LA CREATIVITA’ DEL PUER AETERNUS NELL’ ARTE CONTEMPORANEA .  
CONSIDERAZIONI  SULLA PSICOPEDAGOGIA E LA CURA DELL’ANIMA

Mirò

Vi sono notevoli relazioni tra l’ espressività del bambino e la creatività artistica del ’900. Ne consegue una riflessione per una nuova psicopedagogia della creatività e delle arti e una rivalutazione  psicoterapeutica dell’archetipo  Puer nell’adulto.

 Nello spirito dell’ arte contemporanea, nei suoi archetipi-guida, vi è una comunanza fantastica ed operativa con la creatività del bambino. Con la  psicologia analitica junghiana si potrebbe dire che questo archetipo-guida è il puer, ovvero quel bambino aeternus che continua a manifestarsi nella psiche adulta, con i suoi capricci, la sua curiosità e la sua voglia di cambiare e di guardare al futuro. L’ archetipo complementare al puer è il senex, cioè il “vecchio saggio”, che è quella parte della psiche che tende alla stabilità, alla conservazione, alla contemplazione nella sicurezza, piuttosto che all’ avventura alla meraviglia fanciullesca.

Quando il senex e il puer (intesi secondo Jung come due regioni archetipiche della psiche collettiva, rielaborate da J. Hillman) si incontrano armoniosamente, allora nasce un sapiente equilibrio, come quello che si rivela nell’ immagine del vecchio e del bambino che si danno la mano lungo le strade della vita e si accompagnano da una generazione all’ altra[1].  CIO’ PRESUME CHE IL COMPLESSO INFANTILE NELL’ADULTO SIA STATO RISOLTO (o quasi), e che quindi l’adulto riesca a far esprimere la sua componente psichica puer, sottratta alle influenze genitoriali del passato. Ricordiamo che EROS è un PUER, un ‘putto’, il quale, porta gioie e dolori con le sue ambivalenze ‘puerili e regressive’, che inibiscono o destabilizzano la vita amorosa adulta. Tuttavia questo putto in Eros e Psiche rende l’anima umana più vicina all’eternità, nel senso originario di Afrodite, la quale nell’amore dei sensi fa esperire il sentimento dell’immortalità divina.   

Nell’ arte del ’900 è senz’altro il puer ad affermare il risveglio dei sensi con la sua creatività ribelle ed innovativa, rompendo senza soluzione di continuità con la tradizione artistica delle vecchie accademie a tutti i livelli di significato, di forma e di funzione estetica.

da una bambina di 4 anni – I 3 pesci.

Da Rimbaud alle avanguardie artistiche les enfant prodige e quelli terrible si susseguono con una ricerca espressiva che presenta notevoli analogie con il mondo infantile. Tali analogie si possono riscontrare innnazitutto in senso antropologico, poiché l’ arte contempopranea sin dalle sue origini tardo ottocentesche è influenzata dallo spirito magico e selvaggio della creatività primitiva, e quindi da una espressività primaria del segno e del gesto, che secondo poetiche e modalità differenti viene esplorata da Gauguin, Kandinskiy, Klee, Picasso – solo per citare alcuni grandi maestri.

Dubuffet, Il can, 1973

Come da molti è stato osservato l’ infanzia filogenetica della specie umana, con le sue potenze inconsce ancestrali, i suoi miti, le sue superstizioni e la sua coazione a ripetere ritualizzata presenta i tratti ontogenetici dell’ infanzia dell’ individuo, ed in tal senso, questi stessi tratti hanno caratterizzato l’ anima puer dell’ arte contemporanea.  E’ evidente in Klee una stilizzazione pedomorfica dei personaggi raffigurati, con grandi teste, mai di profilo, generici dettagli fisiognomici, proprio come nella raffigurazione infantile di persone. Così, anche il cubismo di Picasso e Braque è riscontrabile nel “realismo intellettuale”[2] del bambino che disegna un oggetto evidenziandone ‘cubisticamente’ i diversi punti di vista. In Mirò, il cromatismo e le forme primarie gioiose ed inquietanti esprimono un carattere fiabesco e puerile; e questo stesso carattere fiabesco in una dimensione figurativa e narrativa è evidente in Chagall.

