Narciso

The Artist è un film muto in bianco e nero del 2011, scritto e diretto da Michel Hazanavicius e interpretato da Jean Dujardin e Bérénice Bejo.

Il film The artist  ci racconta la storia di un narcisista molto simpatico, seducente e creativo, ma non tutti se ne sono accorti che è NARCISISTA (infatti se non ci si ha una relazione ‘affettiva’ è difficile accorgeresene). Questo giovane artista è tutto preso dal mito di se stesso, tanto da non accettare che il film muto, ove lui era protagonista, lascia il passo al sonoro, e che quindi avrebbe dovuto sforzarsi di recitare anche parlando. Costui non riesce ad avere una vera relazione con nessuno. Nel momento che perde la sua fama si rifiuta di adattarsi al mondo, in quanto è il mondo che dovrebbe adattarsi a lui; manda via il suo fidato maggiordomo senza pietà, e ad una certo punto non risparmia neanche il suo fido cagnolino (naturalmente non disdegnava di sfruttare la moglie e di tradirla, per poi lasciarla senza il minimo riguardo e rimorso per i suoi sogni di gloria). Questo artista-megaegoista è senz’altro talentuoso, ma è anche tronfio, pieno di sé, si sente un dio, che non ha bisogno di nessuno.

L’attrice che lo salverà dalla catastrofe (almeno così sembra alla fine del film, ma è una salvezza provvisoria) ha compassione di lui quando lo scopre distrutto, solo, abbandonato, sull’orlo del suicidio (una condizione depressiva che minaccia continuamente i narcisisti patologici qualora non riescono più a manipolare e a sfruttare nessuno, perciò sono assai propensi a rapporti promiscui e cercare di sedurre continuamente chi considerano sfruttabile per qualche ragione).  Il delirio di grandezza di questo artista narcisista deriva da una recitazione costante con se stesso e con gli altri, fuori e dentro la scena. Ogni suo sorriso, suo sguardo, suo gioco, è perfetto come se fosse studiato recitativamente in un corso di recitazione che inizia la mattina appena svegli e finisce alla sera, e in qualche modo continua anche nel sonno. Il narcisista è quindi una persona che interpreta se stesso attraverso un continuo studio della ‘recitazione naturale’, con una bravura estrema giacché deve risultare ‘spontaneo’, non artefatto, non artificiale, quando invece la struttura base del suo essere è pura rappresentazione, egli/ella non sa chi veramente è e cosa prova, ma sa che deve apparire in un certo modo, se questa apparenza crolla non c’è più niente, se non il delirio (forse solo allora può cercare di ritrovarsi, ma è raro che ciò avvenga). Il film, giocando metaforicamente, tra il muto e il sonoro, fa capire come ‘The artist’ in questione non è in grado di ascoltare nulla, gli altri è come se fossero muti, cioè disposti solo ad ascoltare lui, che del resto non parla, ma si esibisce continuamente. Nel momento in cui si parla, cioè ci si relaziona, l’altro non c’è,  per cui: il narcisista esiste solo lui/lei (anche per questa ragione il film gioca sul rapporto tra il cinema muto e quello sonoro).

Quando sul finale del film si innesta il sonoro, e lui lo accetta e  torna a ballare con grande abilità assieme alla sua salvatrice, si sente solo per un istante, alla fine del ballo, che è costretto a prendere respiro, in quel respiro c’è un momento di verità, egli non può fingere di respirare, in quel momento è vero, è naturale (quasi per un solo istante in tutto il film, anche se fino allora era apparso come un protagonista spontaneo, mentre in verità agiva il copione della sua immagine). Tuttavia, il narcisista patologico può anche fare attenzione al suo respiro, al fine di acquisire un’enfasi recitativa, una posa che lo fa apparire più naturale, bravo, intelligente o romantico. Ma si tratta di una recitazione che viene attuata anche con se stesso, con un senso di autoammirazione, per il quale si è sia attori/attrici e sia spettatori di se stessi, con autoapplauso interiore. Tutto ciò li rende spesso particolarmente affascinanti, al punto che si è disposti a comprenderli (quando si imbronciano perché il mondo non li ammira come vorrebbero, anche se non fanno nulla per meritarlo, giacché tutto gli spetta).  Appaiono come vittime bisognose di aiuto, quasi fossero bambini con straordinarie capacità che solo attraverso un grande amore possono fiorire… altrimenti , poverini, si avviliscono ed è un peccato, giacché se gli si dà amore poi appaiono così bravi… (diciamo, al massimo per un paio di giorni di seguito… poi ricominciano afare il bello e il cattivo tempo e a mandare il partner in tilt… come minimo).

 Sul finale del film, il ‘narcisista bravo’, tornato alla ribalta grazie all’attrice salvatrice – verso la quale prova un misto di invidia e di attrazione – è di nuovo felice e sorridente, padrone di sé e del mondo… MA NON E’ GUARITO, non è ancora capace di relazione autentica né con se stesso, né con gli altri (al massimo ha qualche momento di trasporto, fa un respiro vero, ma poi…) egli è un contenitore vuoto che funziona solo se viene ammirato dagli altri, per lui la vita è essenzialmente una ricerca di auto-ammirazione confermata dall’ammirazione degli altri.

