni, come esami, parlare in pubblico, ruoli professionali.
  • Problem solving in campo creativo e progettuale (IMD)
  • Pratiche di detraumatizzazione psichica
  • Pratiche per superare l’insonnia e i disturbi del sonno
  • Pratiche per i disturbi psicologici dell’alimentazione
  • Pratiche per smettere di fumare
  • Pratiche di cura delle dipendenze
  • Pratiche di riarmonizzazione della sfera psicosessuale
  • Pratiche nell’ambito della Psicoterapia analitica

L’Immaginazione Attiva può essere considerata come il processo essenziale delle Artiterapie, ma ha una sua specificità in quanto fa dell’esperienza immaginativa un veicolo di armonizzazione e di ampliamento delle risorse psichiche per affrontare molte problematiche psicologiche ed esistenziali, che quindi riguardano anche una migliore possibilità di confronto con le difficoltà imposte dalla realtà quotidiana e sociale.
L’Immaginazione attiva è anche la tecnica interna di ogni processo creativo e quindi delle Arti; tuttavia il suo fine non è specificamenrte l’opera d’Arte, ma il suo stesso proceso di attivazione delle immagini psichiche volte a stabilire un dialogo tra conscio e inconscio. Le Arti quindi possono aiutare molto a stimolare e a sviluppare l’Immaginazione Attiva, e questa può aiutare a ispirare e a sviluppare le Arti.
Questo articolo dunque invita a riflettere e a partecipare su tutte le pratiche immaginative che aiutano a stare bene e a sviluppare conoscenza, sensibilità, creatività per un dialogo collaborativo nel mondo interiore (tra conscio e inconscio), ma anche nelle relazioni interpersonali e nella partecipazione sociale.
Infatti più abbiamo cura di esplorare e comprendere il mondo interiore e più acquisiamo consapevolezza del nostro essere nel mondo e di come paertecipare positivamente facendo del nostro meglio. L’Immaginazione è una grande Via personale…

Introduzione teorica

IMMAGIN/AZIONI Creative e terapeutiche
(L’Articolo è tratto da ricerche e pubblicazioni di Pier Pietro Brunelli e qui è in Working in Progress)

In questo video estratto dal seminario internazionale del Dr. Murray Stein e del Dr Paule Brutsche dell’Istituto junghiano di Zurigo, vi è una spiegazione molto ortodossa dell’Immaginazione attiva junghiana, ma anche una interessante riflessione su Gesù il quale si sarebbe normalmente servito di questa tecnica ispirativa di connessione con la dimenasione spirituale del profondo.

httpv://www.youtube.com/watch?v=Qx_xuwNKkS0

(Se vi risulta pesante non leggete questa parte di approfondimento, in effetti non ha un taglio divulgativo, ed è di carattere essenzialmente psicologico e archetipico – è però necessaria per dare solidità scientifica e culturale a questa proposta partecipativa – Per eventuali dubbi e perplessità potete scrivere commenti ed entro una tempistica accettabile riceverete rispostee indicazioni).

Prima di parlare dell’Immaginazione Attiva e di come nel Parateatro la si possa esperire in modo particolare, dobbiamo inquadrare l’argomento in termini epistemologici, dobbiamo cioè soffermarci sull’essenza della psicoterapia, e della psiche/Anima in quanto ‘realtà psichiche’ che si sostanzia essenzialmente in immagini. La psiche è un mondo immaginale vivo che appare nei sogni, nelle fantasie, nel pensiero visivo. Parole e suoni nella nostra mente si accompagnano sempre al fugace e misterioso intrecciarsi di immagini e di visioni interne, delle quali non sempre siamo coscienti. Anche il mondo esterno è interiorizzato in noi come una moltitudine di immagini, ma le immagini interne possono riguardare anche mondi, oggetti, esperienze che sono soltanto immaginabili. L’immaginazione è quindi il più potente veicolo di esperienza psichica e tante turbolenze e squilibri della mente sono dovute essenzialmente ad immaginazioni distorte. Anche quando la realtà esterna è effettivamente problematica è importante immaginare soluzioni e modalità di confronto per agire nel modo migliore.

Oggi, l’immaginazione è particolarmente colonizzata da media dei consumi e dello spettacolo, così che non si ha quasi più il tempo e lo spazio affinché l’immaginazione possa svilupparsi in modo libero e autonomo. Sembra quasi che si è costretti ad immaginare in un certo modo, come se i nostri cervelli dovessero sognare secondo le istruzioni imposte da un sistema di controllo e di produzione che ci oserva e ci condiziona tipo Grande Fratello… solo che il televisore, internet, la moda e altri programmi immaginativi sono inseriti nei cervelli e programmati per un certo funzionamento…

In ogni caso, da sempre, liberare l’Immaginazione è una grande possibilità per fare esperienza autonoma e soggettiva della realtà interna ed esterna, per espandere la coscienza e accedere a risorse inconsce, affinché queste non debbano essere costrette ad esprimersio con sintomatologie più o meno espliciti o anche con ‘fantasie malate’.

