Francis Bacon

I vampiri amorosi possono essere di sesso maschile o femminile, sebbene vi siano teorie più o meno misogine o più o meno misandriche che tendono  a rivendicare  ‘la caccia al vampiro’  più tra gli uomini che tra le donne, o viceversa.  Nella mia pratica clinica ho avuto modo di constatare che le donne sono più disponibili ad ammettere di essere state vampirizzate, mentre gli uomini tendono, per orgoglio, a celare quanto loro è accaduto. Devo però aggiungere che tra le donne vi è una maggior tendenza al vittimismo, e quindi a considerarsi vampirizzate, anche quando si tratta di sofferenze dovute ad incompatibilità di carattere o ad equivoci della vita sentimentale.
A questo punto vorrei chiarire con decisione quanto peraltro ben sanno colore gli psicoterapeuti di orientamento junghiano, e cioè che le metafore tratte dai miti e dalle fiabe non devono mai intendersi in modo rigidamente concretista, ovvero in riferimento al genere sessuale. Una figura mitica femminile può rappresentare  il femminile nell’uomo – che Jung chiamava Anima;  così 10173741_10203574252979454_1736264221_ncome una figura mitica maschile può rappresentare il maschile nella donna – che Jung chiamava Animus[1].
Detto ciò, qui di seguito qui di seguito riportiamo un’antica leggenda riferita ad una ‘vampira amorosa’ con l’intento di offrire uno sguardo mitologico  sulla vampirizzazione amorosa che riguarda il femminile come il maschile.
La ricerca di rimedi e pratiche per curare persone colpite da vampirizzazione amorosa  è una questione cruciale in molte leggende e fiabe sui vampiri che servivano per consentire un’elaborazione terapeutica di situazioni e vissuti negativi e traumatici.  Ciò ha quindi una particolare analogia con la cura di persone cadute vittima  di ‘sortilegi amorosi maligni’, dovuti a manipolazioni seduttive e vampirizzanti.
Un’antica leggenda su una ‘vampira amorosa’

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Una delle più antiche figure di vampiro amoroso femminile di cui siamo a conoscenza, viene narrata da Filostrato in Vita di Apollonio da Tiana. [2] Quindi ricordiamo ancora che la figura femminile vampiresca che compare nella seguente citazione, non è da intendersi nel senso del genere sessuale, ma nel senso di una formazione psicoide ‘vampireggiante’, che può essere presente nella donna come nell’uomo. Ecco la storia:

Tra i discepoli di Demetrio di Corinto v’era Menippo di Licia, giovine di venticinque anni, eletto di spirito e bellissimo di forme, simile ad un atleta per bellezza e portamento. Si credeva che Menippo fosse amato da una donna straniera, e questa donna era detta bellissima e stravagante, oltre che molto ricca: ma non era nessuna di queste cose, se non pura apparenza.

Un giorno che Menippo camminava da solo lungo la strada che reca a Chencrae, un fantasma di aspetto femminile gli era apparso, gli aveva stretto la mano e gli aveva detto di amarlo da molto tempo. Aveva aggiunto di essere fenicia e di vivere in un sobborgo di Corinto. Dicendogli il nome del sobborgo, aveva aggiunto:”Vieni a trovarmi questo pomeriggio e mi ascolterai cantare. Ti offrirò da bere un vino quale non hai mai gustato. Non avrai rivali sulla tua strada, e vivremo insieme felici: io che sono bella e tu che lo sei quanto me”.  Il giovane si lasciò  lusingare da queste parole, perché,  pur avendo abbracciato la filosofia, pur tuttavia era dominato da Eros.

Andò quel pomeriggio alla casa indicata, e per molto tempo frequentò la donna come amante, senza mai dubitare che non donna fosse, ma uno spirito  immondo. Un giorno Apollonio prese a scrutare  Menippo misurandolo con lo sguardo come fa uno scultore,  e dopo averlo studiato a lungo,  gli disse: “Sai tu, che sei bello e desiderato dalle donne più  belle, che abbracci una serpe,  ed è una serpe che ti abbraccia?”.

Menippo rimase attonito, e Apollonio seguitò: ”Tu hai una donna che non è tua moglie: ma pensi forse che lei ti ami?”. “ Certamente!” rispose il giovine “lei si comporta con  me come fa una donna che ama”

“Intendi sposarla?”

“Si: è fonte di gioia sposare una donna che ama”.

Apollonio replicò:” Quando celebrerai  le nozze?”:

“Presto” ripose il giovane “forse domani stesso”.

Apollonio attese il giorno della festa nuziale e quando i convitati  furono giunti,  entrò anch’ egli nella sala.

“Dov ‘ è la bella per la quale siamo venuti?”

“ Qui” disse Menippo alzandosi e arrossendo in volto .

“E di chi sono l’ oro e l’ argento e tutti gli ornamenti della sala?”

“ Di mia moglie” rispose il giovane “ io non possiedo che questo” e mostrò il suo mantello.

Apollonio, rivolgendosi allora  a tutti, chiese: “ Conoscete il giardino di Tantalo, che ad un tempo esiste e non esiste?”.

“Si “ risposero gli ospiti “ lo abbiamo letto in Omero, perché non siamo mai scesi nell’ Ade”,

“ Lasciatemi dire, allora “proseguì Apollonio “che queste decorazioni sono simili ad esso: sono soltanto l’ apparenza  insostanziale di una sostanza.  Perché possiate comprendere meglio, sappiate che la seducente fidanzata è un Vampiro, una di quella Empuse che il popolo chiama Lamie o Mormolyce.  Anche i Vampiri sono attratti dal sesso: ma ancora più amano il sangue e la carne umana, e usano il sesso per intrappolare coloro che vogliono divorare. La donna allora grido: “Taci e vattene via!”  E si mostrò indignata per quelle insinuazioni, scagliandosi contro il filosofo e chiamandolo insensato . Ma, all’ improvviso, le coppe che sembravano d’ oro e i vasi che sembravano d’ argento svanirono tutti;  scomparvero anche, dopo il discorso di Apollonio, tutti i coppieri, i cuochi e i servi.

Allora lo spirito immondo finse di piangere supplicando di far cessare i tormenti che l’ avrebbero costretto a rivelare la sua vera natura. Ma Apollonio insisté  finché quello non confesso di essere un Vampiro che aveva invischiato  Menippo  coi piaceri del sesso per poterne poi divorare il corpo. Infatti, per nutrirsi, lei sceglieva sempre i giovani belli e forti, perché hanno il sangue assai fresco.

Max Ernst

Max Ernst

Questa antica leggenda ci dice dunque di quanto sia radicata nella psiche umana –  e quindi di quanto sia archetipica – la figura del ‘vampiro amoroso’; inoltre ci fa comprendere che il ‘vampirizzato/a’ non è solo una vittima passiva, ma anche un’inconscia vittima di se stesso, che proietta una sua fantasia amorosa malata e immatura su un vampiro/a amoroso. Questa proiezione è possibile solo se in qualche modo il fantasma del vampiro/a amoroso è già presente nell’inconscio della ‘vittima’. In buona sostanza vi è come un incantesimo fantasmatico, segreto e maligno, che induce a lasciarsi vampirizzare da un vampiro amoroso.  Abbiamo osservato più volte di come tale sortilegio amoroso malefico debba considerarsi opera di una collusione tra il ‘vampiro interiore’ del partner vampirizzato e quello del partner vampirizzante. Apollonio riesce a far aprire gli occhi al ‘vampirizzato’ affinché possa ritirare la proiezione – quindi confrontarsi con il suo vampiro interiore e sottrarsi da un partner che appare come l’incarnazione di un vampiro amoroso. Uno psicoterapeuta immaginale deve dunque riuscire – attraverso un dialogo immaginale, ma anche aperto e solidale ai bisogni espressivi e di ascolto del paziente – a  sviluppare l’impresa ‘vampiricida’ di Apollonio, volta a detraumatizzare e a liberare il cuore e l’anima, la mente e il corpo,  dei vampirizzati nell’amore.

