Genitori sempre INSIEME, nonostante non stiano piùVisualizza articolo INSIEME.
di Pier Pietro Brunelli
L’articolo della Dr.ssa Barbara Pagliari, psicologa e Consulente Tecnico d’ Ufficio (CTU) e di Parte (CTP), riportato di seguito a questa mia introduzione, offre una sintesi preziosa sulla PAS (Sindrome di Alienazione Parentale). In particolare tale Sindrome è riferita alla strumentalizzazione/manipolazione dei figli da parte di un genitore per condizionarli negativamente verso l’altro, in una fase di crisi di coppia, in vista della separazione e del divorzio (o anche in seguito). A prescindere dall’etichetta psichiatrica che si vuole dare o non ad un qualunque comportamento disfunzionale, nello specifico del condizionamento o della vera e propria manipolazione dei figli nelle dispute genitoriali, è importante sviluppare dibattito, acquisire informazioni e solidarizzare affinché certe tensioni possano essere elaborate, comprendere e meglio superare.
Ricordiamo che un genitore per quanto sia in conflitto con nell’altro genitore non deve generare ostilità o timori in un figlio a scopo di danneggiare o ricattare il partner; ciò è vietato dalle leggi ed è estremamente patologico. Per quanto un genitore si sia comportato male come partner, nella misura in cui si assume le sue responsabilità come genitore, e nonostante abbia in tal senso i suoi pregi e i suoi difetti, non solo NON dovrebbe essere ostacolato a fare la madre o il padre, ma anzi dovrebbe anche farlo in una relazione di reciproca e solidale responsabilità. Se ciò è impedito da rancori e dissidi, la coppia genitoriale deve farsi aiutare dalla psicoterapia, ma deve evitare in ogni modo di coinvolgere i figli creando in essi, anche in modo surrettizio, difficoltà a vivere la relazione serenamente con entrambi i genitori. Seppure un figlio avesse effettivi problemi a vivere la relazione con un genitore in una coppia separata o divorziata, il genitore che maggiormente preserva un buon rapporto con il figlio dovrebbe cercare di relazionarsi in modo da aiutare a migliorare la relazione con il genitore problematico.
Purtroppo talvolta è il genitore con maggior potere a sfavorire con atteggiamenti subdoli ed anche dichiaratamente ostile la relazione del figlio/a con l’altro genitore, in quanto lo si vuole in tal modo punire, a causa di rancori che non si riescono a superare.
Vi sono tanti subdoli modi per indurre nel figlio/a sentimenti che rendono difficile la relazione con ‘l’altro genitore’. Basta parlare con sospetto o con larvata preoccupazione circa l’affidabilità, le sue frequentazioni, il suo passato, la sua famiglia. Si possono poi rinforzare le naturali attitudini del figlio a disubbidire all’altro genitore, e quindi ad esigere tempistiche, trattamenti e soddisfacimento di desideri in modo disfunzionale per una normale relazione genitoriale. In certi casi avviene che si assecondano i timori del figlio, ad esempio quando è piccolo e non vuole dormire da solo lo si porta dormire con sé, e con ciò lo si porta a considerare l’altro genitore come meno rassicurante. Se il genitore manipolante ha più potere economico si tende a rimarcare l’incapacità dell’altro genitore a fare regali di un certo livello o a garantire vacanze e uno standard di vita più elevato. In pratica si umilia l’altro genitore, motivando la sua minor capacità economica relativamente a suoi difetti e incapacità. Un modo per far risultare cattivo l’altro genitore è anche quello di farsi percepire in uno stato di costante avvilimento e frustrazione in modo a colpevolizzare costantemente quest’ultimo.
Vi sono poi genitori manipolanti capaci di perseverare per anni nel non riconoscere l’altro genitore con un dialogo collaborativo. Accade che il genitore che subisce la manipolazione, al fine di evitare l’esacerbarsi del conflitto, che sarebbe quindi ancora più doloroso soprattutto per il figlio, finisce con l’accettare la situazione entro un ruolo difensivo, di non reazione. In tal modo giunge persino a cercare di non far apparire come manipolante il genitore manipolante. Ciò però può essere interpretato dal figlio come una debolezza, per cui il genitore che subisce la manipolazione, per quanto strategicamente la accetti e cerchi di rabbonirla, viene percepito come meno autorevole e quindi anche come meno affidabile.
Insomma l’astio tra i genitori che si separano dovrebbe un po’ alla volta diminuire fino a risolversi, ma in ogni caso non dovrebbe mai pesare sui figli. Il genitore che si trova nella condizione di osservare la manipolazione del suo ex partner finalizzata a perseverare rancori e logiche di vendetta, dovrebbe potersi avvalere a livello psicologico e giuridico di strumenti per preservare il suo ruolo genitoriale, innanzitutto per la salute psicologica del figlio.
Qui di seguito la Dott.ressa Pagliari entra nel merito della già citata PAS (Sindrome di Alienazione Parentale) con l’intento di proporre una riflessione ai lettori e ai partecipanti di Albedoimagination e di stimolare quindi un dibattito, in un clima di solidarietà ed auto-aiuto moderato dalla sua competenza e da quella di altri esperti (tra i quali il sottoscritto).
