Genitori sempre INSIEME, nonostante non stiano piùVisualizza articolo INSIEME.

di Pier Pietro Brunelli

Pass 7L’articolo della Dr.ssa Barbara Pagliari, psicologa  e  Consulente Tecnico d’ Ufficio (CTU) e di Parte (CTP), riportato di seguito a questa mia introduzione, offre una sintesi preziosa sulla PAS (Sindrome di Alienazione Parentale). In particolare tale Sindrome è riferita alla strumentalizzazione/manipolazione dei figli da parte di un genitore per condizionarli negativamente verso l’altro, in una fase di crisi di coppia,  in vista della separazione e del divorzio (o anche in seguito). A prescindere dall’etichetta psichiatrica che si vuole dare  o non ad un qualunque comportamento disfunzionale, nello specifico del condizionamento o della vera e propria manipolazione dei figli nelle dispute genitoriali, è importante sviluppare dibattito, acquisire informazioni e solidarizzare affinché certe tensioni possano essere elaborate, comprendere e meglio superare.

Ricordiamo che un  genitore per quanto sia in conflitto con nell’altro genitore non deve generare ostilità o timori in un figlio a scopo di danneggiare o ricattare il partner; ciò è vietato dalle leggi ed è estremamente patologico.  Per quanto un genitore si sia comportato male come partner, nella misura in cui si assume le sue responsabilità come genitore, e nonostante abbia in tal senso i suoi pregi e i suoi difetti, non solo NON dovrebbe essere ostacolato a fare la madre o il padre, ma anzi dovrebbe anche farlo in una relazione di reciproca e solidale responsabilità. Se ciò è impedito da rancori e dissidi, la coppia genitoriale deve farsi aiutare dalla psicoterapia, ma deve evitare in ogni modo di coinvolgere i figli creando in essi, anche in modo surrettizio, difficoltà a vivere la relazione serenamente con entrambi i genitori. Seppure un figlio avesse effettivi problemi a vivere la relazione con un genitore in una coppia separata o divorziata,  il genitore che maggiormente preserva un buon rapporto con il figlio dovrebbe cercare di relazionarsi in modo da aiutare a migliorare la relazione con il genitore problematico.

Purtroppo talvolta è il genitore con maggior potere a sfavorire con atteggiamenti subdoli ed anche dichiaratamente ostile la relazione del figlio/a con l’altro genitore, in quanto lo si vuole in tal modo punire, a causa di rancori che non si riescono a superare.

Pas 4Vi sono tanti subdoli modi per indurre nel figlio/a sentimenti che rendono difficile la relazione con ‘l’altro genitore’. Basta parlare con sospetto o con larvata preoccupazione circa l’affidabilità, le sue frequentazioni, il suo passato, la sua famiglia. Si possono poi rinforzare le naturali attitudini del figlio a disubbidire  all’altro genitore, e quindi ad esigere tempistiche, trattamenti e soddisfacimento di desideri in modo disfunzionale per una normale relazione genitoriale. In certi casi avviene che si assecondano i timori del figlio, ad esempio quando è piccolo e non vuole dormire da solo lo si porta dormire con sé, e con ciò lo si porta a considerare l’altro genitore come meno rassicurante. Se il genitore manipolante ha più potere economico si tende a rimarcare l’incapacità dell’altro genitore a fare regali di un certo livello o a garantire vacanze e uno standard di vita più elevato. In pratica si umilia l’altro genitore, motivando la sua minor capacità economica relativamente a suoi difetti e incapacità. Un modo per far risultare cattivo l’altro genitore è anche quello di farsi percepire  in uno stato di costante avvilimento e frustrazione in modo a colpevolizzare costantemente quest’ultimo.

1-parental-alienation-is-child-abuse12Vi sono poi genitori manipolanti capaci di perseverare per anni nel non riconoscere l’altro genitore con un dialogo collaborativo. Accade che il genitore che subisce la manipolazione, al fine di evitare l’esacerbarsi del conflitto, che sarebbe quindi ancora più doloroso soprattutto per il figlio, finisce con l’accettare la situazione entro un ruolo difensivo, di non reazione. In tal modo giunge persino a cercare di non far apparire come manipolante il genitore manipolante. Ciò però può essere interpretato dal figlio come una debolezza, per cui il genitore che subisce la manipolazione, per quanto strategicamente la accetti e cerchi di rabbonirla, viene percepito come meno autorevole e quindi anche come meno affidabile.