 Il vampirismo: malattia della specie umana

In questo capitolo ci soffermiamo a considerar e alcune specificità e differenze  tra la vampirizzazione maschile e quella femminile. Quella maschile appare diversa da quella femminile in senso psicologico e culturale, sebbene poi ‘junghianamente’ dovremmo sempre ricordarci di considerare il maschile e il femminile dal punto di vista degli archetipi e dell’inconscio, che vanno oltre la nozione di genere sessuale intesa biologicamente. Intendo dire che certe figure immaginarli e certe considerazioni che ne derivano possono riguardare l’Anima femminile dell’Uomo e l’Animus maschile della donna.

394453_4508893682960_1948560977_nPer cui i fenomeni di vampirizzazione osservati ne ‘mondo interiore’ e in senso archetipico, possono rivelarci che il ‘vampiro amoroso’ che affligge una donna è un’espressione di aspetti femminili negativi nell’uomo, di converso quello che affligge un uomo è un’espressioni di aspetti negativi maschili in una donna. Nel corso della mia attività clinica, ho potuto osservare che, mentre la vampirizzazione femminile tende a possedere l’anima dell’uomo, per poi poterlo sfruttare e dominare prevalentemente nella sostanza (relazione di comodo o di sfruttamento), la vampirizzazione maschile sembra voler ‘violentare’ l’animo femminile per poterlo poi devastare spiritualmente (per un delirante bisogno di potenza fallico narcisista).

La vampirizzazione al maschile ha una sua morbosa, ma anche grossolana specificità, in quanto, a differenza di quella femminile,  viene considerata nell’immaginario quasi come una sorta di prodezza, mentre quella femminile viene demonizzata nell’immagine della strega o della ‘donna perduta’ o ‘poco di buono’. Ci troviamo ancora in un mondo affine a quello del grezzo dongiovannismo, dei seduttori seriali, di quelli che attraverso il potere e i  soldi, ma anche attraverso mezzucci più modesti come le chat e le comparsate modaiole nei locali di grido, cercano di portarsi a letto quante più donne possibile. Questi uomini ‘donnaioli’ possono recare delusioni amorose più o meno  spiacevoli,  ma non necessariamente un vero e proprio ‘trauma da Narcisismo’, giacché la vampirizzazione consiste in un gioco di manipolatorio corteggiamento che le donne intuiscono, e al quale possono anche decidere di accettare acconsentendo ad un rapporto sessuale, senza che ciò poi si sviluppi in una relazione affettiva, così’ come il ‘vampiretto’ voleva lasciare intendere. Sarebbe comunque opportuno che l’educazione e la morale ‘sessuale e sentimentale’ dei giorni nostri fosse davvero libera e aperta, in modo che il corteggiamento possa essere vissuto con minori ambiguità e inibizioni. Nonostante tanti tabù abbiano ceduto, resiste il cliché dell’uomo che pur di portarsi al letto una donna racconta un sacco di balle e simula un’affettività che non ha.  Ciò può provocare una forte delusione qualora una  donna si trovi in una condizione psicologica tendenzialmente depressa, o già turbata da precedenti delusioni affettive.  Alcune donne possono vivere il dongiovannesco corteggiamento maschile in modo alquanto vittimistico, ingenuo e frustrante, con il risultato di provare una condizione di disagio, repulsa, inaffidabilità rispetto al mondo maschile in generale:  ‘gli uomini son tutti uguali’  incapaci di amare e interessato solo agli aspetti sessuali, e in definitiva, bestiali, della relazione erotica.

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La morale sessuale consente ormai da tempo anche alle donne di ‘conquistare sessualmente’ gli uomini, nel senso di proporre un’esperienza sessuale che non comporta lo sviluppo di una relazione affettiva. Tuttavia le donne sono più chiare, non hanno bisogno di simulare sentimenti che non hanno, ma ciò è possibile anche perché gli uomini si sentono onorati dal desiderio sessuale che una donna può provare nei loro confronti. In effetti c’è da sempre, e ancora oggi c’è,  una cultura maschile che appoggia i seduttori seriali, il cui narcisismo fallico si esprime nel dare il meglio di sé (sic) in quanto ‘sciupafemmine’ e ‘gallisti’ per ogni occasione.  Costoro, come ben si sa,  sono galvanizzati dall’immagine del play boy e da una cultura misogina e sessuomane  da caserma, ovvero da calendario sexy nel negozio del barbiere e nell’officina del meccanico. Questo narcisismo insito nel maschile come retaggio psicoculturale, atavico e duro a morire, invita a considerare la donna come un animale da piacere, da procurarsi con vari tipi di caccia e di trucchetto. Ciò non va confuso con un bisogno maschile di vivere la sessualità in modo più disinibito e liberatorio, indipendentemente da legami e vincoli sentimentali, cosa che, peraltro, è sempre più sentita anche dalle donne. Intanto l’emanciparsi del mondo omosessuale viene spesso rappresentato e immaginato come la libertà di trasgredire   senza freni e vincoli sentimentali e morali.

Max Ernst (1891-1976) Collage tiré de Une semaine de bonté.

Max Ernst (1891-1976) Collage tiré de Une semaine de bonté.

Mentre invece, come è naturale, anche nell’amore omosessuale si possono osservare dinamiche narcisiste e borderline vampirizzanti.  Intanto la cultura più consumistica e massificante della moda, della TV , del cinema, della letteratura e del fumetto, ha esaltato secondo diverse fasce di pubblico le prodezze del maschio nelle sue vesti di seduttore seriale, insieme a quelle della donna, rappresentata come sempre più sessualmente vorace. Insomma, per varie ragioni la sessuomania imperante ha favorito lo svuortamento di senso della relazione erotica, ed ha in tal modo generato un’ottimo terreno per la fioritura di bellissimi, ma velenosi narcisi (in effetti dal fiore di Narciso, nelle cui foglie e bulbi è contenuto la narcisina, un potente veleno). Ad un livello meno commerciale e consumistico, e quindi più  aristocratico, la seduzione al maschile – come affermazione di una fallocrazia liberatoria – si ispira ad un’estetica e ad un’etica  tipicamente narcisistica. Basti pensare a tante uscite di D’Annunzio e dei suoi cultori dannunziani che deplorano il legame amoroso con il femminile e considerano assai più nobile aggirarlo con l’avallo di elucubrazioni di questo genere:

Una sola donna? Tutte le donne? O nessuna? Qui sta il gran nodo. Una sola, ed ecco la morte del desiderio; tutte , ed ecco il satirismo; nessuna, ed ecco mali maggiori. Chi vorrebbe infatti, soffrire la reprobazione del mondo, l’indebolimento del suo corpo, la lenta decadenza del suo ingegno, la rinunzia di ogni bene futuro, i disinganni rapidi e continui, la nausea che fa ottuso tutto l’essere e la gelosia che l’arde e tortura, s’ei potesse liberarsi abbandonando semplicemente l’amore? E chi vorrebbe star soggetto alla tirannia d’una creatura malvagia, puerile, flebile e variabile, se la tema di un supplizio più grave non turbasse la sua volontà e non gli facesse preferire i mali della passione all’orrore ch’è in un letto gelido e in un’anima sola? Così il sentimento ci fa vili. I più gagliardi si snervano tra le pieghe di una gonna. Tutti i più alti sogni d’uno spirito eletto cadono nei cerchi che segna il respiro della bocca amata. E la volontà, disutile come una spada di falsa tempra, pende vanamente al fianco di un inerte.” Dal Breviario mondano (Arnoldo Mondadori), raccolta di scritti giornalistici di G. D’Annunzio negli anni 1882 – 1893.

