CARNA E IL CARNEVALE DELLE DONNE.
Psicomitologie del riso e del sapere femminile
(Primo Premio Kafka Saggi 2016 – Roma, Lithos edizioni).
Se fossi stato una donna quasi certamente non avrei scritto questo libro nello stesso modo, ma sono certo che lo leggerei… (l’autore).
PARTECIPATE CON COMMENTI E TESTIMONIANZE– QUESTA PAGINA E’ APERTA A TRATTARE OGNI QUESTIONE DI SESSO, PASSIONE, CONTRADDIZIONE, OMBRE… PER LIBERARCI DAI VAMPIRI DENTRO E INTORNO A NOI… COME INSEGNA L’ANTICA SAGGEZZA DEL CARNEVALE, SORRETTA DA UN’ ARCHETIPICA SAPIENZA FEMMINILE…
1° Premio Kafka saggi – Recensione Dr.ssa Rita Mascialino
Il libro di Pier Pietro Brunelli Carna e il Carnevale delle donne – segue a Carnevale e Psiche (Moretti & Vitali, 2008) – si sviluppa come studio dedicato al principio di sapientia femminile che sorregge la cultura salutare e conviviale del Carnevale. Questo libro studia il continuum Carnevale-Quaresima come tradizione che accompagna ed esprime processi di trasformazione rigenerativi della psiche individuale e collettiva. In modo specifico viene proposta una riflessione sulla psicomitologia del riso femminile in chiave archetipica junghiana.
Si apre un excursus che attraversa molte questioni riguardanti la donna nell’anima, nella società e nella storia: la coppia, il matrimonio, la sessualità, il parto, l’amore, la danza, l’immaginazione, l’autostima, il conflitto interiore e con gli altri, la guarigione… Il Carnevale unica tradizione anti-misogina esprime nel profondo la sapienza selvatica e lunare di Artemide ed Ecate e del loro corteo di ninfe magiche, creative e indipendenti, tra le quali Carna.
Da ciò viene affermata l’ipotesi che la parola Carnevale derivi dalla ninfa/dea Carna, carissima ai romani in quanto protettrice degli organi vitali, dei neonati e capace di allontanare gli incubi. Dunque, il femminile nel Carnevale è considerato secondo il mondo immaginale e ninfomanico di Artemide, oltre la follia orgiastica delle baccanti e del dionisiaco. Si resta toccati da un’ originaria ‘sapienza ridente’ femminile espressa dalle ninfe, ma anche da Sara, Baubo, Beatrice, ed in ultimo dalla più misteriosa femme fatale di tutti i tempi (qui la lasciamo ‘mascherata’).
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GRAZIE da ALBEDOIMAGINATION!
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ECCO L’INDICE DEL LIBRO… segue un breve audiovisivo tratto da una presentazione del libro a Roma, e ‘dulcis in fundo’ un divertente video culturale sul Carnevale intitolato: MISTERIUM CARNEVALIS!