Insomma l’astio tra i genitori che si separano dovrebbe un po’ alla volta diminuire fino a risolversi, ma in ogni caso non dovrebbe mai pesare sui figli. Il genitore che si trova nella condizione di osservare la manipolazione del suo ex partner finalizzata a perseverare rancori e logiche di vendetta, dovrebbe potersi avvalere a livello psicologico e giuridico di strumenti per preservare il suo ruolo genitoriale, innanzitutto per la salute psicologica del figlio.

Pas 3Qui di seguito la Dott.ressa Pagliari entra nel merito della già citata PAS (Sindrome di Alienazione Parentale) con l’intento di proporre una riflessione ai lettori e ai partecipanti di Albedoimagination e di stimolare quindi un dibattito, in un clima di solidarietà ed auto-aiuto moderato dalla sua competenza e da quella di altri esperti (tra i quali il sottoscritto).

LA SINDROME DI ALIENAZIONE PARENTALE (PAS)

di Barbara Pagliari

In situazioni di conflitto coniugale si sa, chi soffre di più sono i figli che vengono sballottati tra un genitore e l’altro e che, più spesso di quanto vorremmo, non vengono salvaguardati dalla guerra che si fanno mamma e papà. Nel caso in cui la separazione tra i coniugi sia particolarmente conflittuale, può accadere che il genitore affidatario, volontariamente o inconsapevolmente, dia avvio a una sorta di “lavaggio del cervello” volto a far sì che il figlio metta in atto una campagna di denigrazione ingiustificata nei confronti del genitore non convivente e, nei casi più gravi, questa situazione può sfociare in un’accusa di abuso sessuale. Lo scopo ultimo della PAS, da parte del genitore alienante, è l’interruzione immediata delle visite dell’ex-coniuge e l’ottenimento dell’affidamento esclusivo.

Pas1Il bambino affetto da PAS idealizza in modo assoluto il genitore affidatario e si schiera completamente dalla sua parte, confermando ogni suo ipotetico sospetto o assecondando ogni suo dubbio, genuino o meno; per contro, il rifiuto totale del genitore bersaglio è motivato da razionalizzazioni deboli o addirittura assurde, utilizzando a volte il linguaggio del genitore alienante.
 Il comportamento del bambino, rispetto alla richiesta di coalizione da parte di un genitore, dipende dalla sua età: prima dei nove anni tenderà a sentirsi legato ad un conflitto di lealtà verso entrambe i genitori; dai nove ai dodici anni cercherà invece di allearsi con un genitore a discapito dell’altro, probabilmente come tentativo di risoluzione del conflitto, oppure per evitare che egli venga frapposto tra la coppia genitoriale, senza però riuscirci. Comunque sia, a lungo termine, i costi per il bambino sono elevati e potrebbero riguardare problemi d’identità e nelle relazioni affettive.


La PAS è una sindrome relazione (e non del singolo!) assai complessa e ambigua, per cui è difficile da riconoscere, considerando che i professionisti hanno soltanto l’osservazione clinica ad aiutarli, senza l’utilizzo di alcuno strumento specifico. Di seguito viene riportata la principale sintomatologia che caratterizza la PAS:

-              Campagna di denigrazione: rifiuto ossessivo del bambino nei confronti del genitore alienato;
-              Motivazioni superficiali o assurde alla base del comportamento denigratorio;
-              Assenza di ambivalenza: il genitore alienante è assolutamente buono e il genitore alienato è totalmente cattivo;
-              Il “pensatore indipendente”: esigenza del bambino di affermare in modo esplicito che il suo odio verso il genitore alienato dipende solo da una sua decisione presa in modo indipendente;
-              Le “sceneggiature prese in prestito”: utilizza termini o frasi fuori luogo per la sua età e quindi derivanti dal genitore alienante;
-              Nessun senso di colpa: completa inosservanza per i sentimenti del genitore alienato;
-              “Razzismo familiare”: oltre al genitore alienato, il bambino rifiuta anche la sua famiglia d’origine;
-              Sostegno al genitore alienante: le sue accuse sono assolutamente vere.
Pas8Inoltre, vengono citati alcuni criteri relativi alla relazione tra il minore e la coppia genitoriale:
-              Difficoltà durante la transizione tra i due genitori, manifestando il rifiuto nell’incontrare il genitore alienato e, a volte, somatizzando il disagio;
-              Comportamento provocatorio durante il periodo trascorso col genitore bersaglio, scatenando una reazione che possa poi giustificare le sue accuse e il suo astio;
-              Legame esclusivo e invischiato col genitore alienante;
-              Cambiamento comportamentale improvviso e ingiustificato del bambino nei confronti del genitore bersaglio, con il quale prima aveva un rapporto affettivo.