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La maschia fascinosità del ‘vate’ rivela un pensiero anale, basato sul controllo, la diffidenza, il dominio, piuttosto che, su un’effettiva virilità psicologica, matura, genitale, spontanea, che è quindi capace di amare e di vivere la relazione con il femminile  senza bisogno di difese fallocratiche e di invasamenti narcisistici. Intorno a queste deformazioni maschiliste narcisistiche,  tra impotenza e potere fallico, tra bisogno della donna madre-santa e della sua punizione come strega-prostituta, vi sono molte figure della seduzione maschile vampireggianti[3].

Una di queste è proprio lo stesso Dracula, che pure riesce a succhiare perversamente il collo della fanciulla che gli si offre in preda ad un qualche inconfessabile turbamento dei sensi e dell’anima. L’immaginario psicoculturale che esalta il narcisismo maschile attraverso un dongiovannismo tendenzialmente  vampireggiante è un fattore che in qualche modo contamina  tutti gli uomini, e con il quale tutti gli uomini dovrebbero fare i conti  per potersi ‘individuare’ secondo una virilità autentica e liberata.

D1508623_10203155925761535_1246231636_nel resto anche nella donna vi è un vampirismo specifico sia latente, e sia conclamato, ed ha un carattere tipicamente esibizionistico, fino al culto della propria immagine attraverso il quale vuole vedersi ed essere vista come una diva. E’ così che dal mondo delle soubrette e dell’avanspettacolo prolificano le ‘vamp’, parola che nasce da una contrazione della parola vampiro. Ammaliatrici e conquistatrici che si industriano di ridurre il maschio alla loro mercé. Costoro si identificano con immagini di marca e di moda nelle quali attraverso certi caratteri felini e notturni la donna viene rappresentata come dominatrice che fa del maschio il suo giocattolo. Una festa come Halloween ha avuto una grande diffusione ‘mondiale’ facendo leva sulla figura della vampira sexy quanto crudele. Intanto prolificano film, fumetti, libri  e serial TV dove la figura del vampiro si erotizza e diventa sempre più espressiva del lugubre, ma seducente intreccio che lega amore e morte. L’eros viene rapito da una morbosa e necrofila fascinazione narcisistica per l’inorganico, per l’esangue, per un modo di essere, di apparire e di fare che appare freddo e privo di vita.

Tutto ciò si enfatizza in una certa cultura narcisistico-consumistica del femminile, attraverso la fascinazione estetico-pornografica della moda e della cosmesi. Neppure il burlesque riesce a riscaldare l’estetica di morte della vampirizzazione, infatti dietro al glamour dei corpetti, delle giarrettiere  e delle lingerie più bizzarre si percepisce il gelo del vuoto e dei corpi senz’anima. E’ così che le donne si autorizzano, si affannano e si industriano a diventare vampire  per  ‘fregare’ il vampiro maschio e trasformarlo a sua volta in  una preda da vampirizzare, ma al costo di dover combattere una disperata lotta per la concorrenza tra vampire.

10462860_10204136800322786_5980943345084871305_nI giochi al massacro tra i generi sessuali, o di rivalità tra persone dello stesso genere, esasperano la frustrazione, l’invidia e la rabbia narcisistica, con il risultato diffondere ulteriormente comportamenti e dinamiche vampirizzanti nella vita amorosa. Delle rivalità vampirizzanti si lamentano prevalentemente le donne; mentre gli omosessuali, uomini e donne, soffrono ovviamente di svariate forme di vampirizzazione legate all’omofobia, oltre che per quelle che si sviluppano nelle dinamiche amorose vampirizzanti tra persone dello stesso sesso.

 

 

Vampiri maschi: violentatori dell’anima e dei sensi.

Max Ernst

Max Ernst

La specificità della vampirizzazione al maschile  sembra avere come suo proprium un delirante bisogno di potenza che si nutre attraverso la distruttività psicologica, morale e spirituale del femminile. La vampirizzazione maschile  esprime il bisogno di esercitare un dominio perverso su una donna sembra volersi impadronire dell’anima e dei sensi delle sue prede donne con diverse strategie. Essenzialmente queste strategie oscillano tra due poli: quello di una seduzione che si esprime attraverso una qualche forma di sessualità perversa  o anche attraverso una seduttività fascinatrice, ma senza sessualità – che possiamo riferire alla figura del  ‘ vampiro bianco’. In entrambi i casi, seppure con diverse modalità,   si attua una frattura  nella relazione tra sesso e sentimento che risulta mortificante della libido femminile. A livello del primo polo – quello della sessualità perversa –  accade che la donna innamorata conceda determinate pratiche sessuali aventi una qualche forma trasgressiva e perversa, considerando ciò come un modo di rendere più intima la relazione amorosa e quindi di fortificarla. Invece il vampiro considera che è grazie al suo potere seduttivo che riesce ad imporre certe pratiche erotiche perverse.

10392430_10203984486715041_2068709147484472511_nLa perversione sessuale viene proposta in modo ricattatorio nei confronti della donna, la quale finisce con l’accettarla soprattutto per poter  mantenere una relazione sentimentale.  

Il maschio gode di questa sottomissione del femminile, e con ciò mette in atto una perversione morale, più che sessuale, la quale non ha nulla a che fare con una liberatoria complicità volta ad una trasgressione delle regole. Si verifica quindi la condizione per cui l’uomo tende a demolire la dignità di una donna attraverso pratiche sessuali umilianti, aventi lo scopo di traviarla, di mortificarla e di violentare i suoi sentimenti amorosi. D’altra parte una donna innamorata può trovarsi nella condizione di abbandonarsi a giochi erotici perversi che pure le piacciono, ma non intendendo con ciò di farsi umiliare nella sua dignità di persona e nei suoi sentimenti. L’immagine è quella di un vampiro maschio che, attraverso una sessualità perversa, riesce a travolgere una donna confondendola nei suoi sentimenti e nella stima di sé, e rendendola quindi perversamente dipendente da un uomo al quale deve protendersi con un traumatica intensità passionale al fine di riscattare la sua anima. In tal modo la donna giunge ad amare il suo perverso vampiro fino alla follia, in quanto vorrebbe essere contraccambiata con reciproco amore per ottenere una specie di catarsi purificante dell’anima. Ma invece si sviluppa un gioco mortificante, dove la posta è sempre più alta, durante il quale il vampiro amoroso, a causa della sua fondamentale impotenza erotica, mira a svilire e a deturpare sempre di più la donna attraverso un misto di sessualità perversa, valorizzazione e minaccia abbandonica, fino a dissanguarla psichicamente e poi ad abbandonarla.