Scuola materna

Dunque, gli esempi di raffigurazioni e tecniche ispirate dall’ archetipo del puer aeternus sono innumerevoli. La primarietà del colore, tipica della espressività trasformatrice che il bambino proietta sul mondo, si evince nella cromaticità soggettiva di Van Gogh e quindi nell’ espressionismo. Il collage, tecnica di grande rilievo nelle arti contemporanee da Max Ernst in poi, così come l’ assemblaggio di materiali di recupero (valga come antonomasia il Merzbau di Kurt Schwitters) sono pratiche consuete dei bambini nell’ uso ludico-creativo dei materiali e degli oggetti.

Paul Klee, The Child

Per avvicinarci al nostro tempo post-moderno e metropolitano, si   può  evidenziare il carattere primordiale e neotenico dell’ arte povera, oppure la goffa ed espansiva trasgressione dei graffiti newyorkesi degli anni settanta-ottanta.  Queti ultimi, quando vengono realizzati di nascosto sulle pareti domestiche da bimbi graffitisti in vena creativa provocano quasi sempre un certo malcontento da parte di genitori ed adulti, soprattutto qualora non riescano a coglierne il senso avanguardistico e socioculturale…

“Come la lucertola rubò il fuoco al giaguaro” disegno di una bambina di 4 anni

Anche nella letteratura e nella poesia le grandi innovazioni sperimentalistiche del ’900 sono quelle intraprese dagli scrittori della spontaneità e del flusso di coscienza. Basti citare Joyce, inventore di parole e di forme di racconto che si perdono in magiche derive di senso, così come solo i neologismi  e le  fantasie dei bambini sanno fare con tanta disinvoltura.

scuola elementare

Dunque il ’900, secolo che ha visto svilupparsi la psicoanlisi e la psicologia – discipline che hanno posto al loro centro i complessi infantili ed ogni sorta di studio dell’ età evolutiva – ha portato questo interesse anche sul piano della creatività artistica. Inoltre gli sviluppi della psicologia infantile, a partire da Anna Freud, Melanie Kleine, Donald Winnicott, si sono susseguiti in modo sempre più raffinato attraverso l’ analisi dei materiali e

Chagall, Cantico dei cantici IV

degli atteggiamenti espressivi prodotti dai bambini, sia durante l’ esercizio propriamente creativo e sia durante il gioco. Del resto l’ esperienza ludica e quella artistica sono pressoché coincidenti nel bambino, ma per molti aspetti ciò è evidente anche a livello artistico, con particolare enfasi nella sperimentazione delle avanguardie e soprattutto nella poetica dadaista e in quelle che secondo varie modalità sono ad essa collegate (si pensi ad esempio alla ludicità collettiva del gruppo Fluxus).

da un bambino del Darfur. fonte Repubblica.it

Gli studi sulla creatività infantile di cui oggi disponiamo  non sono meno sofisticati di quelli relativi alla critica d’ arte, pertanto le possibilità di osservare analogie e parallelismi tra il mondo del bambino e quello dell’ artista contemporaneo sono da intendersi su piani molteplici, e a diversi livelli di approfondimento. Valga l’ esempio della teoria dell’ arte che Gombrich sviluppa proprio a partire da modelli semiotici e di uso del linguaggio osservabili nel comportamento infantile[3]. Oppure per quanto concerne la pratica progettuale si pensi alle sperimentazioni di Bruno Munari, il quale propone una pedagogia generale della creatività che informa di sé e riflette la creatività infantile. Questo scambio di insegnamento bambino-adulto e adulto-bambino si riscontra anche nella pratica del maestro della Bauhaus John Itten, il quale sviluppò la sua teoria del colore e delle forme primarie: triangolo, quadrato e cerchio, attraverso una sua personale ricerca spirituale, ma anche dalla sua concreta esperienza di maestro elementare.

