Nel narcisismo la difficoltà a relazionarsi con l’altro è anche una difficoltà psicospirituale a relazionarsi con il mondo, se non avendo la pretesa di porre al suo centro il proprio l’Ego.[1]  Possiamo dire che potenzialmente c’è in ciascun essere umano la tendenza egoistica ed infantile a porsi al centro del mondo, ma in alcune persone tale tendenza può accentuarsi a vari gradi di devianza e di disturbo per gli altri. Ogni essere umano è un po’ narcisista, ma maturare vuol dire riconoscere questa tendenza, moderarla e trasformarla in capacità di relazione, in una mediazione tra amore e rispetto per se stessi e per il prossimo. Ma il prossimo non dovrebbe essere solo quello più ‘prossimo’, cioè il partner, i parenti e gli amici. La psiche dovrebbe maturare anche sviluppando una sorta di amore universale e spirituale. L’ego si equilibra con il Sé, cioè con quell’archetipo della psiche (centro della psiche individuale e collettiva in senso junghiano) che ama la bellezza del creato e desidera il bene per tutti gli esseri, per vivere nella pace e nella solidarietà. Essere ‘anti-narcisisti’, vuol dire protendersi verso l’essere nel mondo con amore, quindi centrarsi sul Sé. Quanto più tale pro-tensione si ritrae e si perde la centratura sul Sé, tanto più si è narcisisti. Le conseguenze di una disfunzione narcisistica dell’asse Ego-Sé, provocano negatività nella relazione con il mondo e con gli altri. Le persone che subiranno nel quotidiano le carenze di amore spirituale del narcisismo sono quelle più vicine: famigliari, partner, amici, colleghi. In tal senso il narcisismo può considerarsi tanto più problematico quanto più è distorta la propensione dell’anima-psiche ad essere nel mondo cercando la ‘luce del Sé’, attraverso la bellezza e l’amore.

Nel suo ‘grandiosa piccolezza’, il narcisista tipo – ricco di Ego/ismo quanto povero di spirito nel Sé – considera gli altri, vicini e lontani, come personaggi secondari, che devono tornare utili per ottenere potere e successo, altrimenti sono solo comparse superficiali e insignificanti, tutt’al più coreografiche. Il tipico narcisista se ne infischia degli altri e del mondo, ma più questo atteggiamento è egosintonico, cioè consapevole e compiacente, e più è inquadrabile come una sorta di diabolica malattia spirituale. In questi casi il narcisista si sente quasi fiero di infischiarsene degli altri e semmai di manipolarli per i suoi scopi e interessi. Eppure vi sono tipi di personalità con forti tratti narcisistici che mirano ad apparire genorose altruistiche.  Sono ben note quelle persone che nel prodigarsi in nome di grandi ideali spirituali, politici, artistici e sociali, perseguono prevalentemente obiettivi di successo e potere personali. In questi casi l’Ego condiziona il Sé in senso narcisistico, per cui una persona può davvero credere di fare e di dare del suo meglio per una ‘causa’, ma non si rende conto che sta facendo il gioco del suo Ego, quindi della supremazia e della dominazione degli altri.

Va poi considerato che vi sono molte persone accusate di essere narcisiste, quando invece hanno altre problematicità oppure sono fraintese. Potrà sembrare assurdo, ma capita spesso che persone più o meno narcisiste accusino altre di esserlo. La più elevata concezione psicospirituale, quando si diagnosticano i problemi o i disturbi degli altri, dovrebbe sempre ispirarsi alle parole del Cristo:

Lc 6,39-45 [In quel tempo], Gesù disse ai suoi discepoli anche una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Dunque il narcisismo è un tratto di personalità che, al di là dei disturbi che implica nella sfera erotico-affettiva, determina un’incapacità di percepirsi in una dimensione umana e spirituale “onesta”, che vada al di là del proprio ego-ismo, intriso di ambiguità e avido di potere[2]. L’incapacità di fare autocritica, di scusarsi, di donarsi e di perdonare sono segni di narcisismo e, quanto più sono ‘coriacei e ostinati’, tanto più indicano forme perniciose di carenza psicospirituale, quindi di carenza del Sé.