Ouverture Ad ogni Carnevale: ‘Tremate, le ninfe son tornate!’ p. 8
I) Sapienza, gioia e forza del riso femminile p. 14
Il riso di Sara e delle Veneri paleolitiche – Carna, il corpo e Simone de Beauvoir – Baubo, la madre ctonia e contadina – Beatrice, la sublime ridente tra Carnevale e Quaresima – Le terribili risate di sfida della Grande Madre – Draghi materni e ‘maschere-persone’
II) Carnevale nel nome della madre p. 22
L’etimologia sospetta della parola “Carnevale” un caso di misoginia? – Chiesa e Colombine – Maschere femminili – Donne tra satira, provocazione e autocanzonatura – Dionisismo o lasciamole sfogare? – Il Carnevale interiore, le donne divinatrici e quelle che provocano – Sapienza femminile e alchimia carnevalesca – Travestimenti e inversioni sessuali – Ermafroditismo e anima nella Sartiglia di Oristano
III) Il principio femminile nel Carnevale, tra follia menadica, sapienza lunare e ninfomania p. 35
La Sapientia femminile, la Chiesa e il Carnevale – Carna: e la ‘carne’ del Carnevale – Verginità, creatività e libertà del sapere femminile – Maria, Artemide e la ‘realtà del mistero’ – Carna, il Carnevale e la luna – Dionisismo femminile e inconscio carnevalesco – Hermes/Mercurio, Dioniso e le ninfe – Le ninfe e le fantasie eccitate – Carna guaritrice psicocorporea e psicosociale – Baccanti assatanate e ninfomani carnevalesche – Pippi Calzelunghe, le ninfe e la morale -Personaggi femminili nella fantasia popolare – Ispirazioni per mascherarsi al femminile
IV) Sapienza selvatica e artemidea nell’Animus di Carnevale p. 62
Donne, folklore e carnevali medievali – Streghe e maschere – Dalla donna viene l’uomo… Gilgameš – Gli equivoci del matriarcato e la nascita dell’uomo – A Carnevale sessualità anche senza maternità – La fame di cibo simbolico del Puer/Puella – La selvaticità femminile tra il sacro e l’istinto – Carnevale e il lato oscuro della gravidanza – Carnevale come ‘dinamo’ e non come ‘valvola di sfogo’ femminile – Questioni di Animus, femminile e di relazione con il maschile – Padri buffi e terrificanti – Madri buffe e terrificanti
V) Quando le donne danzano sotto la luna del Car/naval… p. 81
Carnevali e carri navali al femminile – La danza tra istinto e anima – La ‘danza che ride’, a Carnevale e nei miti artemidei – Baccanti e ninfe danzanti – Carnevale per la libertà di danzare e delle donne – Il carro navale di Beatrice – Carnevale ‘purgatorio’ nell’Umana Commedia – Un carro d’Amore, Altruismo e Allegria – Il Carnevale oggi, secondo Sophia
VI) Carna una dea cardinale: salutare e pro-Carnevale p. 96
Carna nell’antica Roma – Le Carnalie e il calendario delle feste alla romana – Carna nei Saturnalia – Carna nei Fasti e nel ‘cardine del cuore’ – Carna e connessione corpo-mente – La medicina e la dea Circe (madrina di Carna) – Le donne guaritrici – Il continuum Carnevale-Quaresima come cura collettiva e individuale
VII) Carna e il Carnevale delle ‘kattive’: antimaschilista e antivittimista p. 110
L’Ombra femminile, tra proiezione e trasformazione – Salomé e le Kattive – L’aggressività femminile nel mito e a Carnevale – Autocanzonatura femminile vs vittimismo – Autocoscienza e senso di colpa femminile – L’Ombra mascolinizzata e antisociale nel femminile – Carnevale proto-femminista? – Le maschere della ‘femmina balba’ e di Matelda – Femme fatale, sirene e tritoni – Maschere seduttive tra proiezioni e complessi – Metis, Atena e le maschere gorgoniche
VIII) Provocazioni erotiche, stupro… o Carnevale? p. 129
Spauracchi sessuali – Provocazioni erotiche di Carna e delle ninfe – Giano lo stupratore… ‘adescato’? – La doppia maschera di Giano – Stupri dell’ anima e terapia carnevalesca – Principi azzurri ‘diabolici’- Carnevale erotico o afroditico? – Ninfe e fauni interiori
IX) Carnevale e il sesso spiritoso e spirituale p. 142
Foemina ludens – Il simbolismo orgiastico del Carnevale – Sesso, riso e paure – Macabre e buffe stramberie – Sessualità e spiritualità – Il machismo carnevalizzato – Edipo e la maschera della Sfinge
X) Agostino l’ anti-Carna (sospetta prostituta) p. 154
Carnem levarem o CARNA levarem? – Perché Agostino nomina Cardea, ma mai Carna? – Secondo Agostino Carna era una prostituta – Misoginia e interessi politico-economici nel medioevo – Misoginia pre-cristiana in terra, ma non nei cieli – Mitologie archetipe del femminile trasformativo
Ad libitum Carnevalsovramagnificentissimamente… La ‘Foemina ludens’ a Carnevale… se la ride! p.163
Saper ridere – Il riso nella sapienza femminile – Deridere, ridere e volersi bene – Antichi can can, donne celesti e femme fatale -La Gioconda sta per scoppiare a ridere!