Dunque iniziamo l’argomento parlando di Psicoterapia e di “fare Anima” come ambiti ove l’Immaginazione Attiva ha una sua origine ed un suo processo specifico.
Da ciò sposteremo il discorso sull’espressione corporea e il Paratetaro e quindi alle Arti. Un lavoro riflessivo e di ricerca di grande impegno al quale vi invito a partecipare.

Fare anima e Immaginazione Attiva

James Hillman – uno dei più autorevoli, tra gli studiosi che hanno proposto una evoluzione del pensiero junghiano – insiste nel significato etimologico della parola ‘psicoterapia’ che è “servire l’anima”, ecco che questo servire vuol dire riconoscere ed anche celebrare le forze che abitano l’anima/psiche. Per Hillman queste forze sono entità autonome che nelle culture d’origine venivano “personizzate” attraverso rappresentazioni politeistiche. Gli argomenti hillmaniani sono di eccezionale portata e complessità, qui possiamo solo dire che secondo la “psicologia archetipica” , gli archetipi sono considerati come entità immaginali a cui si possono far corrispondere personizzazioni mitologiche che governano tutti i campi della vita umana, e che sovrastano la volontà e la dimensione dell’ “Io eroico”. Queste “personizzazioni” sono impregnate della cultura originaria a cui si appartiene e in cui si vive. Nel mondo occidentale le figure che metaforicamente riescono meglio a rappresentare le ‘personizzazioni’ che influenzano il pensiero e il comportamento degli esseri umani sarebbero gli dei della Grecia. Gli dei abitanti nell’anima tendono a dominare l”Io’, e soprattutto a soggiogarlo qualora l’Io si manifesti come ‘Io eroico’, cioè come l’eroe del mito che vuole gareggiare con le divinità fino a ribellarsi ad esse. Quando l’Io eroico’ non riesce a riconoscere l’irriducibilità dell’anima, e quindi non può o non vuole servire l’anima e gli dei che la abitano, ecco che è destinato a soccombere, manifestando sintomatologie e quadri patologici. Il concetto di ‘psicoterapia’ che in qualche modo sembra essere implicabile nel Parateatro è quello espresso nel ‘motto’ hillmaniano di “fare anima”, con il quale viene proposta una visione non monoteistica della personalità umana, orientata ad un divenire poliedrico. L’idea di “fare anima” non presuppone una psiche staticamente individuabile (in tal senso si differenzia dall’idea di un processo di individuazione rivolto al raggiungimento di un centro – il Sé – vedi Carotenuto, 1991: 269-271) ma un ‘farsi della psiche’ secondo una molteplicità di avventure e di processi “immaginali” (come nel mito di Psiche di Apuleio. Vedi, Neumann, 1952). A. Carotenuto citando Hillman così riassume il senso del “fare anima”: E’ importante notare il rilievo di Hillman attribuito alla necessità di “fare anima”: la finalità della vita consiste nel fare di essa psiche” (Hillman, 1975: 14). Egli intende questo “fare” come fine a se stesso, così come i greci lo intendevano chiamandolo poíesis. Il fare anima è un agire teso alla differenziazione di quella zona intermedia che è appunto il mondo immaginale, un termine che Hillman mutua da Corbin nella sua accezione di regno delle immagini come “presenze personali”. E’ quindi un’attività poetica, un’attività che per definizione coglie l’immagine, le dà una forma.

Immaginazione,

Arte,

Patologizzazione e guarigione

 

Un tempo alla poesia, come sappiamo, era conosciuta una medesima finalità catartica. Oggi questa sua funzione è andata scomparendo, essa “può mettere a nudo, ma raramente guarisce. Come i terapeuti hanno ignorato il loro impegno nella poíesis , così i poeti hanno dimenticato la loro funzione terapeutica. Nel nostro secolo non ci volgiamo alle arti per guarire. Abbiamo una nuova arte cui si richiede questa funzione: la psicoterapia” (Hillman, 1983a: II-III) [idem, 268]. Quindi, per Hillman “fare anima” vuol dire agire e vivere in modo che le correnti psichiche patologizzabili piuttosto che logicizzabili, vengano riconosciute, esperite, ritualizzate a partire dalla propria soggettività e accettandone la relatività. Dunque, si ‘fa anima’ quando si esplora il proprio “mondo interno” e si scopre che questo non è solo il proprio, esso, come ha detto Jung è abitato da un “piccolo popolo”.