LA SINDROME DI ALIENAZIONE PARENTALE (PAS)
di Barbara Pagliari
In situazioni di conflitto coniugale si sa, chi soffre di più sono i figli che vengono sballottati tra un genitore e l’altro e che, più spesso di quanto vorremmo, non vengono salvaguardati dalla guerra che si fanno mamma e papà. Nel caso in cui la separazione tra i coniugi sia particolarmente conflittuale, può accadere che il genitore affidatario, volontariamente o inconsapevolmente, dia avvio a una sorta di “lavaggio del cervello” volto a far sì che il figlio metta in atto una campagna di denigrazione ingiustificata nei confronti del genitore non convivente e, nei casi più gravi, questa situazione può sfociare in un’accusa di abuso sessuale. Lo scopo ultimo della PAS, da parte del genitore alienante, è l’interruzione immediata delle visite dell’ex-coniuge e l’ottenimento dell’affidamento esclusivo.
Il bambino affetto da PAS idealizza in modo assoluto il genitore affidatario e si schiera completamente dalla sua parte, confermando ogni suo ipotetico sospetto o assecondando ogni suo dubbio, genuino o meno; per contro, il rifiuto totale del genitore bersaglio è motivato da razionalizzazioni deboli o addirittura assurde, utilizzando a volte il linguaggio del genitore alienante.
Il comportamento del bambino, rispetto alla richiesta di coalizione da parte di un genitore, dipende dalla sua età: prima dei nove anni tenderà a sentirsi legato ad un conflitto di lealtà verso entrambe i genitori; dai nove ai dodici anni cercherà invece di allearsi con un genitore a discapito dell’altro, probabilmente come tentativo di risoluzione del conflitto, oppure per evitare che egli venga frapposto tra la coppia genitoriale, senza però riuscirci. Comunque sia, a lungo termine, i costi per il bambino sono elevati e potrebbero riguardare problemi d’identità e nelle relazioni affettive.
La PAS è una sindrome relazione (e non del singolo!) assai complessa e ambigua, per cui è difficile da riconoscere, considerando che i professionisti hanno soltanto l’osservazione clinica ad aiutarli, senza l’utilizzo di alcuno strumento specifico. Di seguito viene riportata la principale sintomatologia che caratterizza la PAS:
- Campagna di denigrazione: rifiuto ossessivo del bambino nei confronti del genitore alienato;
- Motivazioni superficiali o assurde alla base del comportamento denigratorio;
- Assenza di ambivalenza: il genitore alienante è assolutamente buono e il genitore alienato è totalmente cattivo;
- Il “pensatore indipendente”: esigenza del bambino di affermare in modo esplicito che il suo odio verso il genitore alienato dipende solo da una sua decisione presa in modo indipendente;
- Le “sceneggiature prese in prestito”: utilizza termini o frasi fuori luogo per la sua età e quindi derivanti dal genitore alienante;
- Nessun senso di colpa: completa inosservanza per i sentimenti del genitore alienato;
- “Razzismo familiare”: oltre al genitore alienato, il bambino rifiuta anche la sua famiglia d’origine;
- Sostegno al genitore alienante: le sue accuse sono assolutamente vere.
Inoltre, vengono citati alcuni criteri relativi alla relazione tra il minore e la coppia genitoriale:
- Difficoltà durante la transizione tra i due genitori, manifestando il rifiuto nell’incontrare il genitore alienato e, a volte, somatizzando il disagio;
- Comportamento provocatorio durante il periodo trascorso col genitore bersaglio, scatenando una reazione che possa poi giustificare le sue accuse e il suo astio;
- Legame esclusivo e invischiato col genitore alienante;
- Cambiamento comportamentale improvviso e ingiustificato del bambino nei confronti del genitore bersaglio, con il quale prima aveva un rapporto affettivo.
Infine, un ultimo criterio di riconoscimento del processo alienante, è il deterioramento della relazione tra genitore e figlio subito dopo la separazione che, a livello psicologico, si traduce come una reazione esagerata di paura del bambino alla sola presenza dell’altro genitore. Si tratta quindi di un disturbo della relazione all’interno del sistema familiare di appartenenza del minore, una sorta di distorsione relazione dei sentimenti del figlio nei confronti del genitore bersaglio che vengono “manomessi” dal genitore alienante, convincendolo che l’ex-coniuge non è affidabile, disponibile e/o accogliente. Il bambino quindi si ritrova a dover elaborare due messaggi del genitore affidatario: l’inaffidabilità e l’indisponibilità del genitore alienato e la possibile perdita della relazione col genitore alienante se deciderà di mantenere un rapporto d’affetto con l’altro.
Nell’ultima edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-V), il manuale di classificazione utilizzato da psicologi e psichiatri per la classificazione dei disturbi mentali, è ravvisabile il codice V61.20 appartenente alla categoria del Problema relazionale genitore-bambino: è in tale ambito dei Problemi relazionali che lo stesso Dr. Darrel Regier, vice-direttore del gruppo di lavoro dell’APA che ha pubblicato il DSM-V, a citare la PAS quale sindrome relazionale, ovvero insieme di un’ampia gamma di disagi e sintomatologie derivanti da una relazione insana e potenzialmente dannosa, nei confronti del genitore alienato ma soprattutto nei confronti del bambino. La Task Force non ha inserito esplicitamente la parola “alienazione” in quanto la stessa condizione “Problema relazione genitore-figlio” la espliciterebbe: di fatto si cita che “tipicamente il problema relazionale genitore-bambino viene associato a una compromissione del funzionamento in ambito comportamentale, cognitivo o affettivo. Esempi di problemi comportamentali comprendono inadeguato controllo genitoriale; supervisione e coinvolgimento del bambino; iperprotezione genitoriale; eccessiva pressione genitoriale; discussioni che possono sfociare in minacce di violenza fisica ed evitamento senza soluzione dei problemi. Problemi cognitivi possono comprendere attribuzioni negative alle intenzioni dell’altro, ostilità o biasimo dell’altro e sentimenti ingiustificati di alienazione. Problemi affettivi possono comprendere sensazioni di tristezza, apatia o rabbia verso gli altri individui nelle relazioni […]”.