da un bambino del Darfur. Fonte Repubblica.it

Si ricordi che la Bauhaus, la madre delle scuole d’ arte applicata del nostro secolo, costituì una fondamentale esperienza  pedagogica alla quale contribuirono le idee di Pestalozzi, Steiner e Montessori, e da cui la psicologia della Gestalt, riferita allo strutturarsi della percezione e della espressione infantile (Werthemer, Kofka, Köhler) trae un fondamentale insegnamento empirico.

Dunque, le analogie tra il mondo magico-istintuale dell’ infanzia è quello dell’ artista contemporaneo sono riscontrabili sulla base di diversi ragionamenti di ordine estetico antropologico e psicologico, e sono verificabili sul piano pratico e teorico.

Se, per concludere queste nostre brevi osservazioni su un argomento di così vasta portata, gettiamo ancora uno sguardo sulle tre modalità di pensiero individuate da Jean Piaget nel bambino fino a 4-5 anni, e cioè: realismo, animismo, finalismo, si resta sorpresi dalle prospettive di comparazione che si possono individuare rispetto a diverse tendendenze artistiche della contemporaneità. Oltre a questi aspetti che riguardano l’evoluzione dei processi cognitivi, gli studi  psicoanalitici sul disegno infantile (sopra accennati) hanno consentito di esplorare l’inconscio del bambino e quindi di evidenziare essenziali aspetti complessuali che riemergono nella vita adulta.

Un bambino di 5 anni

Il ‘realismo’ del bambino è di carattere non figurativo, poiché ciò che conta sono le forme ed i colori, indipendentemente da un livello di contenuto. Come si sà il primo Acquerello astratto è di Kandinskij ed è del 1910, eppure da sempre i bambini hanno tracciato segni e colori astratti, considerandoli come una magia informale del gesto e un prolungamento di sé, ovvero realizzando ciò che il teorico del disegno infantile G.H. Luquet chiama “realismo fortuito” – primo livello dell’ attività grafica infantile in quanto espressione visiva di un’ attività neuromuscolare (e qui è naturale pensare alla corrente americana della Action painting).

Keith Haring, Baby over head, 1987

L’ ‘animismo’ del bambino, a partire dalle dichiarazioni pre-surrealiste di Lautréamont, e dalla metafisica di Dalì e di De Chirico può dare luogo ad una innumerevole quantità di esempi in cui si evince la ricerca di una forza magica della rappresentazione attraverso la deformazione e la personizzazione mitizzante di personaggi, oggetti ed ambienti raffigurati.

Ad esempio, una tendenza animista italiana degli anni ’80 è stata quella del  ‘Magico primario‘, sostenuta da Flavio Caroli ed ispirata ad una poetica ‘mitico-istintuale’, inerente allle analogie morfologiche e concettuali tra i mondi primari e archetipici del primitivo e del bambino.

Roberto Rossini, Nidi, 2004

Per quanto riguarda il ‘finalismo’ del bambino, Piaget intende qull’ atteggiamento conoscitivo secondo cui tutto ha un perché e serve a qualcosa, come se ogni evento e stato del mondo fosse basato su una serie di cause ed effetti e nulla fosse per caso[4]. Questo atteggiamento costituisce la tensione utopica delle avanguardie e caratterizza lo stile di singoli artisti, per cui anche quando l’ opera è frutto di una improvvisazione o di una pratica volutamente a-progettuale, il risultato si va ad iscrivere in un mondo possibile che detiene un suo misterioso meccanismo di ‘miracoli logici’, di costruzioni fantastiche, nei concetti come nelle proposte formali, tutte però disponibili a fornire di loro un perché, seppure nelle pieghe della più estrema soggettività artistica. In ogni caso il finalismo infantile non è riferito all’ opera, ma alla operazione, nel senso che ad esempio si ricava dalla seguente dichiarazione degli artisti del gruppo neoavanguardista Co.Br.A (che ha ispirato diversi atteggiamenti di ‘contro-tendenza’ dal dopoguerra in poi) i quali, peraltro si occuparono anche di arte infantile: ” L’ atto creativo ha di per se stesso maggiore importanza dell’ oggetto creato, e quet’ ultimo guadagna in significato nella misura in cui reca le tracce del lavoro che lo ha generato”[5].