Bibliografia p.172 Indice dei nomi p.185
Questo libro è dedicato ad Adriana Mazzarella, medico pediatra e psicoterapeuta junghiana. In seguito agli incontri di ricerca da lei presieduti presso la sede del CIPA (Centro Italiano di Psicologia Analitica) di Milano sono nate diverse ispirazioni e considerazioni intorno al ‘Principio di sapienza femminile’, qui rielaborate in riferimento al senso profondo del Carnevale.
Un sentito grazie alle donne che con i loro pareri, competenze e testimonianze hanno contribuito ad ispirare e ad approfondire i temi di questo libro:
; Sonia Barillari (Docente Filologia Romanza); ; Ewa Benesz (Maestra del Parateatro); Marina Elena Bernocchi (Dottoressa Lettere e Filosofia); Daniela Rita Bonelli (Dr.ssa in Economia e Commercio-Internal Auditor RAI); Daniela Brambilla (Psicoterapeuta); Caterina Caenazzo (Psicopedagogista – Formatrice); Marcella Calabrò (Odontoiatra); Lolla Camboni (Insegnante Yoga – Contadina); Patrizia Carmassi (Ricercatrice in Storia Medievale); Patrizia Casalloni (Pedagogista); Ada Cattaneo (Filosofa – Sociologa dei consumi); Anna Cavallaro (Fisioterapista); Cristina Colombo (Regista teatrale); Barbara Coscia (Erborista – Ecologista); Mirella Costa (Esperta Psicloga Analitica); Iolanda D’ Ambrosio (Operatrice sanitaria); Patrizia dell’Orto (Psicologa); Manuela Dolcemascolo (Attrice); Gabriella Egger (Psicoanalista); Marina Faedda (Neuropsichiatra infantile); Lella Falivene (Psicomotricista); Gabriela Federico (Avvocato);; Irene Imperatore (Infermiera – Arteterapeuta); Cristina Lazzati (Giornalista); Luisa Ledda (Agronoma – Ecologista) ; Lia Mulas (Insegnante); Daniela Peiranis (Avvocato); Lina Orsolina (Manager tempo libero); Gabriella Salmè (Pittrice); Francesca Smith (Imprenditrice); Alessandra Spiga (Agronoma – Ecologista); Tiziana Spinoza (Medico – Specialista endocrinologia); Renata Storace (Giornalista); Laura Tettamanzi (Massmediologa); Laura Toffolo (Maestra yoga della risata); Marisa Vitale (Insegnante); Irena Vujanovic (Sociologa – Arteterapeuta)
Un grazie particolare a Maria Isabel Gonzales (Regista teatrale); Giuliana Lisi (Dr.ssa in Storia del Teatro – Counselor) per il suo contributo redazionale; ad Ornella Palmisano (Architetto–operatrice socioculturale) per aver esortato a scrivere il presente libro; ad Angela Mocciola (Psicoterapeuta – Sessuologa) per il suo contributo in termini di sensibilità e di competenza professionale; a Rena Mirecka (Prima attrice e maestra del Teatr Laboratorium fondato da J. Grotowski) perché è stata la mia più grande insegnante di ‘Sophia attiva’.