Oltre a questa definizione, il nuovo DSM-V inserisce due nuove diagnosi: V61.29, Effetti negativi del disagio relazionale dei genitori sul bambino, ben descrive la nascita dell’alienazione parentale, evidenziando come i figli vengono danneggiati durante separazioni altamente conflittuali; la seconda categoria riguarda l’Abuso psicologico infantile, che definisce esattamente ciò che il genitore alienante perpetra nei confronti del figlio.
Molto spesso, le coppie che fanno emergere questo tipo di problematica, presentano una cristallizzazione su posizioni relazionali polarizzate o sull’escalation simmetrica (nessuno accetta mai di essere in una posizione di down) o sull’escalation complementare (uno è sempre più sottomesso all’altro). Sarebbe bene una presa in carico della coppia da parte di un terapeuta, anche consigliata da amici e familiari, per aiutarli nel processo di mediazione che accompagna una separazione o un divorzio, soprattutto se il cambiamento nel bambino è così immediato e sintomatico. In ambito giudiziario è possibile ravvisare questa sindrome della relazione: i comportamenti finora citati delineano una violazione dei diritti del minore alla bi genitorialità e per questo è lecito ogni provvedimento messo in atto nell’ambito della tutela del minore stesso. È bene però evidenziare, come anche la Corte Edu ha segnalato, che le misure deputate al riavvicinamento tra il genitore alienato col proprio figlio debbano essere attuate nell’immediato, in quanto più tempo si aspetta, maggiore è il rischio di irrimediabili conseguenze. Essendo la PAS normata e categorizzata nel DSM-V, nel caso in cui la sintomatologia finora presentata, risulti essere messa in atto, sarà lecito per il CTU, i servizi sociali o l’Autorità giudiziaria competente agire affinché tale patologia della relazione non eserciti deleterie conseguenze.
Bibliografia
Gardner R.A., The Parental Alienation Syndrome: a guide for mental health and legal professionals. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics, 1992
Gulotta G. & Cutica I., Guida alla perizia in tema di abuso sessuale e alla sua critica. Giuffrè Editore, 2009
Togliatti M.M & Lavadera A.L., Bambini in tribunale. L’ascolto dei figli “contesi”. Raffaello Cortina Editore, 2011
http://www.glipsicologi.info/wordpress/l
http://slideplayer.it/slide/958661/
Io invece sono una nonna che aspettavo che mia nipote abbia 18 anni per far si che la sua mamma le dicesse la verità su suo padre, contrariamente lo facevo io, Ma invece ha saputo la verità adesso a quasi 14 anni, dalla sua propria nonna materna che non ha potuto più tacere. E’ stato un giorno memorabile e meraviglioso poterla abbracciare dopo 12 anni (l’abbiamo visto mio figlio e io fino quasi a due anni), era felice di conoscermi e conoscere suo padre, tutto è andato bene per 10 giorni più meno, tempo che ha tenuto tutto nascosto alla madre perché cosi se l’aveva chiesto la nonna materna, dopodiché è successo il putiferio, per dirla in poche parole la madre ha rotto qualunque rapporto con la madre e ha rivolto la bambina in contro di lei in una maniera allarmante (la bambina praticamente ha cresciuto con i nonni i gli zii i quali se hanno presso cura di lei in tutto e per tutto) con noi ancora peggio la bimba e diventata un’altra persona perche la madre le ha raccontato la storia della sua nascita completamente diversa della realtà, e ha attuando con lei una vera alienazione mentale, io l’avevo detto poche cose perché non pensavo che la madre potessi arrivare a tanto, capisco perfettamente la sua rabbia ma avvelenare cosi sua figlia è una cosa non lascia senza parole. Premetto che la bimba non ha il cognome di mio figlio perché cosi era stato deciso della nonna materna (alla epoca erano due studenti delle superiori), quindi a questo punto lui era deciso a iniziare le procedure del riconoscimento, ma si è fermato perché la mia nipote lo ha chiamato per dirle di tutti i colori e chiederle di sparire di non cercarla e tutte le cose più brute possibili che potete immaginare, e non ha voluto sentire quello che lui poteva dire, cioè raccontare la sua (nostra) di verità, quindi ha deciso che se la figlia vuole cosi, cosi sarà perchè non vuole mendicare una amicizia, una conoscenza di qualcuno anche se è la propria figlia. premetto ancora una volta che noi anche alla distanzia sempre abbiamo saputo di lei, abbiamo rispettato il voler della madre di non avvicinarci più alla figlia, se non ci denunciava e dicendo pure a mio figlio che non era figlia sua, ma comunque io ho sempre avuto contatti telefonici con la zia e nonna materna per sapere sempre di lei. (mio figlio ha sempre stato all’estero). Potete capire come mi sento, io ho conosciuto una ragazza molto educata, tenera, con una fragilità che si vedeva nel suo sguardo, e adesso mi trovo una ragazza cambiata a 360° dovuto a tutte le inverosimili storie che le ha messo in testa la madre e il compagno della madre.
