Ph. G. Pucci

 

Narcisismo sano e malsano

Il sex appeal è la capacità di piacere nel senso di provocare un sexual appetite nell’altro. In un certo senso il sex appeal vuole nutrire il ‘desiderio dell’altro’, in quanto ciò che si desidera non è tanto l’altro, quanto :il “desiderio dell’altro”, ovvero ‘essere desiderati’.  Lacan aveva adoperato l’espressione ‘desiderio dell’altro’ per indicare come per il formarsi della personalità sin nella primissima infanzia si desidera di essere desiderati, e come tale desiderio perduri per tutta la vita. Ma non sempre questo desiderio è bisogno di amore, talvolta diventa bisogno di potere, e con diverse modalità può, nelle sue deformazioni e tortuosità, rendere infelice se stessi e gli altri. Ad esempio pur di farsi desiderare si manipola l’altro e ci si automanipola, giungendo anche a farsi desiderare da chi non si desidera affatto… magari con l’intento di rifiutare a tempo debito il suo desiderio. Giochetti narcisistici insomma!

Talvolta a Narciso è sufficiente piacersi perché il suo look risulta elegante, simpatico, adeguato, innovativo, divertente e solo in parte seducente. In altri casi l’aspetto seduttivo prevale e allora l’essere alla moda significa prevalentemente incrementare il proprio sex appeal attraverso ‘segni afrodisiaci’.
Da adulti la sfera narcisistica può presentare debolezze più o meno acute, anche in funzione di eventi non palesemente traumatici occorsi nella vita infantile (ferite narcisistiche dovute a carenze o disfunzionalità dell’amore genitoriale).  Sono tante le questioni per cui nell’infanzia si può dubitare dell’amore che si riceve, e così anche le fatalità e i destini per cui può capitare di riceverne poco o niente, nel modo sbagliato o discontinuo.

Insomma per tante ragioni l’amore verso se stessi, può avere bisogno di essere riparato, restaurato o anche in certi casi esasperato. Il sex appeal diventa così una potente energia riparatrice, seppure narcisistica, che a seconda delle storie e delle trame personali, serve a difendersi, a rassicurarsi, a sentirsi più potenti.
Dunque il sex appeal non viene cercato solo per soddisfare il desiderio sessuale. L’aspetto esteriore per Narciso è fondamentale perché conferisce una sicurezza interiore, ma nello stesso tempo vi è una insicurezza per il timore che l’aspetto esteriore non sia sufficientemente appetibile… (talvolta può dipendere anche solo da un ciuffo di capelli ribelle, oppure da un fondotinta o da un fard con una tonalità che presenta, ad esempio, lo 0,1% in più o in meno in brillantezza). Per Narciso (o Narcisa) è sempre incombente il rischio di apparire ‘non perfetto’ e di non piacere. Narciso allora si impegna con tutte le sue forze per essere bello, giovane e attraente. Il problema però è che così facendo può capitare che Narciso sia talmente impegnato a cercare l’apprezzamento degli altri, da dimenticarsi di amare gli altri, dato che tutta l’attenzione gli serve per rassicurare se stesso. Il mito di Narciso racconta del suo specchiarsi in una superficie d’acqua, ma tale specchio è rappresentato dagli altri. Se gli altri lo desiderano, Narciso si vede bello nello specchio ed è più contento, ma per potenziare e rinnovare il desiderio degli altri, cerca di sedurli. Così Narciso quando riesce a trovare il suo modo di essere alla moda è più contento. Tuttavia se per rendersi desiderabili l’unica cosa che si cerca di ottenere è la bellezza esteriore le cose interiormente si mettono male. Farsi desiderare è una buona cosa, ma a patto che la si ottenga anche offrendo la propria bellezza interiore, con pensieri, parole e opere. Non è importante strafare per donare se stessi e ricevere il desiderio dell’altro, ciascuno può fare del proprio meglio – ció che conta sono sensibilità, sincerità e spontaneità.