1623586_10203313547221973_313017899_nIn genere le donne che cadono in questa ‘attrazione fatale e perversa’ hanno un qualche problema complessuale con il padre, in quanto maschile non ben interiorizzato, e che quindi non le fa sentire sufficientemente protette e degne di un’equilibrata relazione amorosa con gli uomini. Un assurdo senso di colpa interiorizzato, a causa di un fallimento della relazione con il padre, di cui la donna non ha colpa, può quindi condurre la donna a farsi vampirizzare nell’anima e nei sensi, attraverso una deformante relazione perversa tra sesso, sentimento e dignità. Tutto ciò, ovviamente, in campo clinico, va indagato e approfondito caso per caso, ed anche in tal senso una psicoterapia poetica e immaginale può far emergere vissuti, dubbi e ansie che altrimenti potrebbero essere difficilmente esprimibili per una donna (come del resto anche per un uomo) a causa di tabù, vergogne e sensi di colpa. A livello del secondo polo – quello del ‘vampiro bianco’ – abbiamo tutti quei casi in cui il vampiro amoroso maschio riesce ad insinuarsi in una qualche ferita narcisistica della donna attraverso un attaccamento che nega e castra la sessualità. Vi sono poi forme oscillanti tra i due poli, ove il vampiro amoroso si muove con un’estrema ambivalenza ricattatoria, tra sessualità concessa e sessualità negata.

Talvolta però la vampirizzazione è solamente  ‘bianca’, messa in atto con la castrazione totale della libido femminile.  Si pensi al Diario di un seduttore (1843) di Søren Aabye Kierkegaard, che attraverso il suo protagonista – Giovanni – elabora ad un livello di grande raffinatezza la figura del dal Don Giovanni: il leggendario cavaliere spagnolo, prototipo dei molteplici tipi di libertini immorali che godono a far soffrire psicologicamente le donne. Ne seguiranno i vari tipi di Casanova, e tutti quei personaggi maschili che sempre vengono ricompaiono nell’immaginario della lettura e el cinema il cui obiettivo non è solo quello di andare appresso alle donne e sedurle per una smania sessuale, ma anche quello di  possederle e traviarle spiritualmente, con o senza sesso, per il gusto più o meno folle e crudele e sofisticato, di vampirizzare le donne. Ecco allora un’emblematica frase pronunciata dal  nostro raffinato (e psicotico?) Giovanni del Diario di un seduttore:

  Penetrare con lo spirito nell’essere di una fanciulla è un’arte, ma saperne uscire è un capolavoro.

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Il ‘vampiro bianco’ vuole ‘penetrare solo attraverso lo spirito, l’anima di una donna’  con lo scopo di avvilirle il cuore, di violentarla psichicamente, facendola innamorare senza poi concedere che la relazione si incarni e diventi autentica  e naturalmente erotica e libidica.  In tal modo la umilia nella desiderabilità del suo corpo, ma anche nei sentimenti, giacché la donna si sente inadeguata e insufficiente per via di un attaccamento amoroso che per qualche ragione (quelle del ‘vampiro bianco’) non merita di poter essere vissuto nei sensi. Nel contempo il ‘vampiro bianco’ riesce a provare una sorta di sadico godimento, per una sorta di potenzialità orgasmica che tiene per sé, in quanto suo strumento di dominio, potenzialmente adoperabile con tutte le donne, giacché non vien veramente concesso a nessuna. Così si industria la strategia vampirizzante di questo ‘vampiro bianco’ sull’onda dei pensieri maniacali del  Giovanni:

Ecco come si incomincia. Si neutralizza la sua femminilità con l’ironia […] la si destabilizza cambiando continuamente strategia, creando confusione, alternando sentimento e distacco, prestandole attenzione e poi mostrandosi indifferenti, irritanti, e poi di nuovo interessati. La donna deve sentirsi turbata, smarrita, del tutto disorientata.

 10525956_10204428260049097_3922560048873003100_n Che cos’è questa se non violenza psicologica, mobbing di coppia, o vampirizzazione amorosa? Sbagliano ingenuamente quelle donne che vedono nel  vampiro maschio soltanto uno che le imbroglia per portarsele a letto, si tratta di uno che vuole molto di più, uno che è mosso dal folle bisogno di renderle folli per devastarle spiritualmente nel cuore, nella loro forza di vivere e di amare. Si tratta di un bisogno narcisistico e borderline di dominare la psiche del partner, fino poi a volerla violentare, distruggere, traumatizzare per nutrirsi del suo sangue psichico che sgorga più vivo e più dolce dal cuore, dalla sua capacità di amare. La malata dinamica vampirizzante di certi  maschi vuol punire la donna, distruggerla nell’amore, così svilendola sentimentalmente e sessualmente sente di poter meglio godere del suo corpo, si sente più potente.

In qualche modo il vampiro amoroso  maschio di ogni genere, castra la libido femminile e rendendo ambigua la relazione tra sesso e sentimento.   Possiamo in generale considerare che per una ragione inconscia e complessuale, nevrotica, borderline o psicotica – comunque su base narcisistica (come disturbo più tipico della relazione e dell’incapacità di amare) –  questo vampiro maschio deve vendicarsi delle donne per difendere o riparare il suo inconscio attaccamento immaturo e disturbato alla madre. In buon sostanza, il vampiro esprime un condizionamento che deriverebbe da un qualche problema complessuale irrisolto, più o meno serio, con la madre e con la sfera genitoriale. In effetti si diventa vampiri e ci si rende disponibili ad essere vampirizzati, sia come uomini e sia come donne, come risposta patologica a condizionamenti disturbanti relativi all’infanzia e alla sfera affettiva genitoriale. Soffermiamoci ancora sulla storia di un ‘fantasma materno’che induce il maschio a diventare molto peggio di  un vampiro amoroso. Stiamo parlando cioè di uno psicopatico, che uccideva le donne che considerava attraenti.

Anthony Perkins in Psycho, Hitchcock, 1960

Anthony Perkins in Psycho, Hitchcock, 1960

Ci riferiamo al  più grande thriller cinematografico di tutti i tempi: Psycho (1960) di   Alfred Hitchkok. Questo film ha catturato l’immaginario collettivo proprio perché fa leva sul fantasma materno nella psiche del figlio maschio.  Ricordiamo che il protagonista – interpretato dal bravissimo Anthony Perkinsn – finiva con l’uccidere le donne dalle quali era attratto, in quanto dentro la sua mente psicopatica sentiva la voce della madre morta che gli ordinava di attuare il femminicidio di ogni donna alla quale si sarebbe potuto legare amorosamente. Naturalmente qui stiamo considerando una figura dell’immaginario filmico che ha il compito di generare un ingigantimento estremo del campo immaginale, per far comprendere attraverso un caso estremo come e fino a che punto può agire il fantasma materno in un uomo. Questi non arriverà a diventare un femminicida, ma se il fantasma materno è del tutto irrisolto e non elaborato può arrivare abbastanza facilmente a diventare un vampiro amoroso. Nel caso di un fantasma materno introiettato come ‘mammismo’ – una relazione immatura di attaccamento e ricatto affettivo madre-figlio – l’uomo tenderà inconsciamente ad uccidere la psiche femminile e quindi a rendere ‘invivibile’ la relazione con una compagna. D’altra parte un’immaturità o una problematica tra il figlio maschio e il materno, non sufficientemente elaborate, possono indurre nel maschio un ‘fantasma materno’ che induce ad uno Psycho di segno opposto, cioè una ferita narcisistica che poi lo renderà facile preda della vampirizzazione femminile.

ph. daikichi_amano

ph. daikichi_amano

Vampiri femmine: lacrime, bile e sperma.