Vedi anche il nuovo libro su come creare un’animazione carnevalesca in una ‘realtà del disagio’.
httpv://www.youtube.com/watch?v=Dbqd7k1OnOg
Pier Pietro Brunelli è Psicologo Psicoterapeuta, Semiologo e Specialista della comunicazione (con una prima laurea con il Prof. Umberto Eco). Lavora come psicoterapeuta a Milano e a Genova ed è Presidente dell’Associazione Culturale Albedo. Coordina il blog www.albedoimagination.com che offre servizi informativi di psicologia, arte e cultura e ospita forum di auto-aiuto assistito con professionalità e partecipazione. Ha pubblicato numerosi articoli, saggi e libri con i seguenti editori: Allemandi, Arcipelago, Bulzoni, Carocci, Edizioni Scientifiche italiane, Lulu, Moretti e Vitale, Ikon, Progetto Editrice, Pedagogika, UPSEL – Conduce gruppi di ‘Immaginazione attiva’ (vedi nel blog) per ‘fare Anima’ (j. Hillman).
… sono affamato del tuo riso che scorre (Pablo Neruda)
Bellissimo libro, lo sto leggendo e mi piace molto perchè mi sta permettendo di entrare e ri -entrare in contatto con – tatto con alcuni concetti e parti interne e le loro possibili vesti esterne potendo guardarle anche sotto una diversa angolatura, oltre quella nota e talvolta, in noi “fossilizzata” (in antitesi con la tesi della “rivitalizzazione/vitalizzazione” vibrante in questo libro). E’ per molti versi incredibile come una festa e celebrazione diffusa da tantissimo tempo, se non da sempre, fin dai primitivi che nei loro rituali utilizzano delle maschere, e spesso anche inconsciamente vissuta nei modi più vicini alla sua autenticità (come ad es. ancora oggi in Brasile o in certi paesi anche italiani non ancora del tutto contaminati dalle “sopraffazioni consumistiche” della stessa) sia però ai pù ignota nei suoi significati più veri e rispetto al suo valore espressivo per l’essere umano e la sua connessione con il suo essere “naturale” e parte del tutto che con esso, il carnevale (nel suo continuum con la quaresima) si rigenera potendosi in qusto frangente rompere degli equilibri talvolta imposti da diverse situazioni, personali, interpersonali, sociali, al fine di riemergere poi con una nuova forma armonizzante ed armonia. E’ un libro un pò complesso ma che si fa amare, quando si entra nel tema e forse, secondo me, ci può anche aiutarci ad amarci un pò di più.
Con il carnevale ho sempre avuto un rapporto ambivalente, e guardando al passato, quando ero bambina o ragazzina, mi vengono in mente molti episodi, alcuni piacevoli e altri meno. Nella mia frazione, un paesino in cima ad una collina del Monferrato, quando ero bambina si faceva un bel carnevale, con vari carri che arrivavano dai paesi vicini e, naturalmente, il carro del paese, che rappresentava un tacchino, “biru” in piemontese (il simbolo del paese è appunto un tacchino), ed ogni anno venivano eletti fra i ragazzi e le ragazze del paese, il “biru” e la “bira”, che poi sfilavano sul carro con damigelle e paggetti. Ricordo che un anno la nonna di una delle mie compagne di scuola delle elementari, aveva allenato un gruppo di noi bambine per fare le majorettes, e avevamo poi sfilato, vestite tutte uguali, sia nel carnevale del nostro paese, sia in quelli di paesi vicini. Questi sono i ricordi più belli. Un ricordo che mi evoca invece un po’ di paura è legato a quando ero più piccola, prima di iniziare le elementari: nel paese a valle si era soliti fare un carnevale la domenica successiva le Ceneri, che veniva chiamato “carnevalone”, e anche qui sfilavano diversi carri, fra cui quello del paese, le cui maschere rappresentative erano il “re” e la “regina del fuoco” (il simbolo del paese è una fenice); e, in mezzo ai carri, c’erano anche uomini e ragazzi mascherati su alti trampoli; e questi trampolieri si divertivano ad avvicinarsi minacciosi a noi bambini per spaventarci; ricordo che ne ero letteralmente terrorizzata! Infine, un ricordo un po’ amaro riguarda anni più recenti: facevo la prima superiore, ed ero rimasta amica con una compagna di scuola delle medie che andava ad un’altra scuola superiore; quell’anno in televisione trasmettevano i “Visitors”, che io adoravo, essendo