Ph. G. Pucci

Il narcisismo è una componente presente in tutti gli esseri umani, sebbene ciascuno la percepisca e la esprima in modi differenti. Lo psicanalista Heinze Kohut ha evidenziato che vi sono aspetti di narcisismo sano che vanno compresi e indirizzati per uno sviluppo del Sé.  Poiché il narcisismo si esprime anche attraverso l’aspetto esteriore delle persone di ogni età,  va considerato come il vestiario e il look costituiscano veri e propri strumenti strategici dell’immagine narcisistica. Dinnanzi alle scelte del vestire e alla cura della nostra immagine tutti siamo un po’ narcisistici, ma non sempre ne facciamo una questione di sex appeal. Possiamo essere ispirati da un look sportivo, intellettuale, professionale, idrologico o eccentrico in senso artistico – e ciò può anche essere intessuto con i segni afrodisiaci del sex appeal, ma non sempre. L’immagine narcisistica si gioca tra rappresentazioni di piacere e di potere, anche a prescindere da un’espressività erotizzante.  Talvolta a Narciso è sufficiente piacersi perché il suo look risulta elegante, simpatico, adeguato, innovativo, divertente e solo in parte seducente. In altri casi l’aspetto seduttivo prevale e allora l’essere alla moda significa soprattutto incrementare il proprio sex appeal. In tutto ciò non c’è nulla di male, a patto che non diventi un’ossessione e non dia luogo a sensi di frustrazione o a messe in atto di facciate di tipo bizzarro o istrionico che possono provocare dileggio, piuttosto che fascinazione… a meno che non ci si industri volutamente per qualche strano motivo di apparire ridicoli (cosa peraltro che spesso le stesse sfilate di moda sembrano voler esaltare).

Oscar Wilde, spesso stigmatizzato come narcisista dandy, ha espresso attraverso vita e opere come la moda e l’eleganza fossero una via adorabile per alleggerire ed insieme valorizzare il potenziale narcisistico dell’anima umana.  In tal senso è piacevole ‘giocare’ con l’abbigliamento. I segni vestamentari ci colorano e ci adornano, sono come una nostra espressività che mira a rifiorire, per se se stessi e per gli altri. I fiori che sbocciano a primavera sono i richiami sessuali di alberi e piante. Gli insetti attirati da forme, colori e profumi volano da un fiore all’altro e contribuiscono all’impollinazione (si tratta di un’immagine assai suggestiva proposta dal maestro di ‘energia vitale’ Osho). Perciò poeticamente, nelle ispirazioni amorose, amiamo i fiori e quando ci sentiamo vestiti secondo i nostri desideri espressivi ci sentiamo un po’ rifioriti, ovvero ‘antidepressivi’. Non tutti provano questa sensazione. Legittimamente c’è chi se ne frega. Ma in qualche moda , attraverso le belle maniere, il sorriso, il decoro è buona cosa avere cura del proprio narcisismo sano e quindi coltivare una propria rifioritura per se stessi e il mondo. Narciso è un bellissimo fiore, ma secondo il mito esso nasce quando muore il narcisismo ‘cattivo’, e fiorisce quello buono, quel desiderio d’amore autentico che dal cuore fluisce come fonte rinascente del senso della vita.

Ph. G. Pucci

Moda e seduzione

Conosciamo i rituali di corteggiamento di molti esseri viventi, ma non ci è nota una intenzionalità seduttiva degli animali. Il piumaggio degli uccelli, le danze e le ‘sceneggiate’ (si pensi ai gatti) di molti animali sono fenomeni studiati a fondo dagli etologi, ma nessuno ha mai parlato di seduzione nel suo senso precipuo. I rituali di corteggiamento sono modalità di comportamento per incrementare l’attrazione sessuale e favorire il congiungimento erotico, ma non sono mirati a sedurre…

La seduzione non è necessariamente finalizzata ad avere l’altro o l’altra, ma a renderci desiderabili, finanche ad esasperare l’altrui desiderio per poi, eventualmente, non concedervi soddisfazione. Eh sì, è un gioco provocatorio, rischioso, talvolta crudele ma anche divertente, raffinato e, pur sempre, ammaliante ed energizzante. La seduzione mira a tenere alta la fantasia e l’energia erotica; sia chi la suscita e sia chi la subisce può trarne un’effervescenza d’anima, un’emozione che può essere rigenerativa e fluidificante. Ecco dunque che la Moda diventa una chance sempre nuova per partecipare e vincere nel gioco della seduzione. Poiché il gioco è competitivo bisogna che ciascuno possa parteciparvi in modo nuovo, emergente, in tendenza (e a volte anche in anticipo sulla tendenza). Quindi il nuovo nella moda è vissuto con due modalità ambivalenti: identificazione e differenziazione. Ci si identifica in una tendenza emergente, quindi nuova, e ci si differenzia da essa, attraverso eccezioni ed anticipazioni, in modo da risultare ‘nuovi tra i nuovi’. L’arte di questa differenziazione conformante è stata spiegata da Roland Barthes nel suo celebre saggio semiologico sul Sistema della Moda. Egli diceva che la moda può essere parlata con frasi e stili diversi da ogni persona, proprio come avviene in una lingua. I modi individuali di ‘parlare’ la moda generano tendenze e da queste nascono nuove mode. C’è dunque una costante dialettica evolutiva tra i creativi della moda ed il loro pubblico, dato che il pubblico è anche interprete e, con le sue interpretazioni, ispira ciclicamente i creativi. Le ispirazioni vanno colte anche attraverso uno ‘sguardo psico-estetico’ sui processi della moda e sul suo immaginario. Così Gillo Dorfles ha posto in crisi la freddezza linguistica di Barthes, considerando la moda come un fenomeno che non è contenibile entro un ‘sistema’, in quanto le sue manifestazioni dipendono fortemente da processi inconsci e irrazionali, e quindi da fonti ispirative che attraversano la collettività. In termini junghiani potremmo parlare della moda come un fenomeno espressivo che esprime desideri e fantasie dell’‘inconscio collettivo’.