Questa esplorazione può servirsi di molteplici “veicoli”, dalle discipline spirituali alle diverse tecniche psicoterapeutiche, dalle arti alla poesia, dal viaggio avventuroso alle discipline psicocorporee provenienti da altre culture. Tuttavia, Hillman raccomanda di non lasciarsi rinchiudere entro una “posizione autoritaria, sia pure garbata e raffinata”, dove le possibilità immaginative rischiano di restare imprigionate in una ideologia, o nella rigidità di un quadro disciplinare. L’anima vuole essere libera di seguire le sue vie, ed ogni rigidità dell’Io deve poter essere depotenziata, apprendendo come assecondare ‘immaginalmente’ ed anche ‘creativamente’ le forze che lo possiedono e lo ispirano (sull’importanza dell’attività immaginale come lavoro ‘umanizzante’ e quindi come lavoro centrale dello psicodramma si veda un interessante saggio di C.M. Menegazzo, 1996). Hillman, nella sua opera di Re-visione della psicologia, fa espliciti riferimenti all’arte e all’ “attuazione” dell’anima attraverso la corporeità teatrale e il rituale. Potremmo dire che le attività del Parateatro si servono di “tecniche del corpo” al fine di “fare anima”. In generale, possiamo dunque affermare che la via creativa alla conoscenza di se stesso e alla cura di sé del Parateatro, sembra avere diverse similitudini concettuali con il “fare anima” hillmaniano, ma anche con l'”immaginazione attiva” junghiana. Del resto Hillman ha concepito la sua idea del “fare anima” sulla base dei fondamenti junghiani dell’ “immaginazione attiva” (vedi seconda parte). Ai fin della nostra indagine è particolarmente significativo quanto afferma Hillman sull’immaginazione attiva poiché si possono riscontrare in essa alcune affinità con lo ‘spirito creativo’ del Parateatro.

Dice Hillman:

“L’immaginazione, il metodo introspettivo di Jung, non è dunque rivolta a nessuno di questi scopi: disciplina spirituale, creatività artistica, trascendenza dal mondano, visione o unione mistica, miglioramento personale, effetto magico. Ma allora perché? Qual è il suo fine? […] l’immaginazione attiva, così vicina all’arte per il modo di procedere, si distacca da essa per quanto riguarda lo scopo […]. E ciò non soltanto perché l’immaginazione attiva non si propone quale risultato un prodotto materiale, ma soprattutto perché la sua intenzione è il Conosci te stesso […] Non c’è nessun altro fine che l’opera medesima del far anima, e l’anima è senza fine.”
[Hillman, 1983b: 103-104]

Come fa notare A. Rovati, Hillman considera l’immaginazione attiva come una possibilità di attivare le immagini interne, e quindi di consentire alla psiche/anima di sviluppare attraverso di esse la ‘sua vita’, piuttosto che nel tentativo di analizzarle e interpretarle. In tal senso A. Rovati riporta alcune citazioni tratte da Hillman, tra le quali la seguente: Un sogno è, alla stessa stregua di un mistero, efficace finché rimane vivo.

I culti terapeutici di Esculapio si basavano sul fatto di sognare, non sull’interpretazione del sogno. Questo implica a mio avviso, che i sogni possono essere uccisi da coloro che li interpretano […] L’interpretazione nasce quando abbiamo perso contatto con le immagini, quando la loro realtà è a tal punto secondaria da dover essere recuperata tramite traduzioni concettuali. Cerchiamo allora di rimpiazzare la sua intelligeneza con la nostra, invece di parlare alla sua intelligenza con la nostra [Hillman 1979: 17; citato da Rosati, 1992:553]. Questa concezione hillmaniana sulla intraducibilità dell’immaginale e sulla sua vitalità ai fini del “fare anima” viene ripresa da M. Vigliano nel formulare le seguenti considerazioni per quanto attiene lo psicodramma: […] schematicamente, lo psicodramma orienta verso l’Io, mentre la direzione verso la quale volge l’immaginale si pone come antagonista di questo orientamento, come appartenente ad una “regione” diversa. L’ immaginale quindi, può – su questa linea – essere inteso come un modo di vedere relativamente estraneo all’ottica terapeutica classica […]. Se lo spirito si esprime in forma poetica e l’uomo l’intende in modo letterale, occorre in primo luogo e pur entro certi limiti, evitare una descrizione dell’immaginale in termini che lo traducano (e lo travisino) solo in concetti. Le definizioni pertanto, possono essere formulate essenzialmente in negativo o in termini talvolta necessariamente vaghi e deletterizzabili. L’immaginale non coincide con l’Io, non è portatore di “idee chiare e distinte”, la sua appartenenza è relativa agli spazi della fantasia [Vigliano, 995: 63-64]. Secondo A. Rovati, Hillman non riesce ad essere sufficientemente indicativo per quanto concerne tecniche ed esperienze in grado di attuare l’immaginazione attiva nel senso non interpretativo, ma radicalmente immaginale, come da lui proposto (vedi Rosati, ibidem). A questo punto possiamo dire che il Parateatro ci sembra essere un campo di esperienza adeguato al discorso hillmaniano del “fare anima”, anche perché le ‘immagini’ non si interpretano concettualmente, ma semmai attorialmente (se consideriamo la duplicità di senso della parola ‘interpretazione’ riferibile al senso, ma anche all’Arte dell’attore) e ciò comporta l’espressione di nuove immagini, l’aprirsi del “simbolo” verso il non-noto, o in termini propriamente junghiani lo sviluppo della “funzione trascendente”, come dialogo paritetico tra l”intelligenza’ conscia e quella inconscia. Dunque, riassumendo, il procedimento catartico del Parateatro avviene nel modo seguente: una passione, ovvero un complesso che suscita emozioni, può diventare il materiale individuale che si esprime con una forma creativa nel gruppo. Questo materiale diviene collettivo quando la forma creativa riesce ad evocare ‘spontaneamente’, e con l’aiuto del conduttore, una significazione mitica, che in quanto tale contiene elementi narrativi che collocano la passione individuale in una prospettiva di senso più ampia. Ma una ritualizzazione effettiva e non solo spettacolare delle passioni avviene quando vi è un atto di fede e di sincerità, in questo senso le azioni possono esprimere un ‘transfert verticale’. Ciò è possibile quando la passione non è recitata, quando il gruppo percepisce empaticamente che una certa azione creativa consiste in un atto spontaneo autentico.