Quando un uomo viene vampirizzato da una donna avvengono molte reazioni morbose, nella sua anima e nel suo corpo. E’ come se la linfa vitale si decomponesse e il sangue portasse la morte invece che la vita. In questo capitolo scegliamo di impiegare la metafora dei fluidi che animano il corpo umano, non solo il sangue, ma anche le lacrime, la bile e lo sperma. Un uomo vampirizzato può scoprire che la sua resistenza a piangere si spezza. Le lacrime escono dai suoi occhi, il suo pianto può diventare come quello di un bambino disperato che non trova più la madre. D’altra parte la vampirizzazione femminile è possibile solo perché la ‘vampira amorosa’ è riuscita ad indurre nell’uomo una sensazione di tepore e di tenerezza materna e figliale che poi violenta psicologicamente. Nei primissimi tempi della relazione amorosa la donna narcisista o borderline vede nell’uomo una figura d’amore e di protezione che potrebbe veramente guarirla dalla sua impossibilità di amare. Le sembra di innamorarsi, fa di tutto per dare questa impressione a se stessa e all’uomo, quindi se un uomo è nella condizione di innamorarsi si sentirà perfettamente da essa corrisposto. L’uomo, che poi sarà vampirizzato, riconoscerà in quella donna la sua stessa anima, venuta a lui per guarirlo, per donargli quel calore e quella passione che da tempo cercava e che credeva di non poter mai trovare, a causa della sua pregressa ferita narcisistica. La vampira amorosa, convinta di voler provare ad amare, e che quindi non finge totalmente, ma solo accentua la sua passionalità, viene considerata dall’uomo con ferita narcisistica l’elisir che curerà tutti i suoi mali. Ciò determinerà un attaccamento pulsionale, appassionato e romantico, che ha la stessa forza di quello di un bambino verso la madre alla quale aveva dovuto rinunciare, in quanto ambigua, ambivalente, carente e disturbante nell’amore materno.

purgatorio_XII_dore_ragnoL’uomo che si lascia vampirizzare in una relazione amorosa è quindi soggiacente ad un ‘complesso materno’, che è rimasto irrisolto anche perché il padre non ha saputo compensarlo fornendo una buona possibilità di dialogo e di identificazione con un maschile maturo, capace di autonomia e autodeterminazione,  e quindi di vivere l’amore secondo un principio di reciprocità e di interdipendenza consapevole e non coattiva. La ‘vampira amorosa’, nella fase di conquista e di ricerca della sua propria guarigione, farà sentire l’uomo come il suo eroe, capace di soddisfarla come mai nessun altro nei sensi e nei sentimenti. L’uomo sentirà che la sua vita diventa più serena, ciò che un tempo gli provocava rabbia, cioè la bile, l’umore nero, sembra essere defluito in una qualche provetta interiore dalla quale non potrà uscire mai più. Ed è come se questa provetta fosse custodita da lei, dall’amata vampira che in quel momento prova davvero ad essere tanto innamorata, e pare riuscirci. Un altro fluido, questo è propriamente maschile – lo sperma – incomincia a fluire e a zampillare con un doloroso fulgore, oppure diventa uno sterile grumo, in quanto non è solo il prodotto dell’eiaculazione, ma come diceva Dante, riprendendo le teorie sull’embriogenesi di Aristotele   è ‘sangue perfetto’, che deriva dal cuore… un cuore che perde sangue amoroso maschile: sperma.

Sangue perfetto, che poi non si beve

da l’assetate vene,  e si rimane

quasi alimento che di mensa leve,

prende nel core a tutte membra umane

virtute informativa, come quello

ch’a farsi quelle per le vene vane

(Purgatorio, XXV, versi 36-41)

Lo sperma, come seme della vita umana, contiene in potenza non solo la vita biologica, giacché unendosi alla donna trasmette anche la forma dell’anima.

Ancor digesto, scende ov’è più bello

tacer che dire; e quindi poscia geme

sovr’altrui sangue in natural vasello.

Ivi s’accoglie l’uno e l’altro insieme,

l’un disposto a patire, e l’altro a fare

per lo perfetto loco onde si preme;

e giunto lui, comincia ad operare

coagulando prima, e poi avviva

ciò che per sua matera fe’ constare.

(Purgatorio, XXV, versi 44-52)

Il natural vassello è l’utero femminile. Nella teoria embriologica medievale , lo sperma – attivo –  si unirebbe al mestruo femminile – passivo –  dando luogo alla vita, creando così un coagulo che è l’embrione, ma nel quale è già instillata  l’anima dallo spirito divino. Queste immagini possono essere considerata fantasie, sogni, narrazioni, simboli che erotizzano nel profondo la sessualità maschile quando l’anima, attraverso l’innamoramento, viene donata al femminile. Non sono immagini consapevoli in quanto ad elevata poeticità, sono però immagini che palpitano nel cuore istintuale maschile, come una potente mistura di pulsioni e di affetti, di eccitazione e di quiete, di passione e di tenerezza. La psiche maschile viene per così dire impregnata di un liquore che porta ad un governo della linfa vitale secondo un potente, ma assai delicato equilibrio affettivo, emozionale e sessuale.

Max Ernst, collage

Max Ernst, collage

Le lacrime e la bile, non esisteranno più, nel senso che sono ben custodite entro rispettive ampolle amorose consegnate a lei, così lo sperma, come ‘sangue del cuore’ potrà essere attinto dalla virilità maschile e donato anch’esso a lei affinché sia potenzialmente possibile, con lei,  generare la vita. Ciò non deve essere interpretato in modo concretistico, cioè come desiderio consapevole dell’uomo di avere figli dalla donna amata; questo desiderio ci può essere come no, ciò che conta è il suo senso iniziatico e animico: attraverso il seme del cuore l’uomo sente di voler generare anima vitale con la donna amata. La metafora dei liquidi al maschile che qui abbiamo prescelto va ancora sviluppata.

obrist_11Il vasello, cioè il vaso, come immagine del femminile che contiene i liquidi vitali, si presta alle immagini che qui proponiamo sulla vampirizzazione femminile, ma ricordiamo sempre, che tutte le metafore che toccano l’immaginale non hanno un sesso concreto, sono piuttosto forme energetiche, che alchemicamente possono essere vissute nella psiche dell’uomo come in quelle della donna. Qui osserviamo che i liquidi dell’uomo come le lacrime – inerenti la tristezza – la bile –  inerente la collera –  lo sperma – inerenti il godimento dell’amore, ma anche la sua più alta funzione generatrice di vita – attraverso l’innamoramento sono ‘liquidi vitali’ donati al femminile che li custodisce nei suoi diversi ‘vasi’. Una metafora di questi vasi o ampolle o alambicchi, che custodiscono il senno liquido che gli uomini hanno perduto in quanto sono impazziti a causa di un innamoramento infelice, la ritroviamo ne L’Orlando furioso di Ariosto.

Era come un liquido diluito e fluido, destinato ad  evaporare, se non tenuto opportunamente chiuso in un recipiente; e si poteva vedere in quella valle raccolto in varie ampolle, quale più, quale meno capiente, adatte a quell’impiego (Ariosto, L’Orlando furioso).