Ps 5Infine, un ultimo criterio di riconoscimento del processo alienante, è il deterioramento della relazione tra genitore e figlio subito dopo la separazione che, a livello psicologico, si traduce come una reazione esagerata di paura del bambino alla sola presenza dell’altro genitore. Si tratta quindi di un disturbo della relazione all’interno del sistema familiare di appartenenza del minore, una sorta di distorsione relazione dei sentimenti del figlio nei confronti del genitore bersaglio che vengono “manomessi” dal genitore alienante, convincendolo che l’ex-coniuge non è affidabile, disponibile e/o accogliente. Il bambino quindi si ritrova a dover elaborare due messaggi del genitore affidatario: l’inaffidabilità e l’indisponibilità del genitore alienato e la possibile perdita della relazione col genitore alienante se deciderà di mantenere un rapporto d’affetto con l’altro.

cop_PAS_fronteNell’ultima edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-V), il manuale di classificazione utilizzato da psicologi e psichiatri per la classificazione dei disturbi mentali, è ravvisabile il codice V61.20 appartenente alla categoria del Problema relazionale genitore-bambino: è in tale ambito dei Problemi relazionali che lo stesso Dr. Darrel Regier, vice-direttore del gruppo di lavoro dell’APA che ha pubblicato il DSM-V, a citare la PAS quale sindrome relazionale, ovvero insieme di un’ampia gamma di disagi e sintomatologie derivanti da una relazione insana e potenzialmente dannosa, nei confronti del genitore alienato ma soprattutto nei confronti del bambino. La Task Force non ha inserito esplicitamente la parola “alienazione” in quanto la stessa condizione “Problema relazione genitore-figlio” la espliciterebbe: di fatto si cita che “tipicamente il problema relazionale genitore-bambino viene associato a una compromissione del funzionamento in ambito comportamentale, cognitivo o affettivo. Esempi di problemi comportamentali comprendono inadeguato controllo genitoriale; supervisione e coinvolgimento del bambino; iperprotezione genitoriale; eccessiva pressione genitoriale; discussioni che possono sfociare in minacce di violenza fisica ed evitamento senza soluzione dei problemi. Problemi cognitivi possono comprendere attribuzioni negative alle intenzioni dell’altro, ostilità o biasimo dell’altro e sentimenti ingiustificati di alienazione. Problemi affettivi possono comprendere sensazioni di tristezza, apatia o rabbia verso gli altri individui nelle relazioni […]”.

Oltre a questa definizione, il nuovo DSM-V inserisce due nuove diagnosi: V61.29, Effetti negativi del disagio relazionale dei genitori sul bambino, ben descrive la nascita dell’alienazione parentale, evidenziando come i figli vengono danneggiati durante separazioni altamente conflittuali; la seconda categoria riguarda l’Abuso psicologico infantile, che definisce esattamente ciò che il genitore alienante perpetra nei confronti del figlio.

PasMolto spesso, le coppie che fanno emergere questo tipo di problematica, presentano una cristallizzazione su posizioni relazionali polarizzate o sull’escalation simmetrica (nessuno accetta mai di essere in una posizione di down) o sull’escalation complementare (uno è sempre più sottomesso all’altro). Sarebbe bene una presa in carico della coppia da parte di un terapeuta, anche consigliata da amici e familiari, per aiutarli nel processo di mediazione che accompagna una separazione o un divorzio, soprattutto se il cambiamento nel bambino è così immediato e sintomatico. In ambito giudiziario è possibile ravvisare questa sindrome della relazione: i comportamenti finora citati delineano una violazione dei diritti del minore alla bi genitorialità e per questo è lecito ogni provvedimento messo in atto nell’ambito della tutela del minore stesso. È bene però evidenziare, come anche la Corte Edu ha segnalato, che le misure deputate al riavvicinamento tra il genitore alienato col proprio figlio debbano essere attuate nell’immediato, in quanto più tempo si aspetta, maggiore è il rischio di irrimediabili conseguenze. Essendo la PAS normata e categorizzata nel DSM-V, nel caso in cui la sintomatologia finora presentata, risulti essere messa in atto, sarà lecito per il CTU, i servizi sociali o l’Autorità giudiziaria competente agire affinché tale patologia della relazione non eserciti deleterie conseguenze.

Bibliografia

Gardner R.A., The Parental Alienation Syndrome: a guide for mental health and legal professionals. Cresskill, NJ: Creative Therapeutics, 1992

Gulotta G. & Cutica I., Guida alla perizia in tema di abuso sessuale e alla sua critica. Giuffrè Editore, 2009

Togliatti M.M & Lavadera A.L., Bambini in tribunale. L’ascolto dei figli “contesi”. Raffaello Cortina Editore, 2011

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