Va però fatta una distinzione importante che è la seguente: un conto sono certi segni di negatività e disfunzionalità che derivano da tratti francamente narcisistici, un altro conto è quando questi stessi segni derivano da una ‘ferita narcisistica’. In questo secondo caso si tratta di un disturbo dovuto a una qualche carenza di ‘narcisismo ‘sano’ (bassa autostima, frustrazioni, sensi di colpa e di inadeguatezza) che vengono controbilanciati con atteggiamenti e comportamenti di tipo narcisistico (tracotanza, impulsività, prepotenza, presunzione, arroganza, alterigia, ipocrisia, ecc.). Questi brutti e fasulli modi di apparire sono quindi una copertura della ferita narcisistica, mentre quanto più il narcisismo è patologico tanto più diventano scelte egosintoniche, congeniate e premeditate, volte a ‘vampirizzare’ il prossimo, vicino e lontano.

Abbiamo più volte metaforizzato la narrazione psicologica ed esistenziale del narcisismo con la figura del vampiro. D’altra parte anche chi subisce una vampirizzazione narcisistica nelle relazioni amorose – il/la vampirizzato/a – diventa a sua volta carente di spirito e disturbato nella sfera narcisistica. Infatti, seppure cadesse il mondo, non gliene importerebbe più di tanto, purché riesca a non lasciarsi scappare il/la partner vampiro/a (invece di scappare da esso).

In modi contrapposti il vampiro e il vampirizzato si dimenticano di se stessi e del mondo, e perciò precipitano abbracciati in quella sorta di malattia spirituale che è la dannazione amorosa segnata da un ipertrofico egoismo narcisistico e da un infernale decadimento del Sé. Certo, il vampiro è più malato e farà molta più fatica a guarire (se ce la farà), ma anche il vampirizzato rischia di cronicizzarsi e di perdere sempre più il suo Sé.

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Come ormai sappiamo, le crisi di coppia possono portare anche a vampirizzazioni reciproche, ma ciò è reso possibile da un narcisismo che raggira ogni possibilità di negoziazione e pacificazione, dal momento che l’Ego volto alla sopraffazione nega ogni senso umano e spirituale alla relazione. Il narcisismo come malattia spirituale è considerabile come il risultato di una scissione dell’anima che non riesce a fare da ponte tra la parte animale e quella spirituale dell’essere umano. Il punto d’unione tra Animale e Spirituale è nel Sé, ed è questo il punto da cui l’anima irradia e riceve amore.  Con la sopraffazione dell’Ego narcisistico sul Sé, l’anima crolla, l’animale e lo Spirito entrano in conflitto – odio, rabbia e dolore divorano l’amore, fino a condurre una relazione verso conclamati stati di follia e di tragedia più o meno gravi.

Dante pone Minosse, mezzo uomo e mezzo animale, a fare da portinaio-carceriere all’ingresso dei gironi infernali – il primo è quello dei lussuriosi, in quanto rappresentano in modo specifico il peccato della vampirizzazione amorosa da narcisismo (ovvero la dinamica che porta al TdN). Minosse rappresenta la scissione nell’essere umano tra la sua parte animale e quella spirituale, dalla quale vengono tutti i peccati, dai più lievi a quelli più orribili. Il Sé, l’archetipo spirituale della psiche ha ceduto alla voracità dell’ego, e come per effetto di u’ idrovora energetica viene risucchiato nelle zone più oscure dell’inferno psichico. L’archetipo dell’Ombra si impossessa dell’asse Ego-Sé, e inaugura il regno del male sugli umani sentimenti, i corpi, la vita, le relazioni – tutto si oscura in una livida e ansiosa depressione. Questa situazione psichospirituale infernale può degenerare ulteriormente, così come effigia il Minotauro – il mostro taurino al quale Minosse dava da mangiare giovani fanciulli e fanciulle (simboleggianti le pulsioni vitali) – il quale è posto a guardia del Cerchio dei violenti, inclusi quelli che per gelosia o per vendetta hanno commesso crimini attinenti a relazioni passionali.

