SCRIVERE COME AUTOTERAPIA
Questa pagina raccoglie ispirazioni poetiche e creative dei partecipanti di Albedoimagination con una motivazione espressiva e autoterapica. Si possono inviare brevi racconti, parole e pensieri in versi, riflessioni e testimonianze che consentono di approfondire stati d’animo e visioni del mondo.
Scrivere su cose immaginarie, fantasiose o che riguardano i propri vissuti, i ricordi, le situazioni della vita, è psicologicamente terapeutico perché rende noi stessi e gli altri più sensibili e più aperti alla comprensione di sentimenti, valori e idee.
Scrivere come autoterapia aiuta anche i lettori a capirsi e a riflettere. Una cosa bella e interessante è anche avere la possibilità di conoscersi e scambiare idee con altri che a loro volta scrivono con una motivazione autoterapiaca.
La pagina può essere commentata nell’apposita sessiione ‘commenti’ – Chi vuole pubblicare qualcosa può intanto farlo nei commenti – Successivamente, una redazione di Albedoimagination si riserva di pubblicare nella presente pagina i contributi più adatti. I testi devono essere ‘brevi’ e possono essere accompagnati da immagini autoprodotte (foto o disegni) – I racconti non devono riguardare dati sensibili personali, propri e di altri – i linguaggi devono essere educati e rispettosi dei principi di non violenza, della non discriminazione sociale, razziale, religiosa e di genere.
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RACCOLTA DI SCRITTURE E IMMAGINI PROPOSTE DAI PARTECIPANTI AD ALBEDOIMAGINATION
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LA MARATONA
Le lancette dell’orologio delle date, quello che segna le personali ricorrenze, una volta all’anno gli ricordano l’evento che da sempre lo coinvolge emotivamente senza che ne abbia ben chiaro il motivo…dice Lui.
L’ inizio è l’ autunnale caduta delle foglie, quando le prime vittime della stagione entrante, ingiallite e morte, formano il tappeto per la passerella finale dell’Estate, quella per gli ultimi saluti … la fine il momento della prossima fioritura.
Incontrandomi mi parla delle arboree vesti appassite e il narrare lo rapisce per trasportarlo al pensiero della primavera che verra’, a immedesimarsi nella felicità che attende gli arbusti, da troppo tempo nudi, per la nuova e verde vestizione.
Si immagina con loro, forse anche Lui in marcia nella traversata invernale verso un nuovo sbocciare, che potrebbe anche essere quello della sua vita .
Di questo e di altro racconta e mentre lo fa si smarrisce nella silenziosa vista che sta fantasticando, come se fosse già sulla strada che attende i vecchi legni , nodosi e malfermi sulle stanche radici.
Li paragona, silenziosamente e in cuor suo, ad omerici e mitologici eroi, alle imprese dove la vita è solo uno strumento per realizzarle e non un bene da preservare in indifferenza e ignavia e per questo li invidia.
Vorrebbe essere un maratoneta che sfida se stesso, una maratona nell’inverno dell’anima da misurarsi in ore e giorni e non in metri, una corsa con negli occhi la speranza di arrivare al traguardo e vincere una azzardata scommessa con i suoi ricorrenti dubbi.
Pensa a tutto questo all’inizio di ogni autunno , ma interrogato sul significato e l’importanza che questi pensieri hanno per lui non si sa dare e non sa dare risposta …
Di certezze , dal tanto tempo che lo frequento, credo ne abbia poche e questa mia impressione nasce dal pudore con cui le manifesta ,una maschera per nascondere il timido rispetto che prova per l’altro , il desiderio di non prevaricare pensieri ed opinioni non sue.
Di questo scritto Lui non ne conosce l’esistenza, se lo leggesse approverebbe la scelta dei colori con cui l’ho dipinto e lo farebbe con un sottile e benevolo sorriso di assenso, con il solito silenzio loquace piu’ della parole da interpretare e “ascoltare”.
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IO E ME
BeppeCorbellini
17/03/2023
Era usata di un color verde salvia e me la regalò mio nonno .
Caino fu il mio istruttore , lo chiamavano tutti in questo modo ma non era il suo vero nome , che ora non ricordo .
” Guarda avanti , non guardare la ruota “, risento le sue parole , sempre piu’ flebili e lontane che mi inseguivano , piu’ lente di me ad ogni pedalata mentre prendevo maggior velocita’ , le sue mani protettrici si erano gia’ staccate dal sellino qualche attimo prima e io stavo gia’ volando , imberbe ed esaltato Icaro..