Buonasera…La mia storia è molto triste e complicata e soffro ancora moltissimo per le conseguenze…cercherò di sintetizzarla anche se purtroppo di cose da dire ne sono successe tante. Ho sopportato un marito prepotente egoista oppressione e violento per quasi 20 anni ma per me i miei due figli venivano prima di tutto e non avevo il coraggio di dar loro il dolore di una separazione dei genitori poi non c’è l ho fatta più quando il loro padre ha cominciato sempre più ad avere un comportamento aggressivo e violento verso di me davanti a loro e io vedendolo soffrire per questo ho comincia ad allontanarmi sempre piu da lui pur vivendo sotto lo stesso teto e a ribellarmi alla sua prepotenza…È stato in questo periodo che lui ha cominciato a “lavorarsi” mio figlio più grande con cui fino allora avevo avuto un rapporto bellissimo fino a sottomettersi completamente e a metterlo contro di me e suo fratello piu piccolo. Allora mio figlio maggiore aveva 12 anni e suomini fratello 6…Due anni dopo sono andata via da casa con mio figlio minore che ha voluto stare con me e tuttora che ha 14 anni è con me…Mio figlioma maggiore
Mio figlio maggiore ovviamente è voluto restare col padre e il suo odio verso di me è cresciuto a dismisura…È cominciata la separazione e il subentrare degli assistenti sociali….Un odissea infinita e dolorosa che non auguro a nessuno e che non ha risolto nulla il tribunale ha tolto la patria potestà sia a me che al loro padre ma nella realtà mio figlio minore è sempre stato con me e non ha più voluto vedere suo padre e il maggiore è restato col padre finché questo ultimo per problemi di debiti psichiatrici e vigliaccheria si è suicidato. ..Mio figlio maggiore da allora è stato in casa famiglia dopodiche ha scelto di restare con una coppia senza figli che ignorando completamente che io sono la sua mamma e che sono anni che soffro atrocementw per non vederlo più non si è mai degnata di rispondermi e farmi avere sue notizie…Io non ho mai potto fare niente dal momento che in tutti questi anni mio figlio completamente sottomesso da suo padre ha sempre recitato la frase “mia madre mi picchiava e non voglio più vederla” quindi x la legge facevo meglio a star zitta e basta e sempre con la paura che inventassero un motivo per togliermi anche l altro mio figlio….Mio figlio maggiore ora ha 20 anni e io non so nemmeno che faccia ha Dove abita cosa fa e non ha mai più visto nemmeno suo fratello che poverino ha dovuto subire tutta questa storia dolorosa senza nemmeno avere il fratello piu grande accanto….speravo che mio figlio crescendo si rendesse conto di quello che è davvero successo e che dentro di lui il suo cuore batterie di nuovo x la sua mamma ma non è così e io mi chiedo ogni giorno se prima di morire questo incubo finirà e riuscirò finalmente a riabbracciare. ..
Da quanto scrive deriva che una terapia che chiarisca il suo quadro famigliare è alquanto consigliabile. Per quanto vi siano dinamiche famigliari dolorose vi è sempre la possibilità di curarle ed affrontarle nel modo più sano possibile. Solo che a volte è veramente determinante avere un giusto sostegno psicologico. Questo sostegno deve però inizoare individuando già in se atessi le spinte riparatrici, facendo tutto il proprio meglio, incluso il rivolgersi a specialisti nelle strutture pubbliche e private.
Da quanto scrive si deduce una sofferenza che ha origini assai radicate nell’infanzia e che poi ha sviluppato il terreno per l’instaurarsi di dinamiche famigliari problematiche. Però sembra anche che lei abbia molta energia e volontà di affrontare le difficoltà in modo nuovo e piú maturo. Perciò è anche assai consigliabile un supporto psicologico specialistico per chiarire come siano andate le cose nel profondo e quindi per affrontarle nel mogliore dei modi.
Buongiorno a tutti,
Devo dire che l’argomento è molto bello, molto interessante e già da anni ne sono a conoscenza, ma…La realtà giudiziaria e sociale è molto diversa da quella prospettiva di sostegno che Voi professionalmente indicate;
I danni maggiori li fanno Avvocati di parte arroganti che calpestano la dignità di una madre contribuendo al massacro dei figli sostenendo e promuovendo il disegno perverso e patologico di un genitore rabbioso per il quale l’ultimo interesse sono i figli. Questi avvocati, nel mio caso una donna, sono come i loro clienti :
Bisognosi di vincere a tutti i costi, rovinando vite umane e ben lontani dall’interesse primario che dovrebbe essere la tutela dei minori.
I tempi della giustizia: non rispondono ad esigenze concrete e a bisogni urgenti…6 mesi, ma poi rimandano.. 1 anno, due, tre…Per arrivare che ai figli sono GIÀ stati fatti danni notevoli.
L’incompetenza di Certi Giudici: non LEGGONO NULLA! NON CONTROLLANO NULLA! E Decretando provvedimenti per i quali poi si deve andare in Appello, e passa un altro anno e quando arrivi in appello …cane non mangia cane,
Davanti a ingiustizie Evidenti Documentate, be ‘…
Fanno finta di nulla! !