Insomma, secondo la psicologia dantesca quando l’umano perde la connessione dell’anima con lo spirituale (per dirla con Jung ‘perdita del Sé), la sua parte animale può trascinarlo nella brutalità delle azioni dei sentimenti, non perché il male sia nell’istinto animale, ma perché esso unendosi all’intelligenza umana divenuta luciferina genera comportamenti mostruosi. In tal senso il Minotauro è anche un prototipo di tutte le creature mostruose zoomorfe[3] ,che hanno forme ibride tra l’umano e l’animale aggressivo e divorante, e quindi anche del vampiro, quale pipistrello che divora sottilmente, succhiando sangue.

Quando la malattia spirituale insita nel narcisismo è riferibile a quadri psicopatologici e a comportamenti negativi che determinano crisi profonde e traumi nella vita amorosa, vuol dire che la diabolicità – che raffigura la scissione – ha colpito l’anima nel cuore, cioè in quella parte che dovrebbe governare una buona armonia energetica tra due polarità, quella dell’istinto-pulsioni-sessualità e quella dello spirito-sentimento-idealità.

L’amore erotico è a un tempo carnalità e divinizzazione. La vampirizzazione, attiva e passiva, rompe questa congiunzione operata nell’anima, la quale resta in preda a un animale umano impazzito perché non ha più armonia con le sue forze spirituali. Vengono uccisi il valore e il senso simbolico dell’amore, che si deturpa diventando tramite di macchinazioni egoiche, utilitaristiche e di sfruttamento, fino a tramutarsi in dolore e odio. In tal senso il narcisismo diventa “diabolico” (dal greco diaballein, che vuol dire “separare e fare a pezzi”) a differenza del “simbolico” (dal greco sum-ballein, che vuol dire “unire e armonizzare”).

Ne deriva che la diabolicità della sofferenza e della traumatizzazione amorosa comporti un trattamento a base di simbolicità rigenerative del Sé: narrazioni, visioni, fascinazioni sulla bellezza e sull’amore, sul mito, la poesia e i grandi insegnamenti spirituali. Occorre una terapia della parola, della creatività, dell’umiltà, della compassione e della relazione per riunificare il cuore ridotto a pezzi dal narcisismo Occorre far rinascere e vivificare il Sé mortificato dalle brutture e dalle insensibilità narcisistiche. Occorre ripristinare nell’anima l’arcobaleno di istinto e spirito che congiunge l’amore terrestre con quello celeste.

[1] Il termine “narcisismo” ha dato luogo a interpretazioni diversificate e anche contrastanti, è quindi opportuno individuarne un senso specifico a riguardo della nostra ipotesi diagnostica, presentata in diversi scritti, di TdN (Trauma da Narcisismo) – che considera specificamente gli effetti traumatizzanti del narcisismo nella vita amorosa.Attenzione: non è assolutamente detto che le sintomatologie qui accennate debbano davvero verificarsi, e non assolutamente detto che laddove si verifichino dipendano da un trauma amoroso.

Termini quali borderline o narcisista vengono troppo facilmente riferiti a quadri sintomatici generali e classificatori che devono essere interpretati da specialisti, i quali possono a loro volta considerare tali etichette limitanti o controverse. Infatti, la quinta e ultima edizione del Manuale diagnostico statistico delle malattie mentali, Associazione Psichiatrica Americana, V, 2012-2013, ha fatto molto discutere anche a un livello divulgativo in quanto gli esperti non erano d’accordo nnel confermare o meno come patologia il disturbo narcisistico di personalità o piuttosto far confluire i sintomi di tale disturbo in un più ampio e generico quadro di personalità borderline. In tal senso alcuni specialisti preferiscono parlare di “sindromi marginali” (O.F.KERNBERG, Sindromi marginali, cit.); Vedi anche J. LACHKAR, The narcissistic/borderline Couple, Routledge, New York 2003.

[2] L. BOGGIO GILOT, Narcisismo e spiritualità. L’approccio integrale tra psicoterapia e meditazioneI, Associazione Italiana di Psicologia Transpersonale, Roma 2003. Dice Erich Fromm: «Il narcisismo è l’essenza di tutte le serie patologie psichiche» in E. FROMM, La forza dell’amore, Casagrande, Bellinzona 2007.

[3]   M. CENTINI, Le bestie e il diavolo. Gli animali e la stregoneria tra fonti storiche e folklore, Rusconi, Milano 1998.