Caino lo conoscevo di vista , forse da sempre .
Lo vedevo passare con la sua moto rossa , sulla lunga sella biposto un plaid …qualcuno mi disse che era la dotazione di serie dei play boy da balera dell’epoca .
Avro’ avuto nove o dieci anni e oggi , a distanza di “molte lune ” , capisco che l’emozione del momento non mi fu data dal possesso di quel primo mezzo di trasporto ma dalla ventata , finora sconosciuta , di liberta’ e conquista che mi pervase , nell’aver compiuto l’ennesimo passo verso la tavola imbandita del futuro , dalla bici …all’astronave .
Un oggetto lo si può dimenticare e anche perdere , ma l’emozione provata col suo aiuto diventa ” Io ” , rimane incisa sulla pelle e nell’anima , il distacco sarebbe rinunciare a una parte di noi , cancellare dalla memoria un pezzo di vita .
Perche’ sto raccontando tutto questo ?
Semplicemente per il desiderio di scrivere che ho in questo momento , che poi e’ un momento qualsiasi come un’altro , in cui ho bisogno di estraniarmi per vivere in modo nuovo e diverso la solitudine , per farmela ancora piu’ compagna e amica .
Diventare il mio interlocutore , uno dei preferiti , alternarsi nei punti di vista di un amichevole dialogo , interrogarsi e rispondersi , approvare o criticare , una solitaria partita a scacchi alternando ad ogni mossa i lati della scacchiera con la speranza di uscirne vincitore .
Cerco e trovo , nel deposito di robe vecchie che ormai sono diventato , ricordi di ogni genere , alcuni smarriti per incuria o sbadataggine e altri nella speranza di dimenticare il dolore ad essi legato.
Tutti , ricordi piacevoli e non , seguendo una sorte inevitabile , si salderanno tra loro nel rispetto di questa mia logica che tenterò di spiegare e di cui mi assumo le responsabilita’…
I ricordi sono dentro e parte di me , un ” punto di raccolta ” dove , per la inevitabile vicinanza , si ” contagiano ” tra loro diventando scene di un’unica pellicola…in poche parole una semplice associazione di idee.
Trovare gli spunti per queste reazioni a catena mnemoniche , riuscire a ritrovarmi navigando a vista nella nebbia della memoria e a volte controcorrente per le più o meno volontarie resistenze che oppongo non e’ sempre senza fatica .
Ma già questo pensiero , quello dello sforzo per ritrovarmi , puo’ diventare l’inizio di un nuovo confronto tra ” Io e Me ” , della ricerca di un meritevole vincitore ….
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MIO PADRE
Beppe Corbellini
10/03/2023
Stefano e’ sempre stato taciturno e timido , il suo sorriso , nelle poche volte che ricordo di aver visto , un’immagine sbiadita e lontana per il troppo tempo trascorso e la rarita’ dell’evento .
Sembrava un silenzio sterile il suo, quasi di persona assente , ma non lo era , era bensi’ una forma di meditazione in cui si rifugiava per raccogliere e riordinare i pensieri , dove organizzare la logica scaletta da rispettare per concretizzare il personale concetto di vita .
Gli argomenti di dialogo , quasi sempre di carattere pratico visto da un’ottica esistenziale, venivano proposti con delicatezza , quasi con timore di creare disturbo nelle risposte ai miei interrogativi, trasparivano spesso il rispetto e la comprensione che abitavano il suo carattere , corredate a volte da citazioni impensabili in lui per le basilari scuole frequentate.
Stefano era una ” brava ” persona e detta cosi’ , vista con lo sguardo di oggi , la definizione , pur essendo omnicomprensiva , e’ troppo riduttiva , ma a quel tempo il suo modo di essermi padre non bastava all’altro io …che fui io .
La ” serieta’ ” che lo abitava lo raffigurava immerso in un mondo grigio e distante dal mio , con la vista oscurata sui colori che avrei voluto condividere con lui .
Il grigio come ambiente , in cui mi sentivo , forse inconsciamente , risucchiato , pareti monocromatiche costruite di colore , tana non solo del corpo ma anche dello spirito .
In quel posto e in quel modo aveva deciso di vivere , forse incapace di immaginare alternative , da quel posto e a suo modo dimostrava amore nell’unico modo da lui conosciuto e che io , allora , non ero in grado di capire e apprezzare .
La mitezza d’animo e l’affetto a volte troppo indulgente nei miei confronti, anche in quei momenti in cui avrei desiderato una punizione che lenisse i miei sensi di colpa , lo portava ad atteggiamenti che la comprensione di oggi , portatami in regalo dagli anni , capirebbe e perdonerebbe facilmente.