Ho vissuto momenti che non auguro a nessuno, sono arrivata a pensare che l’unico modo per liberarmi dal mio aguzzino fosse il suicidio.. ma ho scelto di essere più forte di questo schifo, se devo combattere (assurdo!! ) per la mia libertà lo faccio da sola, con quel po’ che mi è rimasto!
I miei figli li amo moltissimo, ma maledico il giorno che ho deciso di averli con un pazzo, ossessivo e manipolatore narcisista!!
I minori non possono essere seguiti in un terapia di sostegno se l’altro genitore non è d’accordo e in un rapporto genitoriale dove la conflittualità è elevatissima, nessun tribunale OBBLIGA (come invece dovrebbero fare ) una mediazione familiare; l’ho chiesta moltissime volte, a lui veniva chiesto se era d’accordo e lui è il suo Avvocato dicevano NO ..
Nessuno si è mai posto la domanda:
Perché rifiutano la mediazione familiare per aiutare i figli?
Tra il Dire e il Fare ..c’è di mezzo e il.
Coraggio, mi pare che in prospettiva questa battaglia la stia vincendo lei. E’ una dura prova, certo! Ma se resiste e e se cerca nutrimenti spirituali e di amicizia, e lavora su se stessa per mantenersi forte, al fine lei avrà la giusta ricompensa.
Non riduca la vita intera a questa relazione infausta, mantenga aperte altre possibilità e nuove visioni del mondo.
Saluti
Dr.Brunelli
Io sono nella tua stessa situazione!!! E sono disperata e non tutelata! Ne io ne mio figlio.
Leggendo l’articolo ho trovato tutto molto interessante e uguale alla mia situazione con la differenza che i miei figli sono maggiorenni. Vivono con il padre a parecchi km da me purtroppo. La mia domanda è: ma ci sarà un momento che si renderanno conto di essere stati manipolati dal padre e sfortunatamente anche dalla nuova moglie del padre?Grazie
Gentile Lorella bisogna esaminare la situazione con molta più profondità. Comunque l’importante è che lei preservi e sviluppi il miglior rapporto possibile con i suoi figli. Poi i figli crescendo, capiscono da soli molte cose. L’importante è che stiano in buona salute e maturino. E, ovviamente, non si può pretendere che siano perfetti, come tutti, avranno anche loro i loro crucci, le loro difficoltà. Noi genitori possiamo e dobbiamo fare il nostro meglio per sostenerli.
Salve anch’io sono separato da circa un anno denunciato me la mia ex ha chiesto affidamento esclusivo dela nostra bambina che all momento della separazione la figlia aveva 17 mesi la figlia aveva un rapporto eccezionale con me quando rientravo a casa la figlia non voleva sapere piu niente altro che stare con papa e mangiare da le mani di papa era tanto attaccata a me ed infatti dopo 5 mesi che non ho potuto ne vederla ne sapere come stava per nessun motivo o providemento appena me vede non ha avuto nessuna reazione dopo un puo di minuti di pensiero me dice papa papa papa parliamo di dicembre scorso da quello giorno ad oggi la figlia non me parlato piu ne tanto meno parla quando sta cone a parte che gli parlano solo rumeno e la figlia non sa l’italiano ed io il rumeno mal appena lo parlo la figlia sta bene quamdo sta con me da soli ma appena vede un membro di la famiglia materna cambia a 360 gradi la figlia questo anno deve andare a l’asilo come fa a comunicare con le altre bambine non so ho chiesto la ctu e me la datta il giudice e ho sollecitato anche intervento di servizi sociali perché altrimenti a fine causa civile me trovavo con 10 denunce sono molto procurato per la mia figlia anche perché sta vivendo con il nonno che una persona violentissima due domanda e possibile che uma bambina di 28 mesi vieni manipolata e possibile che una bambina da 28 mesi che non parla ancora anche se a 17 mesi deciva gia acqua anana che sarebbe banana deciva papa ciao e altre parole ancora qualcuno sa darmi qualche risposta grazie in anticipo
Cordialità
Buongiorno
In questi casi la sola cosa che si deve e si può fare è quella di cercare nella propria zona, e a volte anche più lontano, centri, associazioni, servizi che possono dare sostegno ai padri separati o anche alla famiglia separata. Mi sembra che lei già si sta muovendo in questo modo. Se non ci si trova bene con il sostegno che si è trovato ci si deve informare per trovarne altri a livello psicologico, legale, dell’assistenza sociale e del consultorio e anche del medico. Ma bisogna capire che ci sono casi limite ove gli operatori stessi sono in difficoltà, e la cosa principale che fanno è quella di monitorare e vigilare che le cose non peggiorino e vi sia un sufficiente equilibrio, seppure precario e complesso, affinché i bambini vengano tutelati il più possibile e poi anche i genitori. Quindi si possono chiedere verifiche e sostegno alle autorità competenti e bisogna capire che le difficoltà famigliari, in un modo o in un altro, prima o poi, vengono fuori in tutte le famiglie. Certe volte vivere in una famiglia difficile può anche rendere più forti. Un padre deve resistere nel comportarsi in modo corretto ed esemplare anche sopportando certe ingiustizie, e però facendo tutto il possibile per contenerle, in questo modo i figli avranno la miglior tutela possibile, capiranno che purtroppo la vita è fatta anche di persone negative e complicate, ma che bisogna resistere e andare avanti per la propria strada con onore e buona volontà.