PERO’, che cosa può insegnare di buono un narcisista patologico, perché è anche BRAVO?? O meglio cosa possiamo apprendere se osserviamo più profondamente la sua disfunzionalità o patologia (a prescindere che possa o voglia davvero insegnarci qualcosa?).

Bisogna ricordare che NARCISO era un giovane bellissimo che per primo affermò la libertà e l’indipendenza dagli dei e dai semidei. Egli rappresenta l’affermazione personale della soggettività, in quanto scegliersi nel ruolo, nel modo di essere e di apparire, come autostima e fiducia in se stesso. Se Narciso non diventa un pallone gonfiato, se non è patologico, allora è bravo, ma anche nella sua patologicità bisogna cogliere la sua parte ‘brava’, in quanto questa può avere un senso compensatorio per chi ha una disfunzionalità opposta (chi ha poco narcisismo, e quinindi una ‘ferita narcisistica).  Il narcisista patologico, a prescindere dalle sue negatività e dai suoi eccessi, è  bravo perché non ha bisogno di legami simbiotici ed esclusivi, di gente che vive solo per lei o per lui, in quanto crede molto in se stesso (a prescindere dal fatto che si sbaglia e si esalta, in quanto non conosce se stesso, ma solo la sua immagine più conveniente). Narciso è disgustato da coloro che soffrono a morte per amore, da coloro che non vogliono vivere nell’indipendenza e nella libertà perché sono innamorati a tutti i costi, costi quel che costi. Narciso punta su se stesso, sulla sua atostima (anche se quando diventa patologico scambia se stesso per un personaggio, e quindi non trova se stesso). Comunque sia, se non si vuole tutto da lui/lei,  risulta molto disponibile a dare tanto, ma questo fino a quando non gli si chiede TUTTO, cioè fino a quando qualcuno innamorandosi di lui/lei non voglia farlo suo, possederlo/a,  in nome dell’amore esclusivo.

Poussin, Eco e Narciso

Poussin, Eco e Narciso

Ora si dirà che chi si innamora di un narcisista patologico è uno stupido e quindi poi è giusto che la paghi. Non sono d’accordo, credo che invece chi si innamora abbia un ‘basso narcisismo’ (ferita narcisistica) e vede nell’eccessivo narcisismo dell’altro una possibilità di curarsi. Nel contempo si rende conto che l’alto narcisismo dell’altro nasconde notevoli fragilità, e quindi si sente protettivo e curativo. E’ dunque EROS che è il dio dell’amore, l’energia di legame che viene messa spontaneamente in gioco per equilibrare narcisismo basso e narcisismo alto. Ma quando il Narcisismo patologico è troppo basso o troppo alto Eros è destinato a soccombere. Infatti nel mito Eros è spesso in conflitto con Narciso. E’ un conflitto che si può sanare solo attraverso un buon equilibrio tra amore per se stesso (narcisismo sano) e amore per l’altro (relazione oggettuale). La ‘ferita narcisistica’ è una ferita nell’amore, determinata da una difficoltà affettiva con i genitori. Quindi non ci si rende conto che nell’innamorarsi si tende a voler rigenerare un attaccamento originario ferito, cosa che poi viene ‘punita’ da Narciso (sebbene ciò possa risultare odiosa ad EROS).

Se Narciso si rende conto che un’altra persona vive solo per lui/lei, interpreta ciò come se gli si stessero succhiando l’energia – l’immagine del VAMPIRO si inverte, è l’innamorato il vero vampiro, non lui/lei che fugge, e allora se il ””vampiro innamorato”” lo assedia e lo rincorre allora Narciso diventa cattivo, anche molto, ma anche perché ha paura dell’amore come forza che può limitare la sua esistenza in funzione di un altro, il quale viene vissuto come uno che si appoggia a lui/lei per affossarlo e impedirgli di fare la sua vita.  Purtroppo a volte il narcista HA RAGIONE ANCHE LUI/LEI, ciò è evidente quando si innescano dinamiche di dipendenza ansiogene e depressive che tendono ad inglobarlo in legami ove viene vissuito come un mega ansiolitico/antidepressivo vivente che l’innamorato avrebbe assoluto diritto/bisogno di ingollare, altrimenti il narcisista che non accetta di fare da psicofarmaco diventa uno sporco mostruoso vampiro da odiare… eppure anche stranamente da amare, perché non se ne può fare a meno… allora il narcisista diventa sempre più cattivo, vuol far capire all’altro che lo stra-ama pur odiandolo, che non è uno psicofarmaco umano, ma un micidiale veleno, allora gli fa del male, e poi gli fa del bene,  e poi di nuovo del male, al fine di fargli capire che non può fargli solo del bene, che non può legarsi nell’amore perché la sua vita è sotto il segno di Narciso, nel bene e nel male, e non può farci nulla.