sempre stata appassionata di fantascienza; proposi così alla mia amica di vestirci da “Visitors” e lei accettò di buon grado, anche perché sua mamma era sarta e quindi avrebbe potuto confezionarle il costume; il mio costume lo feci fare da una sarta a cui si rivolgeva mia mamma; una volta mascherate facevamo una discreta figura: costume rosso, con una grossa “V” nera sul davanti, stivaletti neri, ombretto e smalto verde (visto che i “Visitors” erano dei rettili), coriandoli e stelle filanti in bomboletta. Andammo così vestite ad un paio di carnevali, e a quanto posso ricordare ci divertimmo; quando fu la volta del terzo carnevale, però, la mia amica non ne volle più sapere di andare; io cercai di farle cambiare idea, facendole notare che era un peccato non andare, visto che ci eravamo fatte fare apposta i costumi; lei reagì in modo molto brusco, che non mi aspettavo, dicendomi che si vergognava a farsi vedere in giro con me, che le facevo fare brutta figura, e riempiendomi di insulti; da allora non mi rivolse più la parola. Ancora oggi non capisco del tutto il comportamento di quella ragazza, perché fino a quel momento eravamo sempre andate d’accordo; l’unica spiegazione che posso darmi è che ho sempre avuto un carattere molto chiuso e non sono mai stata simpatica e spigliata e quindi credo si riferisse a questo quando diceva che le facevo fare brutta figura nei confronti delle altre persone. Quell’anno io andai comunque da sola ad un altro paio di carnevali, sfilando con il mio costume; dopo di allora, però, non sono mai più andata a nessun carnevale.
Cara Cristina grazie di questo bellissimo commento, secondo me tu sei più aperta a Quaresima, perché la Quaresima non è il tempo della penitenza, ma quello della tranquillità che nasce con l’arrivo della primavera. Il Carnevale è una metafora della vita interiore, è un caos che ci trasforma, ma che poi ci porta a rinascere verso la Pasqua attraverso la Quaresima. Si tratta di immagini che non devono essere necessariamente considerate in senso religioso, sono stati d’anima. Possiamo dire che le persone estroverse si esaltano più facilmente a Carnevale e quelle introverse si esaltano di più nella Quaresima… in fondo è questione di equilibrio tra esaltazione e concentrazione, tra lasciarsi andare e ritornare in se stessi… ecco, l’importante è che certe tradizioni possano essere lette nel loro insegnamento profondo e le piccole ‘storie’ che qui ci hai raccontato esprimono momenti e immagini di vita che hanno un significato delicato e profondo, giacché è nel nostro mondo bambino che c’è una profondità che poi ci porta in alto… ciao,
In linea con queste tematiche, segnalo il libro “La valle delle donne lupo” di Laura Pariani – Einaudi – http://www.einaudi.it/libri/libro/laura-pariani/la-valle-delle-donne-lupo/978880621056
la Ninfa/dea Carna , è anche una guaritrice. Il senso della sapienza delle guaritrici è connesso con la loro tradizionale e antica conoscenza della Natura, tramandata di madre in figlia. la loro veggenza le portava a comprendere l’armonia e le energie dell’universo. Curare non era solo somministrare erbe e pozioni ma individuare il carattere intimo della malattia, uno sguardo magico che intuiva le pene dell’anima. le guaritrici sapevano scovare nel groviglio oscuro che ammala l’anima e scovare nei nascondigli dell’interiorità le radici di quelle forze negative che recano danni alla salute. Le guaritrici possedevano la ” Vista “, lo sguardo che sa tenere conto dello spirituale che pervade la Natura. Sapevano guarire l’anima e le sue crisi. Di conseguenza sapevano guarire il corpo. Hanno colto l’unità, il pensiero olistico, di cui tanto si parla oggi da più parti. L’uomo interagisce con il cosmo. la “strega” guaritrice, ostetrica, levatrice, aggiusta-ossa, chiarovvegente, spesso analfabeta, si occupava della salute della comunità, avvalendosi del dono della vista, dell’udito, del tatto, dell’intelletto, della fantasia, della sensibilità, della percezione dei nessi fra uomo e universo, dell’intuizione. Usava tutto il suo corpo intero per entrare in contatto con la malattia.