Saluti
Scrivo questa testimonianza perché non sono il solo a trovarmi in questa situazione.
Sono in fase di separazione da mia moglie,abbiamo una figlia di 9 anni, con cui ho avuto sempre un bellissimo rapporto. Alla conoscenza di una mia relazione extraconiugale, mia moglie ha lasciato casa nostra portandosi via nostra figlia. Ovviamente la crisi è risultata subito ingestibile ed insanabile, però riuscivo a vedere e stare con mia figlia tutti i giorni,andandola a prendere alternativamente a scuola, i fine settimana a dormire a casa, le cene fuori è tutto ciò che facevamo regolarmente anche prima della nostra separazione. Io non ho continuato la mia relazione, ne intraprese altre. Ma dopo l’ennesimo diniego da parte di mia moglie a tornare sui suoi passi e ricucire lo strappo ho deciso di riprendere in mano la mia vita, tornando ad uscire e ad incontrare gente. Sono stati mesi duri, la mancanza della mia stabilità e il non poter stare con mia figlia mi faceva sentire perennemente in colpa.dall ‘altra parte sentivo che le cose sarebbero potute rimarginarsi se almeno lei non si fosse rifugiata nei tanto disprezzati genitori, i quali ovviamente hanno riversato su di me tutto l’odio è il rancore che avevano covato. Io da parte mia ho fatto tanti errori, ma al sentirmi dire ancora ed ancora che mi dovevo rifare una vita e smetterla di pensare alla famiglia che avevo rovinato ho cercato conforto in altre donne. Mi sono sentito solo ed abbandonato, certo sono stato egoista. Ma dal momento in cui ho ricominciato a vivere e a frequentare assiduamente una ragazza più giovane automaticamente mia figlia non la vedo e non la sento. Quando risponde al cellulare è solo per dirmi di non chiamarla o che ha da fare e non può stare con me. Non sono mai stato un genitore assente, forse un marito si, ma un padre sempre attento alle esigenze di nostra figlia. Con mia moglie e’ da più di 2 mesi che non parlo. Sono arrabbiato, mi seguono e mi additano davanti alla bambina se sono vicino ad una donna, anche se non in atteggiamenti equivoci. Dal punto di vista legale sono dibatttuto se inasprire ancora di più quest’odio che tutti hanno contro di me. Spero sempre che le cose vadano meglio e che mia figlia crescendo capisca che io ci sono e che ci sarò sempre.
Adesso è ancora presto per superare la crisi. Deve veramente essere molto diplomatico e comprensivo. In effetti dobbiamo comprendere che si può reagire ad abbandoni e tradimenti anche in maniera molto forte. Ma mi pare appunto che questa situazione non duri da tantissimo tempo. Data la mia professione mi tocca di consigliare in questi casi, soprattutto quando ci sono figli, di farsi dare un sostegno da specialisti. E’ importante confrontarsi, capire, ricevere consigli, ma ben ponderati, su come comportarsi. D’altra parte sono sempre più le crisi famigliari di questo tipo e si è visto che se ci si comporta nella maniera psicologicamente più equilibrata si riesce, almeno, a mantenere un buon rapporto con i figli. Perciò sono molto importanti i consigli psicologici e metterli in pratica, ma per ottenerli occorrono colloqui approfonditi e talvolta anche un percorso su misura per la propria situazione.
Mi permetto di dire la mia da padre separato, sebbene la mia situazione sia stata sempre molto tranquilla e fortunatamente non ci sono mai state lotte in cui le mi figlie si sono ritrovate in mezzo.
Comunque sia, non smetta mai di cercare sua figlia. Di farsi sentire prensente anche quando ci sono momenti difficili, Non arrivi al punto in cui un giorno sua figlia le rinfaccerà di essere fuggito.
Noi gentiori, nel bene e nel male, ma soprattuto nel male, dobbiamo essere sempre una luce per i nostri figli. Un fiaccola accesa e accessibile sempre in qualsiasi momento. Il nostro compito è principalmente quello di dare ai nostri figli, anche in cambio di non ricevere nulla.
E lasci stare le chiacchiere di chi prova solo odio. Lei deve pensare a sua figlia. Forza e avanti tutta
I figli non devono crescere in assenza di uno dei due genitori
Alle volte accade che una situazione diventi critica, che le incomprensioni si acuiscono, e si provano sentimenti di astio, anche tra genitori e figli. Questo anche se non sono separati. L’importante, se si ha una volontà riparatrice e risanante, non fissarsi sulle difficoltà vedendole solo come gravi minacce irrisolvibili. I ragazzi sono in crescita e cambiano. Anche i genitori possono cambiare. Le cose fluiscono e a volte certe difficoltà servono per crescere. I ragazzi a volte hanno difficoltà dovute alla loro vita personale, e allora si ‘sfogano’ con i genitori accusandoli di questo e di quello in maniera spietata. Quasi che se si trovano ad affrontare le difficoltà della vita sia in qualche modo, colpa dei genitori o di uno dei due. Ma un genitore non può essere perfetto, in quanto è un essere umano. Secondo la psicologia delle relazioni genitori-figli del celebre psicoanalista Donald Winnicott (https://it.wikipedia.org/wiki/Donald_Winnicott) si dice che il genitore deve essere “sufficientemente buono”, in quanto se fosse troppo buono rischia di provocare problemi nei figli quasi nello stesso modo che se fosse per nulla buono. Insomma essere genitori è difficile e con amore ognuno deve fare del proprio meglio. In presenza di dinamiche complesse e fatti che destano preoccupazioni si deve parlare con il medico curante, gli insegnanti e anche rivolgersi ad uno psicologo-psicoterapeuta per comprendere bene la situazione e quindi continuare a fare del proprio meglio.