Immaginazione Attiva e pratiche Parateatrali

Immaginazione Attiva – Libellula/Albedo

Come abbiamo esposto in III.1; ciò avviene quando la ‘maschera della persona’ cede nella sua rigidità ed in tal senso consente il manifestarsi dell’espressione spontanea di aspetti profondi della personalità. In questo atto espressivo ‘liberato’, che Grotowski vede come un dono artistico di sé, vi è qualcosa che ricorda un atto sacrificio: qualcosa del proprio Io, della propria maschera, è stato sacrificato ed offerto in forma artistica alla collettività.

Questa offerta ‘creativa e spirituale’ che si attua nel Parateatro, può essere intesa come il frutto di un modo particolare di praticare l’ “immaginazione attiva” di Jung, o il “fare anima” di Hillman (vedi Brunelli, 1998b) cioè di una possibilità ‘non classica’ di psicoterapia, che è in primo luogo rivolta a ‘servire l’anima’ e a fare in modo che le ‘creature immaginali’ che la abitano possano essere celebrate ed espresse. Queste conclusioni, devono però far comprendere, che il Parateatro, così come il “fare anima” hanno un loro limite per quanto concerne le loro reali possibilità di applicazione psicoterapeutica. In altri termini si deve osservare che la disciplina richiesta al partecipante del Parateatro comporta: capacità di controllo emotivo, compatibilità al confronto nel gruppo, disponibilità espressiva; queste qualità, per ‘cause attuali’ o per problemi di personalità, non sono sempre presenti in tutti i soggetti, e ciò a prescindere da problemi psicologici più o meno seri.

Immaginazione attiva Libellula/Albedo – Ruota di Medicina

D’altra parte tutte le terapie di gruppo e così anche le terapie di tipo espressivo, presentano limiti e controindicazioni, incluso lo psicodramma. Ma il Parateatro non essendo mirato ad una rielaborazione interpretativa deve considerarsi come un campo esperienziale piuttosto distante da una dimensione propriamente psicoterapeutica.

Di conseguenza il Parateatro (così come d’altronde il “fare anima”) ci appare soprattutto come un’attività per la ‘cura del Sé’ (si veda l’appendice della tesi), le cui premesse e la cui pratica non comprendono chiari obiettivi psicodiagnostici e psicoterapeutici, obiettivi che sono invece determinanti per lo psicodramma junghiano. Ciononostante, l’esperienza parateatrale per il suo carattere di ricerca e di sperimentazione può rivelarsi di notevole importanza formativa soprattutto per chi si occupa di condurre e di studiare le dinamiche psicoterapeutiche gruppali e, nella fattispecie per lo psicodrammatista junghiano. L’esperienza parateatrale potrebbe consentire di acquisire significative conoscenze e abilità, rielaborabili e applicabili nel setting psicodrammatico, nonché di sviluppare un approccio allo psicodramma orientato ad una maggiore cura degli aspetti psicocorporei, che nel Parateatro vengono armonizzati sulla base delle esperienze e delle tecniche dell’ antropologia teatrale .

Vedi Immaginazione Attiva sulla Ruota di Medicina

Ruota di Medicina