Ai tempi di Via Marsala e fino a qualche anno dopo questo non succedeva , anzi , la severita’ del giudizio nata dalla immatura ciecita’ riusciva a vedere solo quel che ” appariva” , l’effetto senza indagare la causa di cui forse non ipotizzavo neppure l’esistenza si trasformava in incomprensioni in cui mi sentivo ingiustamente vittima , sensazione per la quale oggi , se potessi , chiederei perdono .
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VIA MARSALA
Beppe Corbellini
17/02/2023
Il terrazzino al primo piano sporge dalla parete della casa , a perpendicolo sul giardino di Alberto .
Sotto , un grande prato , almeno così lo ricordo , e due enormi magnolie con tanti fiori nella stagione della fioritura e tanti pois bianchi sul verde dell’erba una volta caduti .
La casa era ed e’ in Via Marsala e ci sono vissuto sino alla primavera del 961 , in tempo per vedere il taglio delle due piante e la trasformazione del prato in un campo da calcio .
Dopo questi eventi sarebbe diventato un oratorio , il giardino e i due alberi miei indelebili ricordi .
Alberto ed io non ci eravamo mai conosciuti ne’ frequentati , io conosco il suo nome da allora , lui non ha mai saputo il mio .
Qualche tempo fa’ l’ho fermato per strada , abbiamo parlato con tenerezza del giardino e delle magnolie , ricordava la mia figura sul terrazzo e dicendolo mi ha riportato per qualche istante ” sopra il giardino ” .
Passo spesso in Via Marsala e ogni volta guardo quella casa decisamente brutta e nel breve istante del mio passaggio la pellicola della mia vita si riavvolge presentandomi spezzoni di un vecchio film , fotogrammi alla rinfusa in cui rivedo in cortile la Vespa verde malva di mio padre, l’Aquilotto che l’avrebbe sostituita per diventare anni dopo il mio primo motorino .
Risento il richiamo del venditore di ghiaccio e il rumore , sotto l’androne leggermente in pendenza , degli zoccoli ferrati di un povero cavallo trainante un carretto , la pena che provavo per lui costretto a movimenti innaturali per scaricare la legna .
All’epoca ero un abitante di un microcosmo nel cuore di una piccola citta’ , con punti di riferimento viventi e parlanti sulla mappa della zona che interagivano con me grazie alla reciproca conoscenza .
La signora Bice con la sua frutta , Dante il droghiere e la macelleria di Pino rappresentavano i vertici di un mio personale Triangolo delle Bermude , limite della mia esistenza .
Nello scrivere questi pensieri penso ai motivi che li fanno riemergere dal passato nei momenti che ritengo giusti , ne’ prima ne’ dopo , solo nei momenti giusti , come la fioritura delle magnolie..
Mi piace pensare che sia il desiderio di vedermi e farmi felice , come i fiori delle magnolie sbocciavano per farsi vedere da me
Queste ” spiegazioni ” mi fanno provare un senso di giustizia nei confronti di quello che ci circonda , quasi un chiedere scusa per la superbia dell’uomo .
L’attribuire forme di intelligenza e volonta’ agli eventi che consideriamo solo naturali potrebbe essere un bagno di umilta’ che ci avvicina a loro .
Pensare che il sole desidera scaldarci e la pioggia rinfrescarci puo’ farci sentire maggiormente parte della natura , dare una tinteggiatura variopinta alla scienza e alla logica ce le fara’ sentire piu’ umane .
Da tempo non abito piu’ la’ , continuo a giocare coi pensieri anche abitando in un’altra via , passo da Via Marsala ricordando due magnolie…
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COMPLEANNO
Beppe Corbellini
Sono piu’ ottanta che settanta… Tempo di inventario, bilanci e saldi. Lunga alternanza di momenti meritevoli di ricordo ed altri di oblio, vissuti con piacere o superati con fatica, da rileggere in una luce piu’ onestamente oggettiva. Meriti e demeriti da distribuire equamente, non solo alle proprie capacita’ i primi e alle altrui incomprensioni i secondi. Invendute giacenze di magazzino, modelli di pensiero non compresi e taglie di misure sbagliate, tutto da addebitare…al vivere e nonostante questo la “ditta” e’ ancora in piedi! Ripartire da politiche diverse, valutare da ottiche alternative, tornare sul “mercato” prima che siano piu’ novanta che ottanta…
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