SCRIVERE COME AUTOTERAPIA
Questa pagina raccoglie ispirazioni poetiche e creative dei partecipanti di Albedoimagination con una motivazione espressiva e autoterapica. Si possono inviare brevi racconti, parole e pensieri in versi, riflessioni e testimonianze che consentono di approfondire stati d’animo e visioni del mondo.
Scrivere su cose immaginarie, fantasiose o che riguardano i propri vissuti, i ricordi, le situazioni della vita, è psicologicamente  terapeutico perché rende noi stessi e gli altri più sensibili e più aperti alla comprensione di sentimenti, valori e idee.
Scrivere come autoterapia aiuta anche i lettori a capirsi e a riflettere. Una cosa bella e interessante è anche avere la possibilità di conoscersi e scambiare idee con altri che a loro volta scrivono con una motivazione autoterapiaca.
In un’epoca dove tutto  tende a diventare esteriorità, consumismo e narcisismo, è terapeutico ciò che invece ci permette di nutrire il nostro mondo interiore, e di condividere nella libertà e nella donatività ciò che viene sentito con anima e sincerità – si legga ad es. queto breve articolo di Corriere Salute. https://www.corriere.it/salute/neuroscienze/21_novembre_16/sul-corriere-salute-terapia-scrittura-come-funziona-chi-serve-461c8ea0-43a1-11ec-a435-e4aaec2a817d.shtml
ISTRUZIONI
La pagina può essere commentata nell’apposita sessiione ‘commenti’ – Chi vuole pubblicare qualcosa può intanto farlo nei commenti –  Successivamente, una redazione di Albedoimagination si riserva di pubblicare nella presente pagina i contributi più adatti. I testi devono essere ‘brevi’ e possono essere accompagnati da immagini autoprodotte (foto o disegni) – I racconti non devono riguardare dati sensibili  personali, propri e di altri – i linguaggi devono essere educati e rispettosi dei principi di non violenza, della non discriminazione sociale, razziale, religiosa  e di genere.
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RACCOLTA DI SCRITTURE E IMMAGINI PROPOSTE DAI PARTECIPANTI AD ALBEDOIMAGINATION
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IO E ME
BeppeCorbellini
17/03/2023

Era usata di un color verde salvia e me la regalò mio nonno .

Caino fu il mio istruttore , lo chiamavano tutti in questo modo ma non era il suo vero nome , che ora non ricordo .
” Guarda avanti , non guardare la ruota “, risento le sue parole , sempre piu’ flebili e lontane che mi inseguivano , piu’ lente di me ad ogni pedalata mentre prendevo maggior velocita’ , le sue mani protettrici si erano gia’ staccate dal sellino qualche attimo prima e io stavo gia’ volando , imberbe ed esaltato Icaro..
Caino lo conoscevo di vista , forse da sempre .
Lo vedevo passare con la sua moto rossa , sulla lunga sella biposto un plaid …qualcuno mi disse che era la dotazione di serie dei play boy da balera dell’epoca .
Avro’ avuto nove o dieci anni e oggi , a distanza di ” molte lune ” , capisco che l’emozione del momento non mi fu data dal possesso di quel primo mezzo di trasporto ma dalla ventata , finora sconosciuta , di liberta’ e conquista che mi pervase , nell’aver compiuto l’ennesimo passo verso la tavola imbandita del futuro , dalla bici …all’astronave .
Un oggetto lo si può dimenticare e anche perdere , ma l’emozione provata col suo aiuto diventa ” Io ” , rimane incisa sulla pelle e nell’anima , il distacco sarebbe rinunciare a una parte di noi , cancellare dalla memoria un pezzo di vita .
Perche’ sto raccontando tutto questo ?
Semplicemente per il desiderio di scrivere che ho in questo momento , che poi e’ un momento qualsiasi come un’altro , in cui ho bisogno di estraniarmi per vivere in modo nuovo e diverso la solitudine , per farmela ancora piu’ compagna e amica .
Diventare il mio interlocutore , uno dei preferiti , alternarsi nei punti di vista di un amichevole dialogo , interrogarsi e rispondersi , approvare o criticare , una solitaria partita a scacchi alternando ad ogni mossa i lati della scacchiera con la speranza di uscirne vincitore .
Cerco e trovo , nel deposito di robe vecchie che ormai sono diventato , ricordi di ogni genere , alcuni smarriti per incuria o sbadataggine e altri nella speranza di dimenticare il dolore ad essi legato.
Tutti , ricordi piacevoli e non , seguendo una sorte inevitabile , si salderanno tra loro nel rispetto di questa mia logica che tenterò di spiegare e di cui mi assumo le responsabilita’…
I ricordi sono dentro e parte di me , un ” punto di raccolta ” dove , per la inevitabile vicinanza , si ” contagiano ” tra loro diventando scene di un’unica pellicola…in poche parole una semplice associazione di idee.
Trovare gli spunti per queste reazioni a catena mnemoniche  , riuscire a ritrovarmi navigando a vista nella nebbia della memoria e a volte controcorrente per le più o meno volontarie resistenze che oppongo non e’ sempre senza fatica  .
Ma già questo pensiero , quello dello sforzo per ritrovarmi , puo’ diventare l’inizio di un nuovo confronto tra ” Io e Me ” , della ricerca di un meritevole vincitore ….
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MIO PADRE
Beppe Corbellini
10/03/2023

Stefano e’ sempre stato taciturno e timido ,  il suo sorriso , nelle poche volte che ricordo di aver visto , un’immagine sbiadita e lontana per il troppo tempo trascorso e la rarita’ dell’evento .