Questa sapientia femminile nascosta, sottovalutata, maltrattata, e bruciata nei roghi, insieme a migliaia di donne accusate di blasfemia e stregoneria negli anni della caccia alle streghe ( ben due secoli ininterrotti ), è stata fortemente osteggiata anche da medici e speziali, che si sentivano minacciati nell’esercizio del loro potere….
E’ storia che continua …. ed è una sapienza tanto forte che, nonostante si cerchi di occultarla, da qualche parte sempre emerge… e sulla quale facciamo affidamento.
un caro saluto
Grazie di questo contributo così chiarificante e approfondito. Mi auguro provochi ulteriori interventi e testimonianze, anche non solo teoriche, ma di esperienze e vissuti che possano testimoniare la possibilità di recuperare attivamente e concretamente il principio di guarigione femminile, dentro e intorno a noi.
ho sempre amato il carnevale ‘con la pancia’ , il travestimento liberatorio, la gioia e i colori …e quel suo strano rapporto con la morte che mi pareva di vederci.
ho imparato ad amarlo ‘con la testa’ studiando bachtin,e lo storico carlo ginzburg, ma successivamente. per motivi universitari. è lì ritrovai figure divine di donne, sempre legate al mondo ‘selvatico’, ma anche alla ‘sophia’ . e ritrovai il travestimento patchwork in arleken, re dei morti.
fu una conferma.
intuivo che c’era qualcosa di molto profondo che mi spingeva a esserci a rituali carnevaleschi antichi sopravvissuti in alcuni paesi di provincia (mi viene in mente il ‘baramort’…curiosa processione blasfema in cui si seppellisce il re carnevale, seguendo la sua bara in corteo e pronunciando litanie blasfeme a sfondo erotico, e fermandosi invece che davanti a ogni chiesa…davanti a ogni bar e osteria , in un crescendo di invenzioni e risate sempre più blasfeme e goliardiche-scusate la digressione) .
qualcosa di legato a me come donna e a un senso di ridente liberazione , di ‘accesso alla vita vera’…al suo significato più profondo.
ora tramite Lei e il suo articolo ritrovo con grande gioia quel rapporto con me donna, una me che non sapevo neanche spiegare, che sempre ‘sentivo’ senza parole per dirlo.
una femminilità forte del carnevale.
grazie, ancora grazie di questo approfondimento e delle indicazioni che dà.
è una conferma che va ‘vissuto’ , e anche approfondito ulteriormente.
molte volte invece ho visto nelle persone una certa distanza ; non ci sentivano quello scatenarsi della ‘gioia dentro’, davvero simile a una danza interiore, una sintesi totale che è dell’anima con la vita, che invece ci sentivo io.
grazie ancora.