httpv://www.youtube.com/watch?v=O8K9AZcSQJE

Ora, intendiamoci, non sto dicendo che bisogna considerare i narcisisti patologici e affini, come maestri di vita, ma che nella loro negatività, come in ogni negatività bisogna saper individuare  principi curativi che possono essere compresi e impiegati. Non è forse vero che tante importanti medicine vengono tratte da sostanze velenose? Però affinche ci possa essere la cura non basta individuare la propria malattia come un contagio subito da un’altro/a, seppure ciò  c’è stato bisogna individuare le proprie debolezze per una buona terapia. Bisogna capire il proprio problema che ci ha resi vulnerabili ai problemi di un altro. Certamente, per fre un esempio, un terremoto è un evento spaventoso e disastroso, è innegabile, però bisogna anche capire che ci sono strutture che crollano e altre no, e questo dipende dalle rispettive fondamenta, non dal terremoto… (fuor di metafora, dal terremoto sentimentale provocato da un eventuale narcisista patologico).

 maxernst22Nasce così la catarsi (la purificazione) nel quadro di una tragedia amorosa immensa, dove ciascuno deve assumersi la sua responsabilità psicologica, altrimenti l’esito può essere fatale… se non ci si assume  – anche – le proprie responsabilità e ci si trascina nel vittimismo  l’infelicità duratura e garantita diventa lo scenario totalizzante di una vita che si vive una volta soltanto… che peccato!  In effetti la differenza tra le pene dell’inferno e quelle del purgatorio è minima, in entrambi casi si soffre moltissimo, solo che dall’inferno non si esc, ma dal purgatorio sì. E come mai? Perché chi vive la sofferenza come un purgatorio è consapevole delle sue responsabilità, quindi espia, si purifica e sta meglio, chi è all’inferno non capisce la sua propria responsabilità e si dispera tutto il tempo. Bisogna allora smettere di tormentarsi nel vittimismo e nell’ansia di vendetta e pacificarsi dentro se stessi e poi, forse, un giorno lontano, anche l’uno con l’altro (ma non è affatto indispensabile, va anche bene non rivedersi mai più con certe persone, almeno fino a quando sono troppo negative).

Forse chi è capace di amare e di legarsi ha dato al narcisista un insegnamento importante, che capirà quanto più riuscirà a guardarsi dentro (e non solo a farsi guardare e ammirare da fuori, come ‘The Artist’, il narcista ‘compensato’ di successo, che poi crolla al minimo insuccesso di facciata)… ma forse anche chi è capace ad amare deve imparare qualcosa dal narcisista e cioè un senso di indipendenza, di autovalorizzazione e di autostima – che si basa anche entro una certa misura nella capacità di costruirsi un proprio personaggio, di recitare un po’ nel teatro della vita, per piacersi e rendersi piacevoli.  Perciò chi è capace di stra-amare deve imparare a non buttare via se stesso  in nome di un amore consistente in forme dia attaccamento patologico e morboso (per un narcisista per giunta, il qual disprezza una cosa del genere, e poi la fa pagare cara).

Perciò la diade fatale tra il narcisista e l’amante (con FERITA NARCISISTICA, cioè povero di narcisismo), riguarda due forme di patologicità che dovrebbero compensarsi; una forma, quella dello stra-innamorato -‘IPO-narcisista’ – riguarda l’attaccamento patologico; quella  invece del narcisista-IPER, come ben  sappiamo consiste nel disattacamento patologico.

 Insomma si può essere patologici nell’attaccamento, sia per eccesso e sia per difetto, perciò l’unione di queste due forme provoca spesso una malattia e una sofferenza fortissime … EPPURE QUESTA MALATTIA CONTIENE ANCHE IN SE STESSA LA CURA — la patologizzazione, cioè l’espressione malata della relazione che c’è nell’uno e nell’altro devono risolversi attraverso una compensazione, un riequilibrarsi l’uno con l’altro… (parlo dell’altro dentro se stessi, in quanto altro introiettato, e non necessariamente di fare la pace con l’altro come altro essere). Insomma, questa ‘infernale coppia’, affinché arrivi almeno al purgatorio,  uno dei due partner (l’ipo-narcisista iper-amante)  deve diventare PIU’ NARCISISTA, mentre l’ALTRO (l’iper-narcisista ipo-amante) deve diventare MENO NARCISISTA (anche se per il narcisista ciò è spesso molto più difficile). Tuttavia, ripeto che non è determinante, anche se è auspicabile, che avvenga una qualche pacificazione tra le due persone della relazione, ma è essenziale che avvenga dentro se stessi, che ciascuno abbia imparato qualcosa dalla lezione dell’altro… ecco allora che chi ha sofferto per la relazione distruttiva e delusiva con un narcisista, guarirà (purtroppo dopo una inevitabile sofferenza purgatoriale) quando avrà imparato qualcosa da ciò, e avrà quindi imparato in che senso un narcisista può essere anche un NARCISISTA BRAVO!

Un’esposizione di Pier Pietro Brunelli su MODA, NARCISISMO e AMORE

httpv://www.youtube.com/watch?v=j9sJ3m4oAKc