Pier Pietro Brunelli è psicologo-psicoterapeuta, semiologo e specialista della comunicazione (con una prima laurea al DAMS con il Prof. Umberto Eco e una specializzazione in Università Cattolica).
Lavora da molti anni come Psicoterapeuta di orientamento junghiano a MILANO (zona Navigli) , ROMA (zona Barberini) e di tanto in tanto anche a GENOVA (zona Foce).
La sua formazione psicologica deriva anche dalle attività che ha svolto come docente/formatore per diverse Università, Centri Studi e Aziende in Italia e all'estero (Psicologia e Semiotica per la Comunicazione, il Marketing, il Design, la Moda, e lo spettacolo).
Dirige il Collettivo Culturale Albedo, per il quale coordina il blog www.albedoimagination.com (vedi anche gruppo #Albedoimagination in FB) che offre servizi informativi di psicologia, arte, cultura e ospita forum di auto-aiuto assistito. Conduce incontri e seminari di teatroterapia secondo gli insegnamenti di Rena Mirecka e del Parateatro grotowskiano.
Ha pubblicato numerosi articoli, saggi e libri con i seguenti editori: Allemandi, Arcipelago, Bulzoni, Carocci, Edizioni Scientifiche italiane, Feltrinelli, Lithos, Lulu, Moretti & Vitale, Ikon, Lindau, Progetto Editrice, Pedagogika, Rizzoli, UPSEL.
Dottore
la segue da un po’ ma lei non pone Mai l’accento sulla “malattia” delle vittime del narcisista ( io sono stata una di quelle.) la malattia si chiama “codipendenza”. Vivo negli Stati Uniti e dopo molto soffrire sono guarita perché il mio terapeuta qui mi ha trattata anche a me da malata. L’unico manuale da scrivere, caro dottore se vuole veramente aiutare le persone che sono in questa relazione con un narcisista è’ un manuale su come iniziare e continuare è mai rompere il “NO CONTACT”. I metodi sono tali e quali del recupero dell’alcolista o del tossicodipendente.Solo la realizzazione della nostra malattia -la codipendenza- che è come un microchip nel nostro cervello che ci spinge a mandare il messaggio, a rispondere alle sue telefonate ad esserci ancora.. Quando sentiamo questo impulso dobbiamo dargli un nome: è’ la nostra malattia che parla. E bisogna sempre ricordarsi che vale the Law of Addiction: basta un bicchiere e si ridiventa alcolisti. Quindi NO CONTACT significa non vederlo non sentirlo non frequentare gli stessi amici, non andare nei posti dove lo si può’ incontrare non chiedere di lui, non frequentare la sua famiglia, non accettare la carta dell’amicizia. Ma poche parole non bastano perché ripeto la nostra è una vera e propria malattia e come tale va presa.
Saluti
L’importante che per lei sia andata bene. Poi per arrivare al no contact ci vuole un po’ di lavoro che cambia caso per caso. Poi devo dire che io ho sempre insistita sulla ferita narcisistica e l’attaccamento morboso che si viene a creare. Ho usato la metafora del ‘porgere il collo al vampiro’ per far comprendere come si diventi poi vittime di se stessi e del proprio vampiro interiore. Comunque sono d’accordo sul no contact, il punto è che però bisogna arrivarci. Inoltre non si tratta solo di liberarsi dal ‘vampiro esteriore’, ma di trasformare la sofferenza in una esperienza di crescita e trasformazione personale che riabilita rispetto a un nuovo modo di sentire e di vivere l’amore.
Grazie del contributo e cordialissimi saluti
Sono d’accordo su quello che lei dice. Io stessa soffro da anni di questa dipendenza. Una psicologa mi ha fatto notare il mio comportamento quando l’uomo in questione mi riempiva di parolacce e io pur nonostante lo chiamavo per chiedergli di tornare. Questa nn e ‘ pazzia? Ma da questo ho a poco a poco imparato a resistere. Chissà forse un giorno riuscirò a rompere definitivamente il cordone.
Buondi, per meno teoria è più sul “come fare” quale mi cosiglia tra quest’ultimo e il primo sugli amori distruttiv e vampirizzanti? Grazie
Questo è molto utile, ci sono molti consigli pratici – provi a fare il test gratuito alla fine dell’articolo. Quello azzurro è anche valido, ma più sintetico.