Sulla luna, cioè sul ‘pianeta’ dei lunatici, di coloro che hanno la luna storta, la luna nera, la luna stregata e delle arpie, la luna dei vampiri e delle vampire, sta il senno dei vampirizzati contenuto in strane ampolle di svariate forme e misure  che, se vengono ritrovate, possono guarire le innumerevoli forme di follia, anche quelle dovute alla vampirizzazione amorosa. L’ampolla del perduto senno maschile è ormai finita su una tenebrosa luna femminile, la stessa che un tempo pareva una romantica luna di miele,  e che si è trasformata nella luna di una ‘vampira amorosa’. In quell’ampolla ci sono lacrime, bile e sperma, e il tormento dell’uomo vampirizzato si caratterizza immaginalmente, ma anche attraverso l’esperienza traumatica, per l’impossibilità di governare la miscela corrotta e avvelenata di questi tre liquidi ‘impazziti’.  Scoppierà a piangere a dirotto, marcirà nella sua rabbia impotente, e anche il suo sperma sarà percepito, emesso o non emesso, sotto il segno dell’impotenza, ovvero di diversi disturbi della sessualità maschile che potranno anche essere persistenti e cronicizzarsi.

Max Ernst, collage

Max Ernst, collage

Vi è una fase in cui la vampira amorosa godrà nel sapere che il suo ex piange, che si consuma nella rabbia, che è impotente e infelice. Alcune vampire amorose ritengono poi di poter meglio infierire con atteggiamenti e comportamenti volti ad umiliare la sessualità dell’ex partner, i suoi talenti e le sue aspirazioni, e la sua  condizione sociale. Tutto ciò che un tempo, nella fase di innamoramento sembrava andare  più che bene, e faceva sentire il maschio quasi come un eroe, se non come un dio, si trasforma in un’onta di svalutazione pestilenziale e mortificante.

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Ma perché tanta crudeltà, tanta perfidia? Lo sappiamo, alla base c’è un disturbo della sfera psicoaffettiva di natura narcisistica e borderline, ma in termini psicodinamici possiamo dire che la vampira amorosa, inconsciamente, si sta vendicando sul suo compagno, di torti affettivi subiti nell’infanzia. Se suo padre ,ad esempio, non è stato capace di non farle pesare la competizione con la madre, o con altri fratelli e sorelle, allora la reazione narcisistica e borderline – nelle donne, come negli uomini –  è quella di strutturare le relazioni affettive adulte in modo manipolatorio e opportunistico, fino poi a vampirizzare il partner nei modi psicologicamente più nefasti. Infatti nel suo cuore malato ogni vampiro amoroso crede che le sue diffidenze e difficoltà affettive acquisite nell’infanzia, siano  dovute al partner, il quale durante i primi tempi della relazione avrebbe tenuto  celate certe sue carenze e certi suoi deficit, perciò esso finisce per essere meritevole di ogni supplizio. D’altra parte più il partner viene destabilizzato e più risulta debole e negativo, perciò si genera un circolo crudelmente vizioso tra il bisogno di vendetta su un capro espiatorio, e il provocare in esso uno stato di prostrazione che diventa la prova stessa della sua negatività e la giustificazione motivante il desiderio di punirlo. Più il partner sta male e più merita di essere vampirizzato, in una crescente escalation di distruttività psicologica e morale. Le vampire amorose sanno quali sono i punti più deboli del maschile e quindi si accaniscano nel ferirli con umiliazioni e svalutazioni svirilizzanti e mortificanti la mascolinità.

 

Astaroth_by_arkonielNelle fasi critiche della relazione, ma quando non è ancora giunta ad un acme di negatività, è come se giocassero ‘al gatto e il topo’, attraverso una mix di capricci seduttivi, diktat, cambi repentini di programma, appuntamenti mancati, ricatti e prove da superare, minacce abbandoniche e imposizioni che mirano a mettere il partner in uno stato di ansioso servilismo, quel che si dice ‘uno zerbino’ che, tuttavia ha sempre paura di finire tra gli stracci… e, infatti, così sarà. E’ vergognoso per un uomo ammettere di essersi lasciato trattare in un certo modo, ma il punto è che c’è arrivato senza quasi rendersene conto, giacché sulle prime gli sembrava di cedere per cavalleria, ma poi si trova a fare lo stalliere, il pupazzo, e così via… e non è un masochista, è solo un uomo che ha perso il senno a causa di una vampirizzazione amorosa, e che certo era a ciò predisposto, ma non per questo avrebbe meritato di essere dissanguato da una donna che sembrava amabile, e che poi si rivela essere una vampira amorosa. Ecco allora che la bile si introverte  in vergogna, gelosia e ‘umiliazione’ (parola che deriva da ‘humus’, cioè terra e concime…); perciò la virilità va a terra, sottoterra, e lo sperma si ritrae dai suoi canali,  e  lacrime asciutte e invisibili piangono dentro (impotenza, collera, depressione)…

 Il cielo si tappa il naso e la luna abbassa lo sguardo. Il vento ruffiano che bacia tutto ciò che incontra, si rannicchia ammutolito negli abissi per non sentire. (William Shakespeare, Otello, 1605).

Talvolta i pazienti maschi che vengono in terapia in seguito ad una vampirizzazione amorosa sono talmente scioccati dalle umiliazioni ricevute che non hanno il coraggio di riportare certe frasi e certi  episodi  che li hanno particolarmente feriti. Nel contempo la sfera psicosessuale maschile viene devastata anche a livello intrapsichico dall’invasione di fantasie sessuali passive e di triangolazione che per il maschio sono terribilmente umilianti. E’ assai comune, ad esempio, anche se viene nascosto persino in psicoterapia, che un maschio si senta compulsivamente eccitato da fantasie intollerabili inerenti la sua ex-compagna che va a letto con un altro uomo e compie atti erotici, più o meno perversi e fantasiosi, con particolare trasporto e complicità. Talvolta la vampira amorosa in modo più o meno esplicito fa in modo di far sapere al suo ex di come le sue esperienze sessuali con un nuovo partner fisso o occasionale siano davvero più eccitanti. Può allora anche dichiarare apertamente che ‘prima’ fingeva o si accontentava.

solitudine2Nello stesso modo l’uomo vampirizzato viene svalutato nei confronti di un altro uomo per quanto riguarda la posizione sociale, l’intelligenza, il talento, la bellezza, la prestanza fisica.  Questo trattamento che la narcisista patologica o la borderline riservano all’uomo da vampirizzare, viene somministrato in un crescendo che inizia con battute sarcastiche, frasi oblique e urticanti, fino alla violenza verbale e psicologica conclamata ed esasperata, secondo le modalità di contenuto sopra già riportate.  Questa dinamica distruttiva e vampirizzante si sviluppa durante litigi e alterchi, ma anche a freddo, cioè attraverso irruzioni querulomani e provocatorie nei momenti di apparente quiete, quando la relazione, sebbene sia ormai già entrata in crisi, non si è ancora conclusa, e  l’uomo è particolarmente incline a sopportarne le negatività, nel tentativo di ritrovare un dialogo riappacificante o almeno riequilibrante. Intanto continuano gli estenuanti tira e molla, le promesse non mantenute, le menzogne, le imposizione di atmosfere plumbee, le espressioni di insoddisfazione e di indifferenza, l’impiego della sessualità in modo ricattatorio e punitivo tra astinenza castrante e richiesta di prestazione in modo meccanico e raggelante,  le sparizioni improvvise che lasciano intuire la frequentazione di altri ‘amici’ e ‘uomini’ mai conosciuti in coppia… Eppure, a tratti, viene mantenuto uno spiraglio che lascia sperare in bene, ad esempio un bacio, un’improvvisa disponibilità erotica, un sorriso o una frase accattivante.