Buonasera,
scrivo su questo blog per raccontare la mia esperienza e per sapere se è possibile in un qualche modo superare le barriere allo sviluppo che sia mia madre che mio padre hanno avuto su di me.
Sono nato come secondogenito: mentre mio fratello è stato oggetto delle attenzioni di mio padre sviluppando così una personalità mascolina molto forte, io sono stato oggetto prettamente delle attenzioni di mia madre, donna particolarmente instabile dal punto di vista emotivo e con difficoltà ad accettare la propria sessualità e il proprio corpo.
Durante la crescita, mia madre e per un certo periodo sua madre (mia nonna materna), hanno operato per boicottare la figura di mio padre.
Crescendo ho sviluppato un’antipatia nei suoi confronti ma la verità è che lui non è mai stato presente per cercare di modificare questa immagine distorta che io avevo di lui.
Adesso mi rendo conto che mio fratello, primogenito, ha sviluppato una personalità molto forte in grado di sopravvivere a un mondo così competitivo mentre io sono sociofobico e ho difficoltà a relazionarmi con le ragazze.
A 32 anni mi riesce difficile trovare un modo per uscire da questo impasse da solo, in quanto devo combattere contro gli errori di mia madre, quelli di mio padre e quelli miei.
Non so francamente da dove iniziare per ricominciare a vivere ma non voglio iniziare ad andare in analisi, anche perché non posso permettermi uno psicoterapeuta.
Cordialmente,
Un po’ di psicoterapia giova moltissimo in questi casi. Serve a capire che bisogna separare sufficientemente il proprio vissuto da quello genitoriale. Non è assolutamente detto che i genitori debbano e possano condizionare una vita, certo generano influenze nel bene e nel male, ma poi ciascuno veramente deve trovare la forza e il modo di uscire dal condizionamento e ritrovare se stesso nella propria libertà. Non è impresa facile, ma assolutamente possibile, e vale la pena di tentarla con impegno, anche con un sostegno terapeutico.
Buonasera.
Nel caso che riguarda la mia compagna, ora in fase di divorzio giudiziale, l’ex marito non fa che mettere il figlio contro di lei e contro la sua famiglia. Nonchè contro di me sostenendo e scrivendo in molte raccomandate che il figlio gli riferisce che è intimorito e impaurito delle reazioni della madre che “lo metterebbe in castigo e lo picchierebbe” se dice di voler andare dal padre.
Fatti assolutamente non veri. Il padre ha goduto di giorni oltre quelli stabiliti dalal consensuale e non ha mai saltato un gorno, ma necessita che il figlio vada a vivere con lui.
Alla richiesta della madre se erano vere quelle affermazioni lui ha risposto che non le ha mai dette a aprte una volta in cui il padre lo pressava dicendo “ammettilo che mamma ti obbliga a dire questo. Ammettilo che mamma ti vieta di fare questo o quello”
Lui del resto ha bisogno di portare prove in tribunale affinchè il giudice lo affidi a lui.
Ma questo bambino comincia ad essere agitato e non sereno quando si avvvicinano i giorni in cui deve andare con lui.
Si può interpellare quale organo istituzionale per esporre il caso?
Grazie
Queste sono cose che vanno viste sempre sotto il duplice profilo: psicologico e giudiziario. E’ importante farsi dare questo doppio sostegno altrimenti presi dall’emozioni e dalla confusione si commettono errori che potevano essere evitati. Ma per poter dare qualsiasi consiglio specifico occorre approfondire il caso, attraverso un colloquio diretto e approfondito. Per l’assistenza psicologica si può cercare attraverso l’Ordine degli Psicologi della propria regione ed anche attraverso il medico curante e le ASL ed altri servizi psicosociali, pubblici e privati, che offrono assistenza alla famiglia e alla persona.
E’ sempre importante avere un sostegno sia sul piano giuridico che su quello psicologico. A tale riguardo bisogna rivolgersi ai servizi psicosociali e psicoterapeutici e di mediazione famigliare , pubblici e privati, presenti sul territorio. Bisogna cercare con Internet, rivolgersi al medico curante, alle ASL, all’Ordine degli Psicologi della propria regione. Così si diminuirà notevolmente il rischio di commettere passi falsi come reazioni a stati di confusione e di sofferenza psicologica. Per dare un qualsiasi consiglio specifico ogni caso deve essere valutato attraverso colloqui approfonditi. Intanto mi sembra di capire che lei sta aiutando psicologicamente la sua compagna, e per questo anche lei avrebbe bisogno di strumenti e consulti per meglio capire la situazione in senso psicologico. Ma bisogna comprendere che sono indispensabili la pazienza e la tolleranza, e che a volte solo con il tempo certe tensioni riescono a redimersi e a contenersi.
Grazie mille per la risposta e i consigli. Per quanto riguarda pazienza e tolleranza d aparte mia non ci sono problemi. Ne ho da vendere : -)
Quello che mi preoccupa (in quanto padre di due figlie avute da un altra compagna) è assistere al disagio di questo bambino e al timore che il comportamento oppressivo dello stesso, arrivino a violare la debole psiche del figlio. E’ di lui che mi dispiace maggiormente.
