SCRIVERE COME AUTOTERAPIA
Questa pagina raccoglie ispirazioni poetiche e creative dei partecipanti di Albedoimagination con una motivazione espressiva e autoterapica. Si possono inviare brevi racconti, parole e pensieri in versi, riflessioni e testimonianze che consentono di approfondire stati d’animo e visioni del mondo.
Scrivere su cose immaginarie, fantasiose o che riguardano i propri vissuti, i ricordi, le situazioni della vita, è psicologicamente  terapeutico perché rende noi stessi e gli altri più sensibili e più aperti alla comprensione di sentimenti, valori e idee.
Scrivere come autoterapia aiuta anche i lettori a capirsi e a riflettere. Una cosa bella e interessante è anche avere la possibilità di conoscersi e scambiare idee con altri che a loro volta scrivono con una motivazione autoterapiaca.
In un’epoca dove tutto  tende a diventare esteriorità, consumismo e narcisismo, è terapeutico ciò che invece ci permette di nutrire il nostro mondo interiore, e di condividere nella libertà e nella donatività ciò che viene sentito con anima e sincerità – si legga ad es. queto breve articolo di Corriere Salute. https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/21_novembre_16/sul-corriere-salute-terapia-scrittura-come-funziona-chi-serve-461c8ea0-43a1-11ec-a435-e4aaec2a817d.shtml
ISTRUZIONI
La pagina può essere commentata nell’apposita sessiione ‘commenti’ – Chi vuole pubblicare qualcosa può intanto farlo nei commenti –  Successivamente, una redazione di Albedoimagination si riserva di pubblicare nella presente pagina i contributi più adatti. I testi possono essere accompagnati da immagini autoprodotte (foto o disegni) – La pagina è apolitica – i racconti non devono riguardare dati sensibili  personali, propri e di altri – i linguaggi devono essere educati e rispettosi dei principi di non violenza, della non discriminazione sociale, razziale, religiosa  e di genere).
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RACCOLTA DI SCRITTURE E IMMAGINI PROPOSTE DAI PARTECIPANTI AD ALBEDOIMAGINATION
MIO PADRE
Beppe Corbellini
10/03/2023

Stefano e’ sempre stato taciturno e timido ,  il suo sorriso , nelle poche volte che ricordo di aver visto , un’immagine sbiadita e lontana per il troppo tempo trascorso e la rarita’ dell’evento .

Sembrava un silenzio sterile il suo , quasi di persona assente , ma non lo era , era bensi’ una forma di meditazione in cui si rifugiava per raccogliere e riordinare i pensieri , dove organizzare la logica scaletta da rispettare per concretizzare il personale concetto di vita .
Gli argomenti di dialogo   , quasi sempre di carattere pratico visto da un’ottica esistenziale, venivano proposti con delicatezza , quasi con timore di creare disturbo …nelle risposte ai miei interrogativi trasparivano  spesso il rispetto e la comprensione  che abitavano il suo carattere , corredate a volte da citazioni impensabili in lui per le basilari  scuole frequentate
Stefano era una ” brava ” persona e detta cosi’ , vista con lo sguardo di oggi , la definizione , pur essendo omnicomprensiva , e’ troppo riduttiva , ma a quel tempo  il suo modo di essermi padre non bastava all’altro io …che fui io .
La ” serieta’ ” che lo abitava lo raffigurava immerso in un mondo grigio e distante dal mio , con la vista oscurata sui colori che avrei voluto condividere con lui .
Il grigio come ambiente , in cui mi sentivo , forse inconsciamente ,  risucchiato , pareti monocromatiche costruite di colore , tana non solo del corpo ma anche dello spirito .
In quel posto e in quel modo  aveva deciso di vivere , forse  incapace di immaginare alternative , da quel posto e a suo modo dimostrava  amore nell’unico modo da lui conosciuto e che io , allora , non ero in grado di capire e apprezzare .
La mitezza d’animo e l’affetto a volte troppo indulgente nei miei confronti,  anche in quei momenti in cui avrei desiderato una punizione che lenisse i miei  sensi di colpa , lo portava ad atteggiamenti  che la comprensione di oggi , portatami in regalo dagli anni ,  capirebbe e  perdonerebbe facilmente .
Ai tempi di Via Marsala e fino a qualche anno dopo questo non succedeva , anzi , la severita’ del giudizio nata dalla immatura ciecita’ riusciva a vedere solo quel che ” appariva” , l’effetto senza indagare la causa di cui forse non ipotizzavo neppure l’esistenza si trasformava in incomprensioni in cui mi sentivo ingiustamente vittima , sensazione per la quale oggi , se potessi , chiederei perdono .
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