tenebre-loveLa vampirizzazione amorosa del maschile, come del femminile, presume che la ‘preda’, per essere vampirizzata, debba essere messa nella disposizione di ‘offrire il collo’, quindi va tenuta in un’esiziale clima di perdurante  seduzione  e attaccamento, con un filo di fragile e ambiguo nutrimento affettivo, che serve ad alimentare la speranza dell’innamorato/a, al fine di poter meglio succhiare il sangue della sua anima. La metafora delle emozioni liquide che finiscono con il corrompersi e generare un liquame morboso nell’uomo vampirizzato a base di lacrime, bile e sperma si può ritrovare anche nel seguente passo di Marsilio Ficino (1433-1499) ,il quale è considerabile come il primo grande  psicoanalista alchemico che si occupò dello psichismo amoroso.

  […]  Tra le spetie della pazzia la più strana è quella affannosa cura dalla quale e volgari innamorati sono dì e nocte tormentati, e quali durante l’amore prima dalla collera s’accendono, poi s’affliggono dall’umore melancolico, onde in furia rovinano e quasi come ciechi non veggono in quale precipitio cascono […]. Marsilio Ficino, El libro de l’Amore CAPITOLO XII Del danno dell’amore volgare [4]

L’”amore”,  e quindi la libido, lo sperma, precede la “collera”, cioè la bile, e poi l’”umore melanconico”, cioè le lacrime. Il vampirizzato si sente ancora innamorato della vampira amorosa, a volte si eccita pensando a lei, ma poi cade nella collera, quindi la odia e la respinge, viene preso da micidiali fantasie distruttive, poi però volge ad una fase depressiva e melanconica, quindi piange e si dispera. Effettivamente la fase più pericolosa è quella della collera maschile dalla quale poi potrebbe, in casi estremi,  determinarsi il ‘passaggio all’atto’, e quindi l’insorgere di atti autolesivi   e/o l’odioso fenomeno  della ‘violenza sulle donne’ per motivi ‘passionali’ afferenti la ‘psicologia criminale’. In effetti le fantasie di vendetta dei vampirizzati sono assai comuni, nell’uomo come nella donna, e spesso sono vissute ad occhi aperti proprio come la possibilità di commettere atti di violenza, anche architettando piani, trucchi per non farsi scoprire o servendosi di sicari[5].

Fermo restando che tutto si arresti ad un livello di fantasia e che ogni passaggio all’atto sia categoricamente represso, subentra poi una fase depressiva, cioè le lacrime per la perdita dell’amata e anche per l’’esperienza interiore di averla odiata[6]. Il pericolo di questa fase depressiva sta nell’insorgere di ideazioni e azioni suicidarie[7] e di tentativi di automedicazione attraverso l’abuso di psicofarmaci e di sostanze psicogene, come alcool e droghe, con tutte le conseguenze che ciò può portare.

imagesCA7QXXX0L’uomo vampirizzato entra in pericolosi stati deficitari dell’attenzione e delle sue qualità volitive e intellettive, rendendosi particolarmente esposto a incidenti, e ad un vistoso calo delle sue capacità lavorative. Tuttavia l’uomo vampirizzato, incurante di tutto ciò che avviene dentro e intorno a lui, nella sua salute psicofisica e nella sua vita sociale e lavorativa,  si predispone a riparare ciò che ritiene di aver perso – l’amore della sua vita –  a causa della sua propria negatività. Il suo ‘vampiro interiore’ lo affligge con sensi di colpa e tragici cali di autostima, e non gli permette di vedere il ‘vampiro interiore’ che con tutta evidenza c’è nella ‘vampira amorosa’ alla quale è legato. Perciò si impegna a fare di tutto e a rinunciare a tutto pur di riconquistare l’amore della vampira amorosa – come un bambino che deve ritrovare ad ogni costo la madre –  intanto la ‘vampira amorosa’ attende questo processo, proprio per potersi rimettere all’opera e incominciare a vampirizzare di nuovo, come facevano le arpie, le quali attendevano che a Prometeo incatenato ricrescesse il fegato per poterglielo nuovamente divorare.

Ma dov’è che questo pover’uomo vampirizzato ha sbagliato? o ha il suo difetto? Cosa ha fatto di tanto orribile, per cadere in una trappola amorosa così traumatizzante? Abbiamo detto che l’errore di fondo è psicologico, e riguarda l’incapacità e l’immaturità nell’aver reso cronica la sua ‘ferita narcisistica’ originaria. E’ un errore inconscio, ma non del tutto incolpevole, è cioè colposo, seppure non doloso – che riguarda ovviamente anche le vampirizzate donne – ed è un errore per il quale si finisce con l’amare così poco se stessi per cui ci si può innamorare  di un vampiro/a amoroso che dissangua l’anima. E’ questo l’errore da riparare e la ferita da guarire, allora la guarigione sarà possibile quando si capirà che essa non consiste nel curare la relazione con la ‘vampira amorosa’, ma nel prelevare dal veleno che essa ha inoculato il farmaco per guarire da una problematica pregressa,  occultata e non curata. La ’vampira amorosa’ nel dissanguare compie un salasso e ciò consente di rigenerare sangue ‘buono’,  sebbene occorrano anche diverse trasfusioni terapeutiche di nuovo ‘sangue immaginale’.

10494863_10204202246638903_3755592775527446980_nQueste sono metafore, ripetiamolo, che valgono anche nella terapia immaginale che cura le donne vampirizzate, alle quali abbiamo dedicato in modo più specifico il precedente capitolo. Nello specifico della terapia immaginale della vampirizzazione maschile concludiamo dicendo che bisogna analizzare e terapizzare i tre fluidi:  lacrime,  bile e sperma, affinché l’anima possa a ritrovare il sangue istintuale e spirituale che è impazzito ed è finito  in un ampolla sulla luna femminile stregata (nel senso anche terapeutico della ‘strega maga’, che prepara pozioni e filtri di guarigione). Di questo prezioso sangue di amore e di vita, nel suo senso erotico e spirituale, parleremo dunque ancora nel prossimo capitolo, senza però riferirci in modo specifico al maschile o al femminile,  ma al cuore di tutti gli uomini e di tutte le donne che vengono travolti dalla tragica esperienza  della vampirizzazione amorosa: un ‘incubo reale’ che nessun linguaggio ‘medico-scientifico’ potrebbe curare e comprendere in tutto il suo orrore poetico, immaginale ed esistenziale.