A differenza degli alberi che producono fiori sempre belli, ma sempre uguali, e a differenza dei corteggiamenti animali, anch’essi sempre uguali – gli esseri umani, per mantenere vivo il corteggiamento, hanno bisogno di seduzione, perché questa mette in moto emozioni erotizzanti e, con esse, un senso di sfida, di competitività, di curiosità e quindi di vitalità. Si tratta di una effervescenza che si promana dalla soave spuma di Afrodite, il cui nome, in origine, voleva dire ‘colei che viene dalle spume del mare’. Così la moda è una spuma afrodisiaca che nasce dalle correnti del gusto, genera emozioni, sparisce e poi dopo poco rinasce… La moda gareggia per risultare sempre nuova perché tutto quello che è fresco, frizzante, spumeggiante, leggero è giovane e nuovo. E’ un gioco divertente, ammettiamolo…. L’importante è non diventare fashion victim!

La moda come genius diabolico della società dei consumi si industria per essere più o meno abbordabile da tutte le tasche. Mercatini, saldi, outlet, e-commerce… insomma ce n’è per tutti, e il suo marketing talvolta è così potente anche sui portafogli più stringati, tanto da far preferire il risparmio sul cibo, piuttosto che sul look!   Quando le persone si gratificano e si disperano nella estenuante ricerca di un’esteriorità attraente e modaiola,  si lasciano vampirizzare da una società dei consumi che induce a idolatrare il potere dell’effimero, che anela al brillare illusorio delle stelle, senza mai poterle contemplare nella loro ispirazione d’amore e di luce. Il gusto dell’abito nuovo che rende solari, tramonta in poche ore lasciando desolati. Eppure se attraverso l’esteriorità intendiamo esprimere una bellezza che sorge dall’interno, allora anche ciò che altrimenti sarebbe effimero può sfiorare, con levità e gioiosità, il corpo alle soglie dello spirito.

Ph. G. Pucci

Emozioni tra moda e bellezza

Il primo filosofo-sociologo a cogliere la relazione tra Moda ed emozioni è stato George Simmel. Egli evidenziava come, la vita nelle metropoli, così ricca di stimoli e di immagini, comportava una reazione di chiusura difensiva, un atteggiamento tendente all’indifferenza e al ‘blasé’. Perciò le emozioni costituiscono il fattore chiave per mantenere alto l’interesse verso i consumi ed è la moda la grande artefice di emozioni sempre nuove.  Le emozioni sono la vita di tutti i racconti passionali dell’anima umana. Le esperienze erotiche sono come una coppa di forti emozioni, che spesso sono struggenti e ambivalenti.