Mostra Il gioco e la cura – disegni dei bambini in Oncologia Pediatrica – fonte Policlinico S. Orsola Malpighi Bologna

Ancora molto si potrebbe dire della musica, che nella condizione percettiva e produttiva dell’ infanzia presenta notevoli analogie con la ricerca a-tonale, rumoristica e ambientale dell’ avanguardia postweberniana o di John Cage. Inoltre, considerata l’ importanza crescente delle pratiche creative corporee e dell’ animazione nel mondo della scuola, vi sarebbero molte cose da aggiungere sulla performance e sul teatro, ed anche sulla multimedialità, poiché per un bimbo un disegno è anche una azione, o una scenografia, o lo spunto per una narrazione, un canto o una danza, nell’ insieme di una spontaneità multimediale dell’ espressione, che non conosce limiti tra visione, suono, corpo, parola.

 Dunque, dopo aver approfondito quanto e come il puer aeternus abbia insegnato all’ arte contemporanea, sarebbe bene iniziare a ripensare  a come l’ adulto può insegnare la creatività e l’ arte ai bambini. Probabilmente, l’ adulto che, attraverso particolari esperienze laboratoriali di prassi artistica e formativa, riesce a riequilibrare il puer e il senex  che sono nella sua psiche, può essere in grado di rielaborare una psicopedagogia attiva delle arti e della creatività. In un certo senso è necessario essere un po’ fanciulli ed un po’ decani  per dialogare pedagogicamente con la sensibilità spontanea e primaria dei bambini, i quali sull’ arte e sulla creatività la sanno certamente più lunga di quanto a prima vista non appare.

Artur Rimbaud, L’enfant prodige

scuola elementare

In termini psicoterapeutici è infine fondamentale sostenere e curare il puer nel paziente, affinché la psicoterapia diventi un’esperienza ‘transizionale’, di passaggio e trasformazione, che consente di riconoscere e superare l’attaccamento al ‘complesso infantile’, ma anche di favorire una maieutica rinascita del ‘bambino interiore’, portatrice di nuova immaginazione e creatività, e di una nuova capacità di relazione amorosa con il mondo e con l’altro.  Il puer è dunque anche il SALVATORE: l’ enfant prodige che per esprimersi necessita di un ripristinato clima di fiducia e di affettività che, con le dovute cautele e raccomandazioni, può ritrovarsi anche all’interno di una relazione psicoterapeuta.


[1]Si vedano C.G. Jung,  Il fanciullo e la Core, 1940, Torino, Boringhieri, 1972;  J. Hillman, Saggi sul puer, 1973-79, Milano, Cortina Editore, 1988.

[2]G.H. Luquet, Il disegno infantile, 1969, Roma, Armando.

[3]H. Gombrich, A cavallo di un manico di scopa, 1963, Torino, Einaudi, 1971.

[4]Jean Piaget, La genesi dell’ idea di fortuito nel bambino, 1951, Roma, Newton Compton, 1976.

[5]in A.Pansera e M. Vitta, Guida all’ arte contemporanea, 1986, Casale Monferrato (AL), Marietti.

Fondamentali sono gli studi di James Hillman sul Puer. Vedi Puer aeternus (Senex and Puer: An Aspect of the Historical and Psychological Present),  trad. Adriana Bottini Adelphi, Milano 1999.