Sembrava un silenzio sterile il suo, quasi di persona assente , ma non lo era , era bensi’ una forma di meditazione in cui si rifugiava per raccogliere e riordinare i pensieri , dove organizzare la logica scaletta da rispettare per concretizzare il personale concetto di vita .
Gli argomenti di dialogo   , quasi sempre di carattere pratico visto da un’ottica esistenziale, venivano proposti con delicatezza , quasi con timore di creare disturbo nelle risposte ai miei interrogativi, trasparivano  spesso il rispetto e la comprensione  che abitavano il suo carattere , corredate a volte da citazioni impensabili in lui per le basilari  scuole frequentate.
Stefano era una ” brava ” persona e detta cosi’ , vista con lo sguardo di oggi , la definizione , pur essendo omnicomprensiva , e’ troppo riduttiva , ma a quel tempo  il suo modo di essermi padre non bastava all’altro io …che fui io .
La ” serieta’ ” che lo abitava lo raffigurava immerso in un mondo grigio e distante dal mio , con la vista oscurata sui colori che avrei voluto condividere con lui .
Il grigio come ambiente , in cui mi sentivo , forse inconsciamente ,  risucchiato , pareti monocromatiche costruite di colore , tana non solo del corpo ma anche dello spirito .
In quel posto e in quel modo  aveva deciso di vivere , forse  incapace di immaginare alternative , da quel posto e a suo modo dimostrava  amore nell’unico modo da lui conosciuto e che io , allora , non ero in grado di capire e apprezzare .
La mitezza d’animo e l’affetto a volte troppo indulgente nei miei confronti,  anche in quei momenti in cui avrei desiderato una punizione che lenisse i miei  sensi di colpa , lo portava ad atteggiamenti  che la comprensione di oggi , portatami in regalo dagli anni ,  capirebbe e  perdonerebbe facilmente.
Ai tempi di Via Marsala e fino a qualche anno dopo questo non succedeva , anzi , la severita’ del giudizio nata dalla immatura ciecita’ riusciva a vedere solo quel che ” appariva” , l’effetto senza indagare la causa di cui forse non ipotizzavo neppure l’esistenza si trasformava in incomprensioni in cui mi sentivo ingiustamente vittima , sensazione per la quale oggi , se potessi , chiederei perdono .
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VIA MARSALA
Beppe Corbellini
17/02/2023

Il terrazzino al primo piano sporge dalla parete della casa , a perpendicolo sul giardino di Alberto .

Sotto , un grande prato , almeno così lo ricordo , e due enormi magnolie con tanti fiori nella stagione della fioritura e tanti pois bianchi sul verde dell’erba una volta caduti .
La casa era ed e’ in Via Marsala e ci sono vissuto sino alla primavera del 961 , in tempo per vedere il taglio delle due piante e la trasformazione del prato in un campo da calcio .
Dopo questi eventi sarebbe diventato un oratorio , il giardino e i due alberi miei indelebili ricordi .
Alberto ed io non ci eravamo mai conosciuti ne’ frequentati , io conosco il suo nome da allora , lui non ha mai saputo il mio .
Qualche tempo fa’ l’ho fermato per strada , abbiamo parlato con tenerezza del giardino e delle magnolie , ricordava la mia figura sul terrazzo e dicendolo mi ha riportato per qualche istante ” sopra il giardino ” .
Passo spesso in Via Marsala e ogni volta guardo quella casa decisamente brutta e nel breve istante del mio passaggio la pellicola della mia vita si riavvolge presentandomi spezzoni di un vecchio film , fotogrammi alla rinfusa in cui rivedo in cortile la Vespa verde malva di mio padre,  l’Aquilotto che l’avrebbe sostituita per diventare anni dopo il mio primo motorino .
Risento il richiamo del venditore di ghiaccio e il rumore , sotto l’androne leggermente in pendenza , degli zoccoli ferrati di un povero cavallo trainante un carretto , la pena che provavo per lui costretto a movimenti innaturali per scaricare la legna .
All’epoca ero un abitante di un microcosmo nel cuore di una piccola citta’ , con punti di riferimento viventi e parlanti sulla mappa della zona che interagivano con me grazie alla reciproca conoscenza .
La signora Bice con la sua frutta , Dante il droghiere e la macelleria di Pino rappresentavano i vertici di un mio personale Triangolo delle Bermude , limite della mia esistenza .
Nello scrivere questi pensieri penso ai motivi che li fanno riemergere dal passato nei momenti che ritengo giusti , ne’ prima ne’ dopo , solo nei momenti giusti , come la fioritura delle magnolie..
Mi piace pensare che sia il desiderio di vedermi e farmi felice , come i fiori delle magnolie sbocciavano per farsi vedere da me
Queste ” spiegazioni ” mi fanno provare un senso di giustizia nei confronti di quello che ci circonda , quasi un chiedere scusa per la superbia dell’uomo .
L’attribuire forme di intelligenza e volonta’ agli eventi che consideriamo solo naturali potrebbe essere un bagno di umilta’ che ci avvicina a loro .
Pensare che il sole desidera scaldarci e la pioggia rinfrescarci puo’ farci sentire maggiormente parte della natura , dare una tinteggiatura variopinta alla scienza e alla logica ce le fara’ sentire piu’ umane .
Da tempo non abito piu’ la’ , continuo a giocare coi pensieri anche abitando in un’altra via , passo da Via Marsala ricordando due magnolie…