Moda e modernità sono etimologicamente affini, indicano desiderio e ricerca del ‘nuovo’. La principale emozione umana connessa al ‘nuovo’ è la sorpresa. Gli esseri umani, sin da bambini, gradiscono le belle sorprese, perché queste li coinvolgono. La sor/presa fa presa su di loro, li incuriosisce, li diverte. I bambini amano anche il ‘ripetersi delle belle sorprese’, ma a quel punto si divertono specialmente perché provano il gusto di ‘riconoscere’ qualcosa di bello e di piacevole. Freud ha spiegato che il riconoscimento evoca sensazioni piacevoli e rassicuranti. L’interagire tra sorpresa e riconoscimento consente di vivere un’esperienza estetica nuova, ma anche accettabile e comprensibile. La sorpresa è bella quando è generata dall’incontro con qualcosa di piacevolmente nuovo e che, nello stesso tempo, è riconoscibile. In questo caso vi è una relazione tra bellezza, novità, tradizione e sorpresa che genera una potente attrazione sull’anima umana. Gli esseri umani amano sorprendersi dinnanzi alla bellezza che si manifesta con vesti sempre nuove, ed amano anche riconoscere in esse una essenza che ri-evoca e ritorna. Il primo grande filosofo che ebbe intuizione di questa ambivalenza della moda tra vecchio e nuovo, tra riconoscibilità e sorpresa fu l’illuminista Davide Hume, il quale parlò di una legge del gusto retta dal rapporto tra novelty (effetto sorpresa) e facility (effetto riconoscimento). Allora possiamo dire che un particolare ‘gioco della moda’ sta nella sorpresa del ‘nuovo’, ma anche nella sorpresa del ‘ritorno’ che, viene riconosciuto come un passato, ma che diventa attuale, presente, nuovo. Inoltre Hume ha scritto una celebre frase: “La bellezza esiste nella mente di chi la contempla”, frase assai significativa perché esprime quanto sia importante la relazione tra ‘psiche e bellezza’.

Nella modernità nasce una particolare ricerca estetica che riguarda la vita quotidiana e non solo il tempo e lo spazio del sacro o della celebrazione dei poteri politici e aristocratici. Il Rinascimento comporta una dimensione psicoculturale nuova, fortemente influenzata dalla possibilità di esprimere la bellezza in forme molteplici, personali, sorprendenti e potenzialmente sempre rinnovabili. Così nasceva la moda come ricerca ed espressione del ‘sorprendentemente nuovo e bello’ (non solo nel vestire, ma anche nei comportamenti, negli oggetti e negli usi). In effetti, perché mai la bellezza dovrebbe essere sempre la stessa? Quale attività può essere più bella di trasformare la bellezza in forme sempre nuove? Questa attività non riguardava solo i creatori della nuova bellezza, ma anche le persone che, al di là della loro attività e dei loro ruoli, erano gli attori della bellezza nella società. Ovviamente in origine questi attori-consumatori di ‘bellezza’ appartenevano solo ai ceti più alti, ma nel corso della modernità ampi strati di popolazione, a vari livelli di possibilità, ‘seguono la moda’. Ad un certo punto storico- Fin de siècle (in particolare con la ‘Belle Epoque’ )– la moda diventa essa stessa un concetto di moda in tutta la società, diventa cioè ‘socialmente emozionante’. Il consumo della bellezza provoca anche un suo consumarsi, una sua usura e questo rende necessario un suo ripristino: ‘un eterno ritorno al nuovo’ , come una ‘fontana d’eterna giovinezza’… mentre tutto invecchia, la moda, nonostante i suoi vintage e i suoi deja vu offfre l’illusione, ad ogni stagione, del continuo ringiovanimento.

Ph Gianni Pucci

Sì, ma che cos’è la bellezza? Da secoli i filosofi propongono definizioni e pensieri sulla bellezza. Una tipica querelle sulla bellezza chiede se essa sia una qualità relativa e/o universale (si veda un recente libro di Umberto Eco su la Storia della bellezza). È bello quello che piace – dunque è relativo; ma quello che piace tocca l’assoluto – dunque è universale.  Possiamo dire che le persone provano un’emozione particolare dinnanzi al manifestarsi di una ‘nuova bellezza’, ovvero nel sorprendersi rispetto alle infinite mutevoli apparizioni della bellezza. Il carattere infinito e molteplice della bellezza è relativo ai gusti – per cui è bello ciò che piace – ma è anche universale – quando il suo splendore appare come evidenza di una trascendenza. La bellezza infinita emoziona perché può rivelarsi in modo sempre nuovo, ma al tempo stesso presenta qualcosa che è sempre riconoscibile come fosse già da sempre esistita… la bellezza nell’arte, nella moda, nell’anima, nella natura e persino nella scienza, resta sempre qualcosa di sublimante il valore della realtà; essa si manifesta e si fa conoscere a seconda di come riesce a riverberare nell’amore  in quanto ‘bellezza interna’ di chi la ‘ri-conosce’: nelle cose più piccole e fuggevoli della quotidianità come in quelle più grandi e perenni. Perciò la bellezza, come l’amore, è un intimo desiderio dell’anima… i problemi nascono quando bellezza e amore non vanno d’accordo, allora Narciso ed Eros cominciano a litigare, e non c’è moda che tenga.