Cara Antonella per favore mi contatti al 3391472230 in orario lavorativo per scambiare alcune idee a riguardo di niziative culturali su tali argomenti delle quali vorrei renderla partecipe. Un caro saluto. Pier Pietro Brunelli
un caro saluto a tutte/i
io condivido con Brunelli e trovo di fondamentale importanza cominciare a ragionare e soprattutto a e-sperimentare la ” rivoluzione del cuore ” . E lo dico anche come donna , perchè credo molto che tutte le relazioni amorose debbano necessariamente passare dalla via del cuore per essere vissute pienamente. Troppo spesso noi, invece , viviamo relazioni inquinate e disturbate da sentimenti di orgoglio, competizione e da narcisismi che non lasciano spazio ad un’amorevole intesa. quella , per intenderci, che porta all’estasi e all’abbandono pieno all’altro/a . E la questione dell’ ego è centrale in questo percorso. credo che il lavoro a cui siamo chiamati tutti, donne e uomini sia proprio quello della liberazione del cuore, affinchè ci si liberi da ruoli prestabiliti, da immagini e modelli di riferimento che nulla hanno a che fare con la natura di noi in quanto esseri- umani, ma che rispondono a leggi e interessi ben al di fuori di noi e del nostro bene-essere al mondo. bene-essere che inerisce alla felicità, alla verità e all’amore. si parla negli ultimi anni di un risveglio del femminile che porterà al cambiamento. io ne sono convinta per più ragioni. in primis perchè vivo in me un cammino in questa direzione che mi da conferme sempre più importanti, sia perchè sicuramente l’aspetto femminile è stato quello più maltrattato nella storia lontana e, ahimè!, nella storia recente, fino a quello che viviamo oggi in forma aberrante . Gli avvenimenti degli ultimi tempi e l’immagine della donna ( corpo nudo e in vendita al miglior offerente) e anche dell’uomo, (tutto corpo palestrato e virilità, senza nessuna traccia e nessun diritto alla tenerezza ) rimette in campo ruoli e stereotipi sia maschili che femminili che sicuramente non portano ad un equilibrio e ad un’armonizzazione, nè ad un gioco paritario e disinibitorio tra i sessi. il lavoro è dentro di noi, lungo e silenzioso, come il potere è dentro di noi, forte. un abbraccio Ornella
Grazie per questo importante intervento di sintesi che esprime pienamente un argomento centrale per l’evoluzione delle relazioni uomo-donna e più in generale delle relazioni affettive, lungo un cammino di consapevolezza, armonizzazione, creatività e libertà.
Complimento per il tuo commento. Sono certo che il libro gioverebbe moltissimo a te e per l’educazione sentimentale e sessuale di tua figlia… Sai il Carnevale ‘autentico’ è molto diverso da quelli turistico-commerciali. Quando è stat mantenuta o ripristinata una vera tradizione anche gli uomini si danno molto da fare. E’ la festa della vitalità umana, dove però le donne sono le principali protagoniste, perché voi siete più ‘naturalmente vicine al mistero dell’energia vitale. Una Carnevale senza uomini forse sarebbe possibile, ma senza donne sarebbe orrendo… sono riflessioni un po’ assurde, ma ti prego lasciamele fare, nel libro ho approfondito moltissimo, qui vorrei partecipare con più spensieratezza, dato il tema. Però il tema nei suoi aspetti profondi è davvero sorprendente, esprime un’immaensità di contraddizioni, sentimenti, passioni, paure, gioie… è la strana vita umana che viene fuori per ciò che è , senza falsità, con umiltà, con consapevole senso dell’umana tragicommedia.
Perciò Carnevale ci fa capaire lo strano Carnevale che c’è dentro di noi, nel nostro inconscio, che è il nostro mondo capovolto, ed esprime anche la straordinaria sensibilità femminile (che non è solo una questione di sesso biologico, ma sopratutto di trasporto dell’anima-animale che può armonizzarsi in ogni essere umano)
Pier Pietro Brunelli
Psicoterapeuta
Ho trovato molto interessante l’articolo tratto dal libro “Carna e il carnevale delle donne”.
Sarà che, come donna, mi sarebbe piaciuto vivere questa festa bellissima e trasgressiva- rigeneratrice ma, nella metropoli nella quale vivo, purtroppo non è una festa sentita. Anzi, gli uomini si defilano se viene proposta la loro partecipazione ad una festa mascherata perchè presumibilmente si vergognano di apparire mascherati, mentre i bambini vorrebbero viverla pienamente questa festa e divertirsi, anche per le strada e nelle piazze. Infatti ho portato mia figlia ad una festa di paese, qualche anno fa, in cui il carnevale continua ad essere una festa sentita e festeggiata con carri allegorici, majorettes, coriandoli , trombette e bizzarrie varie. Se lo ricorda come il giorno più divertente della sua vita. Perchè a noi adulti , invece, il Carnevale fa tanta paura da averlo abolito dalle nostre tradizioni?