Consiglio anche questo articolo recente https://www.albedoimagination.com/2016/12/narciso-famiglia-indicazioni-e-avvertenze/
Salve, sto affrontando la separazione da mia moglie a causa di una sua relazione extraconiugale che ho scoperto e documentato tramite agenti investigativi.
Durante questa relazione mia moglie era totalmente assente per un anno e mezzo non ha considerao nostra figlia praticamente mei, ero sempre io ad occuparmene in tutto e per tutto.,
Comunque adesso che siamo in fase di trattativa ho notato che mia suocera tenta di manipolare nostra figlia contro di me e contro i miei genitori, provocando malumore e senso di smarrimento ed inrequitezza nella bambina….. Cerca in tutti i modi di tenerla lontana da me inoltre gli racconta che sia io che i miei genitori siamo cattivi e che on deve andare da noi ma DEVE stare sempre con la mamma…. tutto quello cha fa il babbo e’ sbagliato. ( esempio recente, siamo andati una settimana in vacanza e mia suocera e’ stata molti giorni a dire a nostra figlia che doe l’avrei portata era Brutto pericoloso e sporchissimo pieno di pericoli e spazzatura… e che una volta giunta sul luogo doveva starci un giorno e poi chiedere di andare via / tornare a casa… E molte altre vosesempre con lo scopo di mettere me sul lato negativo)
Legalmente , volevo sapere, e’ possibile fare qualcosa ?? io non voglio negare le frequentazioni a nessuno ma non volhio che venga manipolata nostra figlia in questo modo onde evitare problemi piu’ seri in futuro?. Infatti nei giorni che seguono ad una maniplazione mentale nostra figlia e’ molto piu’ inrascibile violenta e nervosa e ha anche scatti lesionistici contro se stessa)
grazie.
La questione legale va presa in considerazione ma sulla base della questione psicologica, la cosa migliore sarebbe farsi seguire o avere qualche consulto da uno specialista nella psicologia della coppia. Non so l’età della sua bimba, comunque sia se lei vede che il padre è abbastanza sereno e coerente non si farà manipolare facilmente. Ma ripeto sono questioni molto delicate che vanno approfondite almeno con qualche consulto.
Caro Marco,
da quello che riporta, la situazione sembra essere molto complicata, oltre che delicata.
Concordo certamente col collega Dr. Brunelli: il miglior modo per agire in queste situazioni è indubbiamente far sentire ai propri figli la nostra amorevole presenza e l’incondizionata accettazione.
Sarebbe bene avere un confronto con un professionista psicologo per inquadrare meglio la situazione e in un secondo momento, solo quando la situazione dovesse precipitare a discapito della tutela del minore, contattare un avvocato esperto in diritto di famiglia.
Buongiorno Dottoressa,mi sono imbattuta in questo articolo perchè purtroppo ho motivo di credere che mio figlio, di soli 4 anni, sia manipolato dal padre, e nell’ articolo “quando un genitore manipola i figli contro l’altro genitore” ho ritrovato tutto ciò che sta accadendo. Premetto che sono io il genitore affidatario e che mai ho ostacolato la presenza del padre il quale vede il bambino due volte al giorno. Non vorrei dilungarmi, vorrei se possibile contattarla per un eventuale aiuto. Grazie
Può contattare la Dr Barbara Pagliari a questa mail dott.ssa.pagliari@gmail.com e specificare di aver letto l’articolo su Albedoimagination diretto dal Dr. Brunelli
La sigla PAS riguarda i figli ma quando i figli sono maggiorenni e chi subisce (io madre) come
si puo definire lo stato straziante di dar la vita a chi poi ti gira le spalle…
Certe volte si ha bisogno di un po’ di sostegno psicologico a causa di problemi e comportamenti degli altri che diventano delusivi o aggressivi o di ingratitudine… mi pare che lei avrebbe bisogno di parlarne più a fondo e di sentirsi compresa e anche consigliata per una maggio tenuta del suo equilibrio, non scoraggiarsi e reagire nel modo migliore possibile.
Sto vivendo la sua stessa situazione ….figli maggiorenni che mi hanno fatto del male affiancando il padre …vorrei sapere anch’io se i figli sono maggiorenni .. . Ti picchiano ti calunniano ti rovinano l immagine ti insultano ….come si può …solo perché ho lasciato il padre ….non riesco a dimenticare tutto il male che mi hanno fatto….
Il tema dell’Alienazione Parentale è oggigiorno sempre più discusso e dibattutto, soprattutto a causa dell’elevato numero di separazioni giudiziali che i dati ISTAT ci comunicano (ISTAT, 23/6/14) e per tale motivo, più spesso di quanto si dovrebbe, si denuncia una situazione di PAS (con conseguenti azioni legali) anche quando in realtà non ce ne è motivo ed è solo il conflitto tra gli ex coniugi ad accendere gli animi.
E’ importante tenere sempre bene a mente come genitori, che le peggiori conseguenze a lungo termine, di tipo psicologico, relazionale ed emotivo, saranno sempre a carico dei bambini, per cui è bene riflettere sempre, facendosi affiancare da un professionista esperto, prima di intraprendere qualsiasi azione legale.
A tal proposito resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Dott.ssa Pagliari