Albedoimagination ringrazia

Giuliana Lisi – collaborazione redazionale

Teresa D’Anna – collaborazione iconografica

Manuale cover definitiva

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[1]Jung individua nella donna l’Animus, che è maschile, e nell’uomo, l’Anima, che è femminile. Si tratta sempre di quella stessa componente archetipia della psiche che consente la conoscenza del mondo interiore e la relazione amorosa, che è poi conosciuta in termini poetici e anche religiosi come ‘anima’, ma che Jung vede come archetipi contro sessuali nell’uomo e nella donna. Perciò in estrema sintesi nell’uomo c’è un’Anima femminile, e nella donna un Animus che è maschile. Nella relazione amorosa la donna proietta l’Animus su un uomo, e viceversa l’Uomo proietta l’ Anima su una donna. Nel contempo Anima e Animus attraverso la ricerca dell’amore e dell’esperienza dell’innamoramento conducono ad una nuova esplorazione e consapevolezza del mondo interiore e del modo di percepire e vivere quello esteriore.  Queste figure interiori di Anima e Animus possono essere lette anche nell’amore omosessuale gay e lesbo. In modo assai semplificato e sintetico, il  punto è che nell’innamoramento proiettiamo qualcosa di noi stessi, relativo all’Anima/Animus, nell’altro/a che ha sua volta interagisce con una proiezione intermini di Anima/Animus. Un altro archetipo fondamentale che modula le dinamiche Anima/Animus è quello dell’Ombra, e qui diciamo solo che è quella parte della psiche ove prevalentemente risiede la figura immaginale del vampiro.  Va poi ricordato che una proiezione amorosa corrisponde anche ad un’introiezione, dal momento che la persona amata diventa parte della propria psiche (un oggetto interno, non solo esterno). Tutto ciò è un’indicazione sintetica  per meglio inquadrare il tema della vampirizzazione, e alcune sue specifità al maschile, come al femminile

[2] Filostrato fu un filosofo neopitagorico vissuto nel I sec a.C. Su incarico dell’imperatrice Giulia Domna scrisse la Vita di Apollonio da Tiana,  conferendogli virtù messianiche e di saggezza, probabilmente anche per contrastare l’influsso della figura del Cristo sulla romanità.

[3]  Vedi   Ada Neiger (a cura di) Il vampiro, Don Giovanni e altri seduttori.  Edizioni Dedalo 1998.

[4] Marsilio Ficino, El libro dell’amore, a cura di Sandra Niccoli, ed. Olschki, Firenze 1987. Nell’opera  sopra citata Marsilio Ficino rielaborò le idee sull’amore di Platone espresse nel Convivio e nel Fedro, riprese poi nelle diverse teorie del neoplatonismo, che sono originariamente ispirate ai misteri ermetici e orfici sull’anima e il corpo. El libro dell’amore venne poi ripreso da Pico della Mirandola, Brembo e Giordano Bruno.

[5]Dalle fantasie di vendetta o di recupero di un relazione  possono poi nascere attività di stalking. Ma ciò che è ingiusto è la pura criminalizzazione di alcuni gesti espressivi di un conflitto di coppia che sono di lieve entità, e che  aprioristicamente vengono considerati punibili come l’esordio di potenziali escalation di effettiva violenza, abuso o molestia.  Infatti secondo la legge sullo stalking si è ‘stalker’  anche qualora  un uomo o una donna esprima il suo malessere al partner, o la sua voglia di riconquistarlo,  con qualche telefonata o qualche mail di troppo. Ciò che invece sarebbe davvero necessario come vera prevenzione è la possibilità di rivolgersi a servizi psicologici e di mediazioni che servono a dirimere il conflitto di coppia e a orientarlo ad un confronto corretto. Ciò aiuterebbe enormemente a prevenire davvero la violenza di genere, laddove l’esasperazioni di leggi criminalizzanti e incoraggianti la giustizia pregiudizievole e sommaria non fanno altro che incrementare tensioni ed esaltare le menti più folli a fare del male e a impiegare malevolmente e pretestuasamente la legge e gli organi per la sicurezza. Sono in aumento i casi in cui le vampire  e vampiri amorosi adoperano la legge sullo stalking a scopo non tanto preventivo, ma punitivo, e lo fanno tendendo apposite trappole, come quella di dare appuntamenti presso luoghi di lavoro o abitazioni proprio con lo scopo di poter poi denunciare come stalker, anche grazie all’aiuto di testimoni costruiti,  l’ex che si presenta all’appuntamento. Sono poi piuttosto comuni i casi in cui la vampire e vampiri amorosi provochino deliberatamente e surrettiziamente l’ex in un locale pubblico o per la strada al fine di suscitarne una reazione aggressiva, quale quella di gridare o insultare. Rispondere ad una provocazione è comunque scorretto, ma non al punto di poter costituire la prova per  incastrare un ex  come stalker,  rendendo così più probanti altri indizi recuperati da quel periodo di normale conflittualità che c’è tra tutte le coppie in crisi o che si lasciano. La vampira o il vampiro  amoroso –  narcisista o borderline – tende spesso a far passare vittimisticamente come un calvario il conflitto da esso  stesso provocato come un  calvario che ha dovuto subire ad opera dell’ex, che viene quindi criminalizzato e stalkerizzato per la vampirizzazione e la traumatizzazione finale. Ma si tratta di questioni assai delicate che vanno esaminate a fondo e che in genere riguardano maggiormente la vampirizzazione al femminile, che spesso si esprime anche attraverso false accuse di stalking.  Ciò avviene anche nella vampirizzazione al maschile, ma in modo più contenuto in quanto l’attendibilità dei maschi che dichiarano di subire stalking è notevolmente messa in dubbio e sottoposta a maggiori verifiche, e spesso viene ritenuta apriori non credibile. Di fatto, per il benessere psicologico e la sicurezza di tutti, la legge sullo stalking va rivista, in quanto non tutela veramente le donne e,  esaspera le tensioni, e per molti aspetti,  criminalizza l’accusato ancor prima di potersi difendere ed essere giudicato. Ma la cosa più importante è che vanno incrementati sul territorio efficienti servizi di prevenzione e di assistenza psicologica per la coppia.

[6] Si ravvedono qui le fasi che secoindo la Melanie Klein il bambino attraversa in funzione dell’attaccamento materno. La prima fase è quella schizoparanoide, per cui l’oggetto amato che prima era vissuto come totalmente buono, diventa totalmente cattivo. In tal senso la Klein parla di scissione tra “seno buono” e seno cattivo”, così ché il bambino prova odio e fantasie distruttive verso il “seno cattivo”. Poi subentra una sorta di pentimento dovuta al fatto che l’oggetto amato viene recepito nella sua interezza e si teme di averlo perso a causa dei propri sentimenti distruttivi e di odio, per cui lo si vorrebbe riparare e recuperare. Nella fase depressiva quindi il bambino cerca in tutti i modi di rendersi disponibile affinché possa recuperare l’affetto della mamma. Nel caso di un uomo vampirizzati ciò avviene quando in tutti i modi vuole recuperare l’affetto della vampira amorosa… per tornare a farsi vampirizzare.

[7]I dati Istat del 2012 indicano che i suicidi maschili sono oltre tre volte quelli femminili. Non ci sono dati sulle motivazioni che rendono così alta questa differenza. Tuttavia ci sono buoni motivi per ipotizzare che i disturbi depressivi dovuti ai traumi amorosi possano essere fattori aventi un incidenza significativa, anche perché i maschi sono meno propensi a parlare dei loro problemi e a ricorrere a psicoterapie. Perciò cadono più facilmente in crisi acute e stati cronici di depressione in seguito a traumi amorosi  e sono più propensi a fare ricorso ad automedicamenti e sostanze psicogene dannose e con effetti secondari, che possono incoraggiare la messa in